FIANDINO, Ambrogio (Ambrosius Neapolitanus, Parthenopeus, de Flandinis)
Nacque probabilmente in Napoli verso il 1467 da famiglia francese. Presto entrò nell'Ordine agostiniano, dove ebbe a maestro Giovanni Antonio da Chieti; la sua formazione intellettuale, però, si venne sviluppando soprattutto sotto l'influsso di Mariano da Genazzano e di Egidio da Viterbo.
Secondo una non controllabile notizia, verso il 1503 sarebbe stato precettore m casa Landi a Piacenza; nel 1505 partecipò a Perugia al sinodo agostiniano, come rappresentante dell'assente provinciale di Colonia, e tra il 1506 e il 1509 sostenne una disputa contro teologi scotisti nella chiesa di S. Agostino a Napoli. All'inizio del 1509 era reggente del convento di S. Giacomo a Bologna, ma già nell'aprile dello stesso anno il generale dell'Ordine, Egidio da Viterbo, lo inviava come magister senior a Firenze. dove dall'agosto appare reggente di quel convento. Nel marzo del 1510 Egidio fu costretto ad intimargli la pubblica ritrattazione dei dubbi da lui espressi su alcune indulgenze concesse da Giulio II, e nella quaresima del 1510 lo richiamò a Napoli come predicatore. Nel 1511 predicò a Siena e si adoperò per smorzare i contrasti sorti tra agostiniani e francescani a proposito, anche in questo caso, di indulgenze. Dal luglio del 1511 al 1517 era di nuovo a Napoli (fino almeno al 1514 con la dignità di provinciale di Terra di Lavoro e da questo anno in poi come reggente dello Studio agostiniano di Napoli).
Nel settembre 1516 era coinvolto in nuovi disordini; Egidio lo convocò, quindi, a Roma e si rese conto dell'esigenza di cercare per il confratello una sistemazione onorevole fuori di Napoli: nel gennaio del 1517 lo inviò a Mantova come predicatore ed il 22 aprile dello stesso anno riuscì a fargli conferire il vescovato di Lamos in partibus e contemporaneamente a farlo nominare dal cardinale Sigismondo Gonzaga vescovo suffraganeo di Mantova. Il quindicennio mantovano è caratterizzato da un rinnovato fervore di studi che ora, per la prima volta, si traduce in un impegno letterario veramente imponente, che va dalla produzione omiletica alle scritture polemiche contro Pomponazzi e Lutero fino ai commenti a Platone.
Già nella sua prima quaresima mantovana aveva predicato contro P. Pomponazzi, senza nominarlo espressamente, sottolineando come il suo insegnamento non fosse una semplice esegesi della dottrina aristotelica, ma una vera e propria negazione della dimostrabilità dell'immortalità dell'anima secondo la ragione naturale, tesi dichiarata formalmente eretica dal recente concilio lateranense. Il Pomponazzi - come egli stesso racconta nella sua Apologia del 1518 - scrisse subito al F. per protestare la propria ortodossia e per chiarire che egli intendeva rimanere nei limiti dell'esegesi aristotelica, ma non ricevette risposta; gli giunse invece una lettera di M. Equicola che cercava di scusare il vescovo. Il filosofo rispose all'Equicola pregandolo di ottenergli dal prelato l'invio delle sue obiezioni. Intanto nel 1517 il F., recandosi a Napoli per sistemare i propri affari, incontrò a Sessa A. Nifo, che gli mostrò l'iniziata confutazione del De immortalitate animae pomponazziano, scritta, secondo Nifo (De immortalitate animae... adversus Pomponatium, Venetiis 1518, dedica a Leone X), proprio su invito del K; poi, sulla via del ritorno verso Mantova, si fermò qualche giorno nel convento bolognese. Il Pomponazzi si recò coraggiosamente a trovarlo e lo sollecitò ad uno scambio di opinioni; ma il F. - sempre secondo il racconto di Pomponazzi - dissimulò, protestò di non aver voluto alludere a lui nelle sue prediche e di non attendere alla composizione di alcuna opera polemica. Nonostante queste affermazioni, nel 1519 pubblicò a Mantova il suo trattato antipomponazziano De animorum immortaffiate contra assertorem mortalitatis. Il F. andrà seguendo da allora in poi gli sviluppi critici dell'aristotelismo del suo avversario e nel 1524 si cimenterà anche nella critica del De fato.
Nel 1523 era, intanto, uscito a stampa a Venezia il suo Quadragesimaliumconcionum liber, ove, tra l'altro, egli aveva propugnato l'opinione di J. Lefèvre d'Etaples che la figura di s. Maria Maddalena fosse in realtà un coacervo di tre personaggi diversi. Era la santa per la quale la marchesa Isabella nutriva particolare devozione: da ciò una accentuata ostilità degli ambienti di corte, che culminò, nella seconda metà del 1528, nell'ordine datogli dal marchese Federico di lasciare Maritova. Il F. si rifugiò allora a Roma presso il suo nuovo padrone, il cardinale Ercole Gonzaga, il quale convinse il marchese a permettere il suo ritorno a Mantova. Frattanto un altro agostiniano, A. Quistelli, andava difendendo dal pulpito di Verona la tradizionale opinione sulla Maddalena ed indicava nella citata raccolta di Conciones un tentativo di distogliere dal Cristo attraverso una predicazione infarcita di erudizione secolare e di curiosità naturali. Il F. gli rispose nel 1529 con un perduto De tribus Magdalenis et unica Magdalena, al quale Quistelli rispose con un Apologeticum de unitate MariaeMagdalenae (Bibl. apost. Vaticana, Chigi B.VII.116), dedicato nel febbraio del 1530 a G. M. Giberti. Il F., impegnato allora nella stesura di un'opera antiluterana, impugnava di nuovo la penna e scriveva l'Apologia ubi statur pro Ecclesiae doctoribus, premessa al Sophista, sua ultima raccolta di sermoni. Poco dopo, il 3 dic. 1532, moriva di podagra, lasciando interrotte varie opere.
Opere: Raccolta di conciones: 1) Aureum declamationum hinc inde ex antiquorum theologorum et philosophorum poetarumque sententiis collectarum opusculum (Pavia, Bibl. univ., Aldini 535): composta poco prima del 1517, è una raccolta di sermoni su vari argomenti teologici e filosofici, ognuno dei quali è formato da una similitudine, dalla spiegazione di un testo della Scrittura e da una lunga discussione in forma di quaestio; 2) Quadragesimalium concionum liber qui gentilis inscribitur ex ethnicorum christianorumque erudimentis collectus (Venezia, O. Scoto, 1523; ma già pronto nel 1521), dedicato a Giovanfrancesco Gonzaga di Luzzara: i sermoni, di struttura analoga a quella dell'opera sopracitata, sono preceduti da una lettera dell'Equicola contro gli scolastici ed i "Parigini", in favore della nuova teologia; l'opera è condotta attraverso un poderoso schieramento di citazioni dagli scritti ermetici, da M. Ficino, da L. Lazzarelli, dai due Pico, da J. Reuchlin, da P. Ricius e da Erasmo; 3) Conciones supra salutationem angelicam et canticum Mariae (Mantova, Bibl. comunale, G III 12), messe insieme dopo il 1527; 4) Liber qui Sophista inscribitur: conciones per adventum Servatoris nostri Iesu Christi (ibid., F IV 19), messo insieme nel 1532 e dedicato al marchese Federico Gonzaga di Bozzolo: prologo della raccolta è quell'Apologia ubi statur pro Ecclesiae doctoribus ac patribus et philosophis in eos qui negant citandos hos esse in concionibus sopra citata: significative anche in questa opera le criptocitazioni da opere di Erasmo.
