AMBROGIO da Firenze
Il suo nome completo fu forse, a quanto sembra risultare da una memoria inedita citata in nota alla Storia di Milano (p. 332) scritta da G. A. Prato e da un passo dei Diarii di M. Sanuto, Ambrogio Talenti da Firenze; tuttavia nelle memorie e negli atti del tempo è sempre indicato come A. da Firenze o come Ambrogio Fiorenza (Florentia). Giurista, milanese di nascita, nonostante il suo nome, come diversi altri membri della sua famiglia fu partigiano attivo dei Francesi a Milano, all'inizio del XVI secolo. Nell'ottobre 1515 fu uno dei ventiquattro elettori prescelti dai cittadini milanesi per eleggere il Consiglio della città, che Massimiliano Sforza, sotto la pressione delle manifestazioni in-terne e dell'esercito di Francesco I, ormai vicino alla città, si era detto disposto a riconoscere. All'inizio del 1516 -se non prima -A. risulta essere membro dell'importante Collegio dei giureconsulti della città di Milano: in tale funzione fu incaricato di portare a Francesco I il saluto della città il 6 gennaio, e partecipò, il 7, alla stesura di una petizione al re per la concessione di alcuni privilegi alla città. Nel corso dello stesso anno, dopo che, l'8 luglio, Francesco I ebbe revocato la donazione di una rendita e la concessione dei dazi sul vino e sulla macinazione dei grani al Comune, A. fu designato, insieme con altri quattro cittadini, a recarsi presso il re, ormai rientrato in Francia, per protestare per la revoca. Non sappiamo se egli passò al servizio di Francesco I già allora, o soltanto quando nel 1525 Carlo V riconquistò il ducato. Certo il suo nome non è compreso nelle liste dei proscritti del 1522.
In questo stesso anno (20 giugno 1522) Francesco I lo gratificò di un ufficio in soprannumero di consigliere al Parlamento di Parigi, nonostante l'opposizione di principio all'attribuzione di tali uffici da parte del procuratore generale. Subito dopo, prima ancora che potesse prestare il giuramento richiesto dal Parlamento, lo nominò ambasciatore presso la Repubblica di Venezia, dove egli arrivò il 13 ag. 1522. Suo compito era, in un periodo in cui la Repubblica tendeva sia pure con contrasti interni ad allontanarsi dalla Francia e a riavvicinarsi alla Spagna, arrestare questo processo ed ottenere da Venezia, se non un aiuto, almeno un atteggiamento neutrale verso l'impresa di Francesco I nel Milanese. Nel 1523 collaborarono con lui diversi inviati speciali di Francesco I: Lorenzo da Ceri e Mgr. Villiers (arrivati il 19 apr. 1523) e Ludovico di Canossa, chiamato insistentemente da A. stesso, ed arrivato però quando la temuta lega antiturca tra Venezia, Spagna, Stati pontifici e Inghilterra era già un fatto compiuto (6 luglio 1523), anche se non ufficialmente proclamata. Nei mesi successivi A., restato solo a Venezia, pur protestando contro gli aiuti dati dai Veneziani a Carlo V nel Milanese, si sforzò soprattutto di non inasprire i rapporti tra Francia e Venezia. Dopo la battaglia di Pavia (febbraio 1525), A., che aveva riposto molte speranze, anche personali, nell'impresa di Francesco I, chiese ripetutamente, a quanto dice il Sanuto, di essere esonerato dal suo incarico e richiamato in Francia. Le sue richieste non furono esaudite; però, nel giugno del 1525, fu inviato a Venezia Ludovico di Canossa, anch'egli con la carica di ambasciatore permanente. A., pur mantenendo il suo titolo, si trovò di fatto in una posizione subordinata al Canossa, sotto la direzione del quale furono condotte le trattative tra Francia e Venezia, per la lega che avrebbe unito Francia, stati italiani e Inghilterra contro la Spagna (lega di Cognac). Soltanto quando queste furono giunte a buon termine A. ottenne il permesso di tornare in Francia (22 maggio 1526).
