ambiguità
Struttura e organizzazione psichica che, partendo da una condizione di indifferenziazione primitiva tra contenuti mentali diversi (relativi al mondo esterno e a quello interno), nel corso del suo sviluppo non ha del tutto superato tale indifferenziazione in aspetti importanti del funzionamento mentale. Secondo lo psicoanalista argentino José Bleger, questa fase di indifferenziazione tra sé e non sé precede gli stadi schizoparanoide e depressivo descritti da Melanie Klein. L’a. si manifesta in vari tipi di personalità, definita per l’appunto ambigua, di cui il nucleo centrale e il ’nucleo agglutinato’, un coacervo di rappresentazioni contrastanti del sé e dell’altro, del mondo interno e di quello esterno, fuse e indifferenziate. Lo sviluppo psichico normale consiste, secondo Bleger, nel progressivo controllo dell’Io sul nucleo agglutinato, mentre la perdita di tale controllo ‒ parziale o totale ‒ porta alla disgregazione della personalità, osservabile nelle psicosi e nei disturbi gravi della personalità. Nella personalità ambigua, antinomie e contraddizioni possono tranquillamente coesistere, senza che la persona avverta alcun disagio, e il meccanismo di difesa della scissione gioca un ruolo preponderante nell’organizzazione psichica, sia quando questa è rigidamente mantenuta (come nella simbiosi, nel blocco emotivo o nelle reazioni terapeutiche negative), sia quando crolla all’improvviso dando luogo a manifestazioni psicopatologiche anche gravi come la psicosi, la mania o le perversioni. L’a. può peraltro accompagnare stati mentali del tutto naturali come il sogno o il paradosso o l’attività artistica. I suoi effetti possono manifestarsi nel soggetto normale quando questi non riesce a gestire un conflitto tra Io e Super-Io riguardo a particolari regole morali e sociali, oppure a causa della regressione o della riattivazione di nuclei originari di attività psichica indifferenziata, che possono verificarsi in occasione di cambiamenti esistenziali importanti, come per es. nell’adolescenza.