Contro Pomponazzi: 1) De animorum immortalitate liber contra assertorem mortalitatis (Mantova, s.n.t., ma 1519); dedicato al cardinale Sigismondo Gonzaga, è una serie di dialoghi tra "Polixemis" (l'aristotelico pio), "Philoplato" (il platonico), "Alchindus" (l'arabo), "Caelestinus" (il teologo) da una parte e il "sophista" (Pomponazzi) dall'altra; 2) De fato contra P. Pomponatium pro Alexandro Aphrodisio apologia (Genova, Bibl. univ., A. VII. 5): l'opera, scritta dopo il settembre 1526 (a c. 48r v'è un'allusione al sacco dei Borghi) ma prima del sacco di Roma e dedicata a Clemente VII, è divisa in tre libri, preceduti da un accorato "Ad Pomponatii auditores sermo", consistenti in dialoghi tra "Philatetes" (il F.), "Philoplato", "Philoxenus" (Bartolomeo Spina, secondo il Lemay) e il "sophista" (Pomponazzi). Entrambe le opere sono composte in gran parte di criptocitazioni: notevoli quelle dai Colloquia erasmiani, che testimoniano di come il F. fosse affascinato, qui come in altre opere, dalla vivacità del latino di Erasmo e dalla sua efficacia argomentativa. La discussione è, tuttavia, soffocata continuamente da ingiurie contro il "sophista", alle quali l'autore si abbandona con compiacimento; ma il principale interesse delle due opere, oggi, sta proprio in quelle invettive, poiché esse documentano, anche dal punto di vista del genere letterario, uno stadio del processo di formazione della "caratteristica raffigurazione del filosofo aristotelico ateo e libertino" (E Garin, Umanisti artisti scienziati, Roma 1989, p. 207 n. 4) che tanta importanza avrà nelle polemiche del tardo Cinquecento e del Seicento. Presente ovunque nell'Apologia è, poi, da un lato, l'equazione PomponazziLutero e hussiti - che è segno, anche, di come in questa prima fase il F. leggesse le tematiche luterane solo come una variazione soprattutto di tematiche deterministiche - e dall'altro l'opposizione della barbarie Pomponazzi-Lutero alla "culta pietas" di Egidio, e di Giovanfrancesco Pico.
Testi antiluterani: 1) Contra lutheranos de vera et catholica fide conflictationes (Genova, Bibl. univ., A.V11.6): terminata il 14 marzo 1531 e dedicata al vescovo di Verona Giberti, è composta di una serie di "conflictus" non dialogati; 2) Examen vanitatis duodecim articulorum Martini Lutheri (Parma, Bibl. Palatina, Pal. 974), dedicato a Galeazzo Flordimonte: rimasta interrotta per la morte del F., l'opera è formata da dialoghi tra "Ambrosius" (il F.), "Martinus" (Lutero), "Erasmus", "Pius" (Alberto Pio), "Lambertus" (il riformatore avignonese François Lambert) e "Bergomensis" (Gasparo Contarini) ed è un intarsio di testi luterani, di A. Pio, di Erasmo (dalla risposta al Pio) e della Confutatio articulorum seu quaestionum Lutheranorum di G. Contarini che è qui vista come un vero e proprio cedimento di fronte all'eresia.
