Amata
Moglie di Latino, re del Lazio, e madre di Lavinia. Secondo Virgilio, A., per sottrarre la figlia alle nozze con uno straniero e darla in isposa al proprio nipote Turno, re dei Rutuli (Aen. VII 55 ss.), si fa istigatrice della guerra contro Enea (vv. 341 ss.); nell'imminenza della vittoria troiana, s'impicca in un accesso di follia, incolpando sé stessa della morte di Turno, che crede già caduto sul campo (XII 595 ss.). Il suicidio di A. è prospettato in Pg XVII 34-39 come un caso di iracondia giustamente punita, in quanto atto di furore commesso per non perdere la figlia quando andrà sposa ad Enea; in Ep VII 24, invece, come la punizione che A. si infligge deliberatamente per aver suscitato una guerra funesta.