AMATRICE (A. T., 24-25-26)
Cittadina gia appartenente alla provincia di Aquila, dal 1927 aggregata a quella di Rieti, che sorge alle falde del M. Gorzano, e precisamente all'estremità NO. di un rilievo quasi interamente circondato dal ramo sorgentifero del Tronto e dal suo affluente Castellano, rilievo che, presso la confluenza di questi due corsi d'acqua, si spiana in una specie di piattaforma, la quale scende poi ripida a O. verso il Castellano, e declina più dolcemente verso il Tronto. Sulla piattaforma, a 955 m. di altezza, sta raccolto l'abitato, tutto cinto di mura, con cinque porte; esso è costituito da vie dritte e relativamente larghe, con piazze spaziose, alcuni bei palazzi (Palazzo ducale) e chiese, che gli dànno aspetto di città. Tra queste è notevole la chiesa di S. Francesco romanica, con un bel portale ogivale e una grande rosa, con l'interno ad una navata, con abside poligonale, deturpato da aggiunte di altari barocchi. Vi si trovano avanzi di affreschi votivi del secolo XIV-XV. Il tabernacolo, di bronzo dorato, è di Pietro Dini (1480). La chiesa di S. Fortunato ha un bel portale ogivale, e quella di S. Agostino un portale romanico ogivale (1428) e affreschi di Dionisio Cappelli (1492). Nella chiesa dell'orfanotrofio vi è un'antica copia ad affresco della Deposizione di Raffaello, e un crocifisso del sec. XV; nella chiesa di S. Martino, affreschi attribuiti a Dionisio Cappelli (secolo XV), e nella chiesa della Madonna delle Grazie, detta l'Icona, numerosi affreschi votivi del 1490-1510.
Amatrice, sulla Via Salaria, fu già certamente abitata nell'età romana, sebbene s'ignori qual nome allora portasse; esistono peraltro avanzi di mura, di fortificazioni e di un cammino coperto, che scendeva dalla città al torrente Castellano. Ma il periodo di maggior fiore della città cade nei secoli XIV e XV; al principio del sec. XVI soffrì per guerre e saccheggi, tra i quali più grave quello del 1528. Fu anche più volte danneggiata da terremoti, essendo al centro di una regione sismica tra le più importanti dell'Italia Centrale; particolarmente funesto quello del 1638. È patria del pittore Cola dell'Amatrice.
La cittadina raccoglie tra le sue mura una modesta popolazione, oscillante, nei secoli passati, fra i 750 e i 1000 ab., salita a 1325 nel 1921; ma il suo vastissimo comune (172 kmq.) comprende, come i comuni limitrofi, un gran numero di piccoli villaggi o ville; 57 ne annovera il censimento 1921, dei quali nessuno raggiunge i 400 ab., parecchi restano al disotto dei 50; una trentina sono sopra i 1000 metri. Questo frazionamento della popolazione è probabilmente dovuto al fatto che le aree coltivabili sono, nel territorio prevalentemente montuoso, costituite da appezzamenti separati e lontani l'uno dall'altro. Ma la popolazione propriamente sparsa è scarsissima. L'intero comune contava 7734 ab. nel 1921. I computi precedenti dànno oltre 6000 ab. fino dal 1532 e oltre 10.500 nel 1561. Ma un secolo dopo la popolazione era già dimezzata (poco più di 5000 ab. nel 1669) e al principio del sec. XIX si manteneva sui 5000 abitanti. Il censimento del 1861 dà 5725 ab., quello del 1881 6463 ab., quello del 1901 7002 abitanti. La popolazione residente o legale risulta superiore di ben 2-3000 ab. negli ultimi censimenti, perché questi vennero eseguiti sempre nella stagione invernale, nella quale molti dei lavoratori maschi sono assenti.
I prodotti agricoli sono grano, mais e patate; nelle parti più elevate del territorio prevale l'economia pastorale. Pastori e greggi migrano d'inverno nella campagna romana e anche gran parte della restante popolazione maschile si reca nei mesi invernali a Roma ad esercitarvi diversi mestieri. In Roma esiste anzi una colonia di Amatriciani, soprattutto esercenti di osterie e negozî di generi alimentari. Per i frequenti rapporti con Roma, Amatrice, coi comuni contermini, è stata staccata dall'Abruzzo e aggregata alla Sabina, al cui capoluogo, Rieti, la unisce una linea automobilistica che prosegue fino a Roma. Altre linee la collegano ad Aquila e ad Ascoli. Il Rio dello Scandarella a ovest di Amatrice è stato sbarrato da una diga, creando un bacino artificiale di 89 ettari con un invaso di 12 milioni e mezzo di mc. di acqua.