ambage
Dei due significati che il vocabolo aveva in latino, " cammino tortuoso " (documentato specie in Virgilio Aen. VI 29-30, Ovidio Met. VIII 160-161, Stazio Theb. XII 668, con riferimento agli avvolgimenti del labirinto di Creta) e " modo enigmatico di parlare " (specie Virgilio Georg. II 45-46), D. accoglie, nell'unico esempio che ne dà nell'opera in volgare (Pd XVII 31), quello metaforico: Né per ambage, in che la gente folle / già s'inviscava pria che fosse anciso / l'Agnel di Dio che le peccata tolle, dove ambage (da considerarsi quasi certamente un plurale) allude alle tortuose e ingannevoli oscurità degli oracoli pagani, in netta contrapposizione alle chiare parole e al preciso latino con cui Cacciaguida predice al poeta la sorte futura. Del significato più concreto si ha un esempio, ma latino, in VE I X 2, dove sono ricordate le Arturi regis ambages pulcerrimae: in questo ambages i più dei commentatori vedono accoppiati i due valori della parola, rendendola chi con " favole " (Trissino), chi con " errori " (Cittadini), chi con " fantasie " (Rajna), chi infine con "errabonde avventure " (Marigo, che in questa sua traduzione sintetizza il duplice senso " del viaggiare errabondo e del racconto favoloso ").