ambient music
<ämbi̯ënt mi̯ùuʃik> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Termine coniato negli anni Settanta del secolo scorso dal musicista britannico Brian Eno (v.) per indicare un genere musicale caratterizzato dall’attenzione alla dimensione spaziale e atmosferica del suono in cui le suggestioni del materiale musicale vengono utilizzate per tracciare particolari paesaggi sonori. Legata al movimento New Age, l’a. m. coniuga la ricerca musicale di John Cage con il minimalismo di Philipp Glass. L’uso della moderna strumentazione elettroacustica tende a enfatizzare le qualità evocative e le particolarità timbriche del suono. L’introduzione di effetti spaziali tratti dalla registrazione di elementi ambientali reali e la dilatazione del tempo musicale hanno come obiettivo la produzione di atmosfere rarefatte in cui l’ascoltatore possa provare una caratteristica sensazione di sospensione. L’influenza dell’a. m. si sviluppa in senso trasversale dando luogo a interessanti sperimentazioni nel campo della musica colta come nella musica di consumo. L’elaborazione musicale di materiale sonoro tratto dalla realtà ambientale caratterizza per esempio la environmental music di musicisti come Alvin Lucier (n. Nashua, New Hampshire, 1931), Albert Mayr (n. Bolzano 1943) e Alvin Curran (n. Providence, Rhode Island, 1938). Di particolare rilievo i lavori di Raymond Murray Schafer (n. Sarnia, Ontario, 1933), ideatore del gruppo di ricerca World soundscape project e autore del volume The soundscape (1977). La valorizzazione dello spazio musicale e l’integrazione nelle composizioni di materiale sonoro tratto dall’ambiente naturale rappresentano due tendenze dell’a. m. adottate da diversi orientamenti della musica contemporanea: esempi di questo tipo si ritrovano nel minimalismo sacro di Arvo Pärt e nella organic music di Tan Dun. Nell’ambito della musica di consumo, il connubio tra a. m. e musica dance porta allo sviluppo di particolari generi come la lounge music e la chill-out, strettamente legate ad alcune tendenze e mode giovanili, in cui la musica diventa tappeto sonoro assumendo una funzione di sottofondo. In tal modo l’a. m. trova nuovo spazio nei club e nelle discoteche diventando un fenomeno di costume, come testimonia il successo discografico delle compilation Buddha Bar (dal nome di un noto locale di Parigi) pubblicate tra il 1999 e il 2010. L’a. m. è legata oggi ai nomi di B. Eno, inventore del genere, e di Moby, protagonista della musica elettronica contemporanea.