Il 21 giugno 1526,nel corso della cerimonia per la solenne proclamazione della lega ad Angoulême, A. fu incaricato di pronunciare l'orazione latina che seguì la messa. Alcuni giorni dopo (25 giugno) egli si presentava al consiglio di Francesco I per difendere gli interessi dei fuorusciti milanesi, che rischiavano di venir gravemente compromessi da un'alleanza tra il duca di Milano e Francesco I, qualora la restituzione dei beni sequestrati ai fuorusciti non comparisse esplicitamente tra le clausole dell'alleanza. A. ebbe apparentemente partita vinta: fu incaricato personalmente di redigere i capitoli della lega, con le clausole di garanzia dei beni degli emigrati (settembre 1526). Tuttavia, a quanto scriveva l'ambasciatore veneziano presso Francesco I, il consigliere di questo, Anne de Montmorency, assicurava nello stesso tempo al duca che tali clausole avrebbero avuto ben poco valore.
Nell'agosto 1526 A. riceveva dal re le lettere di naturalizzazione per sé e per i suoi figli. Contemporaneamente (8 agosto) otteneva l'ufficio di "maître des requêtes'' del Palazzo reale. Non svolse però a lungo tale funzione: nel 1527 ritornò in Italia seguendo la spedizione del Lautrec nel Milanese e poi fin sotto Napoli (1528). Dovette morire nel corso di questo anno, se il 31 agosto gli veniva sostituito nella carica di "maître des requêtes'' Gabriel de Gramont, vescovo di Tarbes.
Anche un fratello di A. fu prima attivo partigiano dei Francesi a Milano, poi passò al servizio di Francesco I: probabilmente quel Gabriele Talenti di Firenze, senatore, che fece parte del Consiglio della città di Milano nominato nel 1518 e fu poi ricevuto al Parlamento di Parigi il 22 febbr. 1529 e sostituito il 17 ag. 1530. Un figlio di A., pure filofrancese, continuò però a vivere a Milano, dove G. Pellicier lo incontrò nel 1540. Fecero probabilmente parte della stessa famiglia altri due partigiani dei Francesi a Milano: Antonio Fiorenza, senatore, anch'egli membro del Consiglio della città nominato nel 1518, e Nicolò Fiorenza, che appare sulla lista di coloro che furono relegati fuori Milano nel 1522.
Fonti e Bibl.: G. A. Prato, Storia di Milano scritta... in continuazione ed emenda del Corio, dall'anno 1499al 1514,in Arch. stor. ital.III, (1842), pp. 332, 356; M. Formentini, Il Ducato di Milano,Milano 1877, pp. 119, 229, 418; M. Sanuto, Diarii,a cura di F. Stefani, G. Berchet, N. Barozzi, XXXIII-XLII, Venezia 1892-1895, ad indicem,e XLVII, ibid. 1896, pp. 611, 669; Catalogue des actes de François Ier,I, Paris 1887, pp. 458,596; V, ibid. 1892, ad indicem,VII; ibid. 1896, p. 491; Correspondance politique de G. Pellicier, ambassadeur de France à Venise, 1540-1542,a cura di A. Tausserat-Radel, Paris 1899, p. 487; E. Picot, Les Italiens en France au XVIe siècle,Bordeaux 1901, pp. 60-62; J. Fraikin, Nonciatures de France: Nonciatures de Clement VII,I, Paris 1906, p. 51; O. Miglioranzi, Lodovico da Canossa,Città di Castello 1907, pp,. 35,46, 48 s.; E. Maugis, Histoire du Parlament de Paris de l'avènement dei rois Valois ài la mort de Henry IV,I, Paris 1913, pp. 147-148; III, ibid. 1916, p. 167; Dict.de biographie française,II, col. 541.