STAIBANO, Ambrogio
– Non si conoscono le date di nascita e di morte, ma si sa che nacque a Taranto in una benestante famiglia trasferitasi in Puglia dalla costiera amalfitana intorno alla metà del XVI secolo con i fratelli Gregorio e Filippo. Non è noto quando entrò fra gli eremitani di S. Agostino, presso i quali compì gli studi teologici fino al baccellierato, meritando il titolo di padre maestro. Era sacerdote professo nel convento napoletano di S. Agostino Maggiore quando si avvicinò alla riforma dell’Ordine, promossa dal decreto Et quoniam satis del capitolo generale del 19 maggio 1592 e già avviata da alcuni confratelli spagnoli all’interno della Congregazione siciliana di Centorbi.
Coadiuvato dal sivigliano padre Andrés Díez, detto di San Giobbe (morto nel 1596), con l’approvazione del priore di S. Agostino Maggiore, padre Cristoforo Romano, e insieme a pochi compagni, diede vita a Napoli agli agostiniani scalzi, così denominati per l’uso che adottarono nell’estate del 1592 di andare ‘scalzi’ in segno di vita evangelica, con abito nero di panno molto ruvido, mantello corto dello stesso tessuto, cappuccio tondo ad abito e mantello, senza calze e con scarpe grosse ‘alla contadinesca’. L’esperienza fu avviata nell’isolato convento di S. Maria dell’Oliva, poi detto della Verità (oggi noto come S. Agostino degli Scalzi a Materdei), sorto accanto al sito del piccolo romitorio di S. Maria del Salvatore, donato al padre Díez dal padre Andrea di Sicignano (28 aprile 1593); Staibano si adoperò per costruire il nuovo convento nella masseria di Fonseca e dotarlo di varie opere d’arte. Il priore generale, padre Andrea Securani da Fivizzano, con il decreto Cum Ordinis nostri splendorem (16 novembre 1593), riconobbe la riforma con il titolo di Congregationis eremitarum discalceatorum sancti patris Augustini regni Neapolitani, concedendole la facoltà di accogliere conventi o di costruirne di nuovi e ponendola alle dirette dipendenze del generale; con lo stesso decreto Staibano fu nominato primo vicario generale. Con il breve Decet Romanum Pontificem del 22 dicembre 1594, Clemente VIII approvò la nuova Congregazione degli scalzi. I primi statuti, già accettati dal priore generale Securani, ottennero poi l’approvazione di Clemente VIII (5 novembre 1599). Staibano accolse per gli scalzi il convento di S. Giovannello nella periferia di Napoli e quello di S. Maria della Sanità a Somma, nella zona vesuviana, e ne fondò uno in Basilicata, a Corleto Perticara (primo professo fu Andrea Foglietta, un laico napoletano, già sposato con figli, di professione cappellaio, che prese il nome di Andrea di S. Giuseppe).
Già nel 1596 Staibano mostrò segni di rilassatezza nei confronti della riforma, tanto da essere formalmente richiamato dal padre generale, che nell’estate dell’anno seguente lo rimosse, provvedendo alla nomina di un nuovo vicario generale nella persona del savonese padre Agostino Maria della Ss. Trinità, già visitatore dell’Ordine. Mentre Staibano rientrava ‘calzato’ fra gli agostiniani (forse proprio nel 1597), nel convento riformato di S. Paolo della Regola a Roma entrava il nipote Pietro, chierico.
Il secondo vicario generale trasferì il centro della Congregazione da Napoli a Roma, presso il convento di S. Paolo della Regola, che divenne sede del vicario fino al 1615, quando essa fu posta nel convento di Gesù e Maria. Nel 1626 la Congregazione, accresciutasi, si divise in quattro province: romana, con 16 conventi; napoletana, con 11; genovese, con 16, e siciliana, con 13; in totale 56 conventi e 800 religiosi.
Nel 1608 a Napoli Staibano diede alle stampe la prima parte (rimasta unica) di un’opera agiografica intitolata Tempio eremitano de’ santi e beati dell’ordine agostiniano, in cui raccolse le biografie dei santi espressi dal suo Ordine nei primi tempi dopo s. Agostino.
L’opera, offerta a Paolo V, era preceduta dalla dedicatoria ai confratelli e al vicario generale dell’Ordine, il padre Giovanni Battista Asti da Genova, datata 28 aprile 1608. A essa faceva seguito una scelta antologia di poesie elogiative: un epigramma e un sonetto a Paolo V dell’accademico di origini spagnole Lorenzo Pérