LEONE, Ambrogio
Nacque a Nola, presso Napoli, nel 1458 o 1459 da Marino, che esercitava la mercatura, e da Marchisella Balletta. Compì i primi studi probabilmente in uno dei conventi della città o da qualche maestro privato. Nel 1477 fu mandato a Padova, dove seguì i corsi di medicina e di filosofia di Nicoletto Vernia e Agostino Nifo, conseguendo nel 1484 il dottorato in filosofia e medicina. Ritornato a Nola, esercitò come medico, stabilendosi alle falde del monte Cicala nella villa Schivacura, che divenne presto un luogo di ritrovo per uomini di scienze e lettere napoletani. Alcuni autori (Origlia, Minieri Riccio) danno per certa una chiamata alla cattedra di medicina allo Studio di Napoli, ma mancano prove documentali di un tale insegnamento. In questo periodo strinse amicizia con G. Pontano (che ospitò durante la peste del 1493), A. Bienato, G.F. Caracciolo e P. Gravina.
Non ci sono pervenute molte notizie della vita del L. tra il 1490 e il 1498, se escludiamo l'amore per la giovane Beatrice de Notariis, scomparsa probabilmente nella primavera del 1491. Dopo la sua morte il L. commissionò allo scultore comasco T. Malvico una statua marmorea. Avrebbe voluto onorare la defunta anche con una silloge poetica, intitolata Beatricium, mai data alle stampe, ma di cui restano le liriche di E. Strozzi, A. Tebaldeo e G.F. Caracciolo, pubblicate altrove. Nel novembre 1493 invitò con una lettera anche I. Sannazaro a scrivere (I. Sannazaro, Opere volgari, a cura di A. Mauro, Bari 1961, pp. 399-401), ma del suo eventuale contributo non rimane traccia.
Un documento pubblicato da Notaro (pp. 2 s.) attesta che il L. nel 1498 ebbe un figlio naturale, chiamato Camillo, da una donna di nome Claraluce che aveva all'incirca 23 anni al momento della sua nascita. Tra la fine del 1499 e l'inizio del 1500 il L. si recò prima a Padova e poi a Venezia, dove sin dal 1502 frequentò la casa e il cenacolo di Aldo Manuzio. In questo circolo, detto anche dei Filelleni, conobbe S. Forteguerri, G. Cretese, B. Egnazio, P. Canale, A. Navagero e G. Aleandro. Prima del 1504 fece ritorno a Nola, dove a causa della peste scoppiata nel febbraio rimase per tutto l'anno. Nel 1505 si stabilì con il figlio Camillo nel sestiere di S. Marco a Venezia, dove esercitò la professione medica. Iniziò lo studio del greco con M. Musuro (professore di greco a Padova e dal 1509 a Venezia) e divenne tanto esperto da meritare l'ammirazione dei membri dell'Accademia Aldina e di Erasmo da Rotterdam (Opera omnia, III, coll. 506-508), con il quale aveva stretto amicizia quando questi soggiornò a Venezia nel 1508, ospite di Manuzio. Nel 1510, come nolano e come amico della famiglia Orsini, fu presente alle solenni celebrazioni funebri in onore di Niccolò Orsini, penultimo conte di Nola e capitano generale delle truppe della Serenissima nella guerra di Lombardia e nell'assedio di Padova.
Nel 1514 diede alle stampe il De Nola. Opusculum distinctum, plenum, clarum, doctum, pulchrum, verum, grave, varium, et utile (Venezia, G. Rosso).
L'opera, ricollegandosi piuttosto alla storiografia antica ed erudita che a quella aulica napoletana o a quella encomiastica, è il primo prodotto in questo genere nella letteratura umanistica napoletana. Nel Settecento l'opera fu duramente criticata nella Della Nolana ecclesiastica storia di G.S. Remondini, che contestò al L. la manchevole documentazione agiografica, in particolare gli errori e le inesattezze sulla vita e le opere di s. Paolino di Nola. Tuttavia, come osservò Maiuri (p. 263), lo scopo del De Nola era diverso, cioè "quello di illustrare le antiche vestigia della sua città con una iconografia che resta ancora oggi il solo documento della pianta dell'antica Nola, e di ritrovare negli usi e costumi dei cittadini e della gente di contado un segno dell'antica nobiltà e gentilezza della sua origine". Più scioltamente il L. si muoveva tra fonti e testimonianze classiche, ma non senza evitare anche qui gli errori che venivano da un'errata impostazione dei problemi topografici sulla base del solo ausilio dei testi, come per esempio quello di voler dimostrare, in base a passi tratti da Galeno e Plinio, che l'antica Stabia fosse da ricercare non dove sorge l'odierno Castellammare di Stabia, ma nei pressi di Torre Annunziata.
