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BALLINI, Ambrogio

di Gianroberto Scarcia - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 5 (1963)
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BALLINI, Ambrogio

Gianroberto Scarcia

Nacque il 19 luglio 1879 ad Asola (Mantova) ed iniziò gli studi superiori presso l'università di Bologna. Qui la sua vocazione umanistica, alimentata da maestri come il Carducci e il Brizio, e le sue attitudini linguistiche ebbero modo di esprimersi e di precisarsi con lo studio del sanscrito, alla scuola del Formichi. L'incontro con quest'ultimo segnò infatti il suo passaggio definitivo dagli studi classici (egli restò però sempre profondo conoscitore del greco e del latino) a quelli indianistici, che si recò a perfezionare in Germania, alla scuola del Jacobi. Filologo e linguista più che storico delle religioni (doveva insegnare per diversi anni glottologia indoeuropea a Padova e a Milano), si specializzò subito in un campo di ricerche in cui poté pienamente esplicare la propria vocazione: il giainismo, fenomeno religioso indiano di portata assai meno universale, e quindi meno studiato di quel che non fosse il buddismo. Gli adepti di questa setta religiosa erano a quell'epoca (1901) poco meno di un milione e mezzo; ma non tanto nell'ampiezza del fenomeno, o negli aspetti di tipologia religiosa da esso rappresentato, quanto nella possibilità di mettere alla prova la sua profonda conoscenza dei dialetti pracriti, strumento indispensabile di ogni ricerca in materia, risiedeva l'interesse del Ballini.

Conseguita la libera docenza nel 1904, il B. tenne corsi a Roma, dove divenne segretario della Scuola orientale della facoltà di lettere dell'università, per passare poi professore ordinario di sanscrito a Padova nel 1913, a Milano (università cattolica del Sacro Cuore) nel 1924, e tornare quindi definitivamente a Roma, quale successore del Formichi, nel 1941. Nel 1949, raggiunti i limiti d'età e confermato professore fuori ruolo, continuò ad attendere alle sue ricerche di dialettologia indiana; morì a Roma il 20 marzo 1950.

La severità di ricerca, il perenne scrupolo filologico e l'autocritica limitarono sia la mole delle pubblicazioni, sia il campo delle ricerche del B., il quale restò sempre, per abito mentale acquisito alla scuola del Jacobi, soprattutto uno specialista. Molte opere che non giunse a limare restarono così, per la sua probità scientifica, inedite. Di altre, fra cui due monumentali (un dizionario dei dialetti pracriti e uno studio sui rapporti fra cristianesimo e buddismo nel loro aspetto agiografico e leggendario), la morte troncò la stesura. Fra le principali opere scientifiche, dedicate al giainismo, sono soprattutto Il "Vāsupūjyacaritra" di Vardhamānasūri, in Riv. degli studi orientali, I(1907-1908), pp. 41-66; II (1908-1909), pp. 39-84; La Upamitabhavaprapaňcā Kathā di Siddharṣi in Giorn. d. società asiatica italiana, XVII(1904), pp. 345-368; XVIII (1905), pp. 217-253; XXI (1908), pp. 1-48; XXII (1909), pp. 53-111; XXIII (1910), pp. 265-299; XXIV (1911), pp. 337-394; e Contributo allo Studio della Upamitabhavaprapaňcā Kathā di Siddharṣi,in Rendic. d. Accad. dei Lincei, XV(1906, pp. 309-348; 397-438; 623-659, lucida introduzione a una grande allegoria poetica indiana, sulle implacabili vicende del destino umano; Śrī VardhamānasūriviracitaṃŚrī Vāsupūjyacaritam, Ahmedabad 1910. Di vasto interesse è inoltre La metrica degli Indi. Parte II: La poesia profana (laukikya), Firenze 1912, che è non solo trattato, ma anche storia di 140 metri indiani. Fra le opere di divulgazione, la principale è Le religioni dell'India (nel vol. II della Storia delle religioni di P. Tacchi Venturi, Torino 1936, riedita nel 1939 e nel 1949), relativamente succinto compendio che, senza portare contributi rivoluzionari all'interpretazione delle varie forme della religiosità indiana, fa il punto sul portato, ormai definitivamente acquisito e messo alla prova, delle ricerche fino ad allora compiute.

Seguono poi India, Bollettino bibliografico in Riv. di studi orientali, IV(1912), pp. 873-1003; VI (1914), pp. 1159-1281; VII, 2 (1918), pp. 282-339, bibliografia tuttora utile agli indianisti; Organizzazione, collaborazione nel campo della sintassi dialettale e della glottologia generale e indo-europea, in Aevum, III(1929), pp. 353-355; Hitopadśa. Il buono ammaestramento, Milano 1935; Piano di un lessico comparativo dei dialetti medievali dell'India, Torino 1937; India (1915-1924), in Aevum,I(1927), 1-2, pp. 71-281; Lineamenti d'una storia delle lingue e della letteratura antica e medievale dell'India, Roma 1943; Alfredo Trombetti. La dottrina della monogenesi del linguaggio (nel volume in onore di Alfredo Trombetti, Milano 1937, pp. XVII-LXXIV).

Bibl.: G. Tucci, A. B., necrologio, in R. di studi orientali, XXV(1950), pp. 156-160 (con elenco completo delle opere).

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... vernacolo L’uso popolare del parlare caratteristico di un determinato luogo o regione, con particolare riferimento ai tratti che lo differenziano dalla lingua letteraria. La distinzione tra dialetto e vernacolo, fino a un certo punto analoga a quella che si fa in francese tra dialecte e patois, viene osservata ... sanscrito Denominazione del ramo asiatico di una delle lingue indo-arie, veicolo di molte forme della cultura aria dell’India, dal periodo vedico fino ai nostri giorni. Si distinguono: un sanscrito vedico, ovvero la lingua degli inni del Ṛgveda; un sanscrito classico, il sanscrito per eccellenza, nella forma regolata ... lingue veicolari Le lingue usate per la comunicazione, e soprattutto per l’insegnamento e per attività tecniche e scientifiche, tra persone di lingua materna diversa.
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