AMASIS
. Faraone della XXVI dinastia che regnò dal 570 al 526 a. C. Il suo nome è una variante, dialettale forse, dell'antico egiziano a‛ḥ-mq̂śe (j‛ḥ-j-mśjw) "è il dio luna che sta generato (nel neonato)". Secondo i Greci era un plebeo di Sais assurto per la sua abilità al grado di generale; dal lato materno parrebbe provenire dalla stirpe faraonica. Inviato dal suo re, Apriês, a sedare una rivolta scoppiata tra le truppe egiziane che operavano contro Cirene, si lasciò proclamare faraone, assumendo i due nomi Ganmab-rîe "(il dio sole) Rîe si rallegra", 'a‛ḥmq̂śe-zi-nĕ́it "Ahmq̂se-figlio della (dea) Neit". Nel terzo anno di regno, due volte Apriês, sostenuto da mercenarî greci, mosse a contendergli il trono; ma fu sconfitto e cadde sul campo (568 a. C.). Per legittimare la sua posizione Amasi sposò la sacerdotessa tebana Anḫnaśnefrăb, figlia del faraone Psammêtek II (594-589 a. C.). Esponente della xenofobia indigena, non divenne egli il persecutore degli stranieri, ma li seppe contenere con prudenza. I mercenarî furono allogati a Menfi; i commercianti godettero di un mercato franco in Naucrati, sul ramo canopico del Nilo, presso l'odierna Nebîra; la città, del tutto riorganizzata alla greca, in breve costituì un centro di traffici notevole. All'Egitto A. ridonò prosperità; ne riformò le leggi, ne rafforzò l'esercito e la flotta. Ciò poco gli valse, perché, stimato un saggio dagli stranieri, in patria ebbe fama di crapulone e di cinico. Ma è pur vero che agli dei innalzò splendidi santuarî in Sais, a Menfi, nell'oasi maggiore e altrove. In Siria aveva dovuto rinunciare ad ogni rivincita, sin da quando una campagna di Nebukadnezar II sui confini dell'Egitto (568 a. C.) lo aveva direttamente minacciato; ma la superiorità della sua marina gli permise di occupare e mantenere Cipro. Contro l'immanente pericolo asiatico cercò appoggio tra i Greci, anche quelli di Cirene, suoi vicini. Di là dicono conducesse in moglie una greca. Quando il tempio di Delfo fu distrutto da un incendio (548), contribuì alla sua ricostruzione. Una politica di eguale cordiale intesa perseguì con i Lidî. E con Creso di Lidia e con Nabonidu di Babilonia strinse lega nel 547, allorché l'ascesa di Ciro sul trono di Persia turbò la quiete dell'Oriente. Ma gli alleati dell'Egitto furono l'uno dopo l'altro sconfitti (545 e 539) e il paese rimase solo a sostenere l'urto, che fu dilazionato per la scomparsa di Ciro (529). Amasis morì, mentre Cambise muoveva contro di lui.