ambiente
ambiènte s. m. – Sebbene il termine rimandi a un insieme di concetti complessi non riconducibili a un significato univoco, in riferimento al territorio e al paesaggio esso ha assunto una dimensione allargata fino a includerli spesso entrambi, in un’accezione essenzialmente qualitativa. In tale ottica, estremamente dibattuta e molto attuale, l’a. abbraccia al contempo problematiche inerenti i beni culturali, il governo del territorio, il paesaggio e la progettazione. Un autorevole approccio critico a tale problematica è offerto dal saggio di Salvatore Settis, Paesaggio costizione cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile, 2010, in cui l'autore denuncia le disastrose consizioni ambientali del nostro Paese: un atto di accusa contro l'inerzia della classe politca e un appello all'azione popolare affinché l'a. sia visto come necessità e bene di pubblico interesse. In Italia, a cui è sempre stata riconosciuta una importante tradizione di studi e di legislazione nel settore, la nozione giuridica di a., non presente nella Costituzione del 1948, è entrata in scena, con la diffusione della cultura ambientalista, grazie alla Commissione Franceschini, istituita a seguito della l. n. 310 del 1964, su proposta del ministero della Pubblica Istruzione. (Commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, G.U. n. 128 del 26-5-1964). Se sul piano scientifico la Commissione raggiunse l’importante risultato di fissare la matrice unitaria del carattere culturale dei beni ambientali, fu solo attraverso successive sentenze che la nozione di a., in senso giuridico, assunse una definizione più stringente. Punto fermo, al quale si riferiranno tutte le successive sentenze, è la n. 210 del 1987 (Potere ministeriale di direttiva sugli enti gestori dei parchi nazionali - Valutazione dell'impatto ambientale - Prerogative delle associazioni ambientalistiche di carattere nazionale) da cui deriva che il bene ambientale «comprende la conservazione, la razionale gestione e il miglioramento delle condizioni naturali (aria, acque, suolo e territorio in tutte le sue componenti), l’esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri e marini, di tutte le specie animali e vegetali che in esso vivono allo stato naturale e in definitiva la persona umana in tutte le sue estrinsecazioni». Da questo momento, il ricorso alla nozione di a. si è intensificato al punto che la Corte costituzionale fu chiamata a elaborarne una concezione giuridica coerente con il sistema di valori della Costituzione repubblicana, allargando l’interpretazione dell’art. 9, sulla nozione di paesaggio come oggetto di tutela giuridica, e dell’art. 32 sul diritto alla salute; l’esito di tale lavoro interpretativo fu la definizione di tutela ambientale come valore costituzionale primario e assoluto. Se il paradigma di tale tutela ha prevalentemente segnato gli anni Ottanta del 20° secolo, quello della sostenibilità ambientale ha costituito il tema ricorrente dagli anni Novanta in poi, assumendo un ruolo centrale nella riorganizzazione e nell’adeguamento tecnologico della progettazione architettonica e urbana. Sul piano legislativo, il Codice dell'a., conformato proprio sul principio dello sviluppo sostenibile, è stato approvato con d.l. n. 152 del 3 aprile 2006, Norme in materia ambientale (G.U. n. 88 del 14 aprile 2006 - suppl. ord. n. 96) ed è stato poi più volte modificato e revisionato attraverso ulteriori disposizioni correttive e integrative fino alla stesura del d.l. n. 4 del 2008 (G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008). Sebbene con una serie di sostanziali modifiche e integrazioni al Codice del 2006 - tutta la parte seconda relativa alla VIA (valutazione impatto ambientale), e alla VAS (valutazione ambientale strategica), è stata completamente sostituita dal cosiddetto correttivo unificato; il nuovo decreto ha ancora riscritto il codice in materia di AIA (autorizzazione integrata ambientale), modificato la terza parte dedicata alle acque e la quarta dedicata ai rifiuti e alle bonifiche - ancora nel 2008 l’obiettivo primario restava quello di promuovere livelli di qualità della vita attraverso la salvaguardia e il miglioramento delle condizioni dell'a., e l'utilizzazione razionale delle risorse naturali. I provvedimenti prevedevano, tra l'altro, l’adeguamento della legislazione nazionale a quella comunitaria e incentivi per le fonti di energia rinnovabili al fine del raggiungimento degli obiettivi dell’accordo internazionale di Kyoto (v. Kyoto, protocollo di), che stabiliva l'obbligo, per le nazioni firmatarie, di ridurre le emissioni di elementi inquinanti. Dalla Conferenza di Stoccolma, prima assise mondiale per i problemi ambientali organizzata dalle Nazioni Unite nel 1972, gli incontri, gli accordi, le commissioni e i trattati internazionali in materia di a. sono proliferati, fino al punto da parlare di ecodiplomazia come specifico ambito del diritto in materia. Seppure aggiornato solo al 2000, il Repertorio degli accordi, convenzioni e trattati internazionali per la protezione dell’ambiente, curato dal Servizio per lo sviluppo sostenibile con la collaborazione di tutti i servizi del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e con il supporto del Centro comune di ricerca di Ispra e dell’ENEA (http://borsarifiuti.com/documenti/altro /repertorio_accordi_trattati_internazionali_ambiente.PDF), offre una sintetica panoramica della significativa attività svolta da diverse organizzazioni internazionali dirette alla creazione di un sistema giuridico condiviso e in grado di affrontare i problemi globali della protezione dell'ambiente. Le ricadute di tutti questi provvedimenti sul piano teorico e operativo travalicano evidentemente le nozioni giuridiche del termine, allargandone il significato fino a includervi una dimensione culturale più ampia e complessa che corrisponde alla nozione del termine inglese environment. Dal 2000 in poi i concetti di sviluppo sostenibile e sostenibilità ambientale hanno messo fortemente in discussione diversi aspetti della progettualità architettonica, fino al punto in cui essa non può più prescindere dal confronto con la cultura ecologica dell’habitat e dall’utilizzo degli strumenti di controllo ambientale (termico, luminoso, acustico ecc.). L’attualità del delicato rapporto ambiente/architettura è stata di recente sottolineata, tra l’altro, dalla mostra Architectural environments for tomorrow. New spatial practices in architecture and art, tenutasi al Museum of contemporary art di Tokyo (ott. 2011- genn.2012) e curata dallo studio SANAA (K. Sejima e R. Nishizawa), in cui architetti e artisti di tutto il mondo hanno proposto il proprio punto di vista sul tema dell’a., in particolare quello urbanizzato, e sugli sconvolgimenti che ne stanno compromettendo gli equilibri.