Nel 1517 il L. pubblicò delle Castigationum adversus Averroem, con dedica a Leone X (Operis huius structura et compositio nova est, scientia vero antiqua et attica inscribitur Castigationes adversus Averroem…, Venetiis, B. e M. Vitali), in una prima edizione di 30 libri (ne seguirono altre due: della sola terza parte, su De anima e De sensu, ibid., B. Viani, 1524; e integrale ibid., L. Giunta, 1532). Il 19 luglio 1518 scrisse una lunga lettera a Erasmo, scherzando sull'instancabile e multiforme attività dell'amico, definito un novello Proteo e un redivivo Ulisse. Nello stesso anno pubblicò la traduzione del De urinis di Giovanni Attuario (Hoc in volumine Actuarii Graeci auctoris medici praestantissimi digesti sunt De urinis libri septem de Graeco sermone in Latinum conversi…, ibid., B. Vitali, 1519; ripubblicato più volte in edizioni dell'Attuario: Parigi, G. Morel, 1556; o in miscellanee mediche: Basilea, A. Cratander, 1529; ibid., Eredi A. Cratander, 1563). Sul finire del 1519 ricevette una lettera di Erasmo che si congratulava per la pubblicazione delle opere, in particolare quella contro Averroè. Nell'agosto 1523 fece pubblicare il ponderoso Novum opus quaestionum, et problematum, ut pulcherrimorum, ita utilissimorum tum aliis plerisque in rebus cognoscendis tum maxime in philosophia et medicina scientia (ibid., B. e M. Vitali), nel quale discusse, oltre a questioni etiche, fisiologiche e mediche, anche di problemi di fisica, geometria, ottica e musica. Ultima opera pubblicata in vita fu il De nobilitate rerum dialogus. Eiusdem ex Aristotele translatum opus De virtutibus (ibid., M. Sessa - P. de Ravani, 1525).
Da una delle due lettere dedicatorie incluse nel volume si ricava notizia di altre opere del L. ancora manoscritte, tra cui: Libellus de bisexto, De vi ridendi, Lucubrationes in VI Methaphisices, Libellus de signis pluviarum et ventorum, Adnotationes in theriacam. Da altre fonti risulta che il L. avrebbe scritto opere rimaste inedite sopra gli antidoti contro i veleni dei serpenti, la cura della nefrologia e delle malattie renali, questioni meteorologiche.
Il L. morì a Venezia, il 6 marzo 1525, dopo due giorni di agonia, colpito da un attacco apoplettico. Fu sepolto nella chiesa di S. Bartolomeo.
Postuma apparve la Disputatio Alexandri Aphrodisii de diffinitione, cum annotationibus Ambrosii Leonis in eandem, unita alla Dialectica di Boezio edita da G.M. Rota (Venezia, G. Griffio, 1549 e 1553). Il De Nola ebbe numerose edizioni: Francoforte 1600, Venezia 1614, Leida 1723, L'Aia 1725, Napoli 1735, con il titolo De agro Nolano; due le traduzioni italiane: a cura di P. Barbati, Napoli 1934 (ed. anast., Nola 1993), e, con il testo latino, a cura di A. Ruggiero, Napoli 1997.
Fonti e Bibl.: Erasmo da Rotterdam, Opera omnia, III, Lugduni Batavorum 1703, epistolae CCCCLXVI (15 ott. 1519), CCCXXIV (19 luglio 1518), DCCLXIX (3 ott. 1525); M. Sanuto, I diarii, XXXVIII, Venezia 1893, coll. 54, 57; L. Alberti, Descrittione di tutta Italia…, Venetia 1551, cc. 156 s.; A. Santorelli, Discorsi della natura, accidenti e pronostici dell'incendio del monte di Somma nell'anno 1631, Napoli 1632, pp. 36-41; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 11; L. Nicodemo, Addizioni copiose alla Biblioteca napoletana del dottor Niccolò Toppi, Napoli 1683, cc. 8-10; P. Lasena, Dell'antico Ginnasio napoletano, Napoli 1688, p. 137; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nati nel Regno di Napoli, III, 1, Napoli 1750, pp. 158-163; G.M. Remondini, Della nolana ecclesiastica storia, Napoli 1747-57, I, pp. 628 s.; II, p. 148; III, pp. 168, 172, 194, 206-208; G.G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, Napoli 1753, pp. 260 s.; B. Chioccarello, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis… floruerunt, Napoli 1780, pp. 27 s.; F.A. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napoletani, Napoli 1782, pp. 347-351; L. Giustiniani, Diz. geografico ragionato, VII, Napoli 1804, pp. 54-63; P.T. Milante, Della città di Stabia, della Chiesa stabiana e dei suoi vescovi, Napoli 1836, pp. 43-49; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 177; E. Renan, Averroès et l'Averroisme. Essai historique, Paris 1861, p. 399; F. Notaro, A. L., umanista e filosofo, Nola 1909; F. Nicolini, L'arte napoletana del Rinascimento e la lettera di P. Summonte a M.A. Michiel, Napoli 1925, pp. 81 s.; P. de Montera, La Béatrice d'Ambroise L. de Nola, in Mélanges de philosophie, d'histoire et de littérature offerts à Henri Hauvette, Paris 1934, pp. 191-210; E. Pastorello, L'epistolario manuziano. Inventario cronologico-analitico 1483-1597, Firenze 1957, p. 281; F.E. de Tejada, Napoles hispanico, II, Madrid 1958, pp. 123-128; A. Maiuri, Sul "De Nola"di A. L., in Studi in onore di Riccardo Filangieri, II, Napoli 1959, pp. 261-271; B. Lawn, I quesiti salernitani, Cava dei Tirreni 1969, pp. 158 s.; L. Ammirati, A. L. nolano, s.l. [ma Nola] 1983; "Salutate Messer Ambrogio". A. L. entre Venise et l'Europe, in Les Cahiers de l'humanisme, I (2000), pp. 173-181.