Commenti platonici ed altre opere: 1) Annotationes in Timaeum (Parigi, Bibl. nat., Mss. Lat. 12948), dedicate al re di Francia Francesco I e terminate il 15 marzo 1523: commento costruito, analogamente agli altri suoi, con testi di Calcidio, di Ficino e di Proclo e da proprie "annotationes" interrotte da numerosissime "digressiones"; 2) Annotationes in Parmenidem ex Plutarcho, Syriano, Proclo, Marsilio et affis decerptae unite alle Annotationes al De anima mundi dello pseudo Timeo (Torino, Bibl. dell'Accademia, Ms. 285): terminate il 24 giugno 1523 e dedicate a Federico Gonzaga di Bozzolo; 3) Commentaria in Platonis sermones adversus Georgium Trapezuntium (Parigi, Bibl. nat., Ms. Lat. 6284): commenti all'Ipparco, agli Amatores, al Teagete ed al Menone, dedicati a Francesco I e terminati il 19 ott. 1525, ricchi di "digressiones" contro le Comparationes di Giorgio di Trebisonda, allora da poco edite, ed altre, tra le quali è notevole una contro la dottrina pomponazziana della "virtus praemium sui" (c. 43v); 4) Annotamenta in utrumque Alcibiadem (Mantova, Bibl. comunale, G III 11), dedicati a Iacopo Probo D'Atri conte di Pianella segretario del marchese Francesco Gonzaga, terminati il 5 giugno 1526; 5) Annotationes in librum de causis (ibid., G III 10): redatte tra il 1523 ed il 1524 circa, dedicate a Francesco Maria Della Rovere generale dei Veneziani, si chiudono con un epilogo dedicato al capitano francese G. Gouffier; 6) De mundi genitura liber, in quo sex dierum opera explanantur (ibid., F IV 20): opera di esegesi biblica in sei libri, non perfezionata, probabilmente degli ultimi anni.
Fonti e Bibl.: Siena, Bibl. com., cod. G.X.26: Aegidii Viterbiensis Epistulae, cc. 30, 231, 277-286, 318-320; Firenze, Bibl. Laurenziana, ms. Ashb. 279, cc. 11r, 31r, 38v (lettere di L. Nogarola al F. o sul F.); P. Gravinae Epistolae, in Lampas sive Fax artium liberalium, IV, Neapoli 1751, pp. 63, 65 s., 89 s.; J. F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana, Ingolstadii 1768, pp. 341 ss.; F. Fiorentino, P. Pomponazzi: studi storici su la scuola bolognese e padovana del sec. XVI, Firenze 1868, pp. 39 s.; F. Lauchert, Die italienischen literarischen Gegner Luthers, Freiburg in B. 1912, s.v.; D. A. Perini, Bibliografia augustiniana, II, Firenze 1931, pp. 72 s.; F. Segret, Notes sur Paulus Ricius et la Kabbale chrétienne en Italie, in Rinascimento, XI (1960), pp. 183-189; E. Gilson, Autour de Pomponazzi, in Archives d'histoire doctrinale et litteraire du Moyen Âge, XXVIII (1961), pp. 230-247, 278; B. Nardi, Studi su P. Pomponazzi, Firenze 1965, pp. 23-26; E. Garin, Polemiche pomponazziane, in Riv. critica di storia della filos., XXVII (1972), pp. 223-228; R. Lemay, The fly against the Elephant: Flandinus against Pomponazzi on fate, in Philosophy and Humanism. Renaissance essays in honor of P. O. Kristeller, New York 1976, pp. 70-99; D. Gutiérrez, I primi agostiniani che scrissero contro Lutero, in Analecta Augustiniana, XXXIX (1976), pp. 38-44; E. Garin, Storia della filosofia ital., II, Torino 1978, p. 570; F. Graiff, Echi ital. della polemica tra Erasmo e Lutero, in Quellen und Forschungen aus italien. Archiven und Bibliotheken, LVIII (1978), pp. 455-460; Id., L'"Examen vanitatis duodecim articulorum Martini Lutheri" di A. F., ibid., pp. 624-628; S. Seidel Menchi, La discussione su Erasmo in Italia nel Rinascimento: A. F. vescovo a Mantova, Ambrogio Quistelli teologo padovano e Alberto Pio principe di Carpi, in Società, politica e cultura a Carpi ai tempi di Alberto III Pio, I, Padova 1981, pp. 291-382 (lavoro fondamentale dove sono molte altre indicazioni bibliografiche).