AMATI
. Secondo la narrazione fatta da Vincenzo Lancetti, in Biografia Cremonese (Milano 1819), l'origine della famiglia Amati risale al Medioevo. Molti degli Amati occuparono allora cospicui uffici nella prelatura, presso la corte milanese, e s'imparentarono con famiglie nobili. La rinomanza loro nell'arte della liuteria, che si protrasse per parecchie generazioni, s'inizia nella seconda metà del Cinquecento con Andrea.
La data della sua nascita non ci è precisamente nota: è solo probabile ch'essa risalga al 1530-35. Ebbe due mogli, dalla prima delle quali nacquero due figliuoli, Antonio e Girolamo, che dovevano poi seguitare onoratamente l'arte paterna. Non è certamente attendibile la notizia che si sarebbe conosciuto un violino di piccolo formato (rebecca), già di proprietà del conte Cuzio di Salabue, recante il nome di Andrea Amati e la data del 1546; come pure è probabilmente una leggenda l'affermazione che egli abbia lavorato a Parigi per il re Carlo IX. Da chi Andrea apprese l'arte che gli diede il vanto di essere detto il fondatore della scuola cremonese? Per tale riguardo ci fanno difetto i documenti, ma l'esame dei pochi suoi autentici esemplari rimastici, e specialmente di quelli di data più antica, ci fan pensare che in lui non fosse restato estraneo l'influsso della precedente scuola di Brescia, se pure egli non apprese l'arte sotto il diretto magistero di Gaspare da Salò. Le caratteristiche più singolari degli strumenti suoi sono: le curve molto elevate, che rendono per conseguenza una voce molto soave, ma poco intensa; una vernice dorata assai lucente e resistente; le punte meno ardite di quelle usate dai Bresciani, ma più larghe e spaziose.
I due figli di lui Antonio (nato verso il 1555) e Girolamo (nato verso il 1556 e morto nel 1630) lavoravano insieme nell'ultimo decennio del Cinquecento e sotto l'insegna di A. et H. Fratres Amati Cremonenses Andreae f. Le caratteristiche e il valore loro presentano tuttavia notevoli differenze: dei due Girolamo possedeva indubbiamente maggiore originalità e più spiccate qualità d'arte. Apparisce nei suoi esemplari per la prima volta quella forma di punte (orecchie) che più tardi fu migliorata da Niccolò e perfezionata dallo Stradivari; le effe sono disegnate con molta sveltezza ed eleganza e hanno forma stretta; le filettature sono collocate con molta esattezza lungo i sottili margini, e tutto il corpo dello strumento presenta una grande armonia di linee. "Sembra quasi - scrive il Piccolellis - che l'artefice avesse voluto copiare la carcassa umana, tanta è l'analogia che i fondi presentano con la forma del dorso dell'uomo". Entrambi, in sostanza, prepararono quei perfezionamenti che al violino dovevano apportare i più grandi maestri della liuteria.
Figlio di Girolamo e di Maddalena Lazzarini, sua seconda moglie, fu Niccolò, nato a Cremona il 3 dicembre 1596, morto il 12 aprile 1684. Egli fu indubbiamente il più celebre degli Amati, e i suoi strumenti possono competere con gli Stradivari. Nei primi esemplari egli evidentemente si attenne ai modelli del padre suo e dello zio. Questi esemplari sono numerosi e di formato piccolo, ma sovente si nota com'egli cerchi distaccarsene, per ricercare un tipo nuovo e originale. I cambiamenti, sia nella forma sia nei contorni, si vanno sempre più accentuando, fino a che si giunge ad esemplari tipici, conosciuti sotto il nome di Grandi Amati. Le principali caratteristiche di questi sono: una maggior proporzione della cassa armonica; le curve più elevate nel centro s'abbassano decisamente all'altezza dei ponticello; le sgusciature più prossime al margine delle incavature; i contorni elegantissimi e di fattura molto accurata. Il legno d'acero è di ottima scelta e, nel piano armonico, di fibra assai compatta; le vernici di color chiaro e lucentissime.
Allo studio assiduo di questi modelli lo Stradivari si applicò, durante la sua giovinezza, eguagliandoli nella forbitezza del lavoro, superandoli nella bellezza e perfezione delle volute e delle innervature. Grande titolo di onore di Niccolò Amati è l'essere stato maestro dello Stradivari.
Terzogenito di Niccolò fu Girolamo Francesco (nato il 26 febbraio 1649, morto il 21 febbraio 1740). I suoi strumenti sono di molto inferiori a quelli del padre, sia per fattura che per voce, e spesso si discostano dalle caratteristiche che generalmente presentano i violini dei suoi predecessori. Girolamo Francesco non produsse molto; e negli esemplari che ci ha lasciato appaiono evidenti segni di decadenza, soprattutto nella vernice dell'epoca più recente. Forse egli ignorò i procedimenti che nelle vernici usava suo padre, o, conoscendoli, non seppe bene applicarli. Con lui la gloriosa dinastia degli Amati si estinse.
Bibl.: G. De Piccolellis, Liutai antichi e moderni, Firenze 1885; id., Genealogia degli Amati e dei Guarneri, Firenze 1886; A. Vidal, La Lutherie et les luthiers, Parigi 1889; G. Zampa, Violini antichi, Sassuolo 1909; L. Grillet, Les ancêtres du violon et du violoncelle, Parigi 1901; C. Stainer, A dictionary of Violin Makers, Londra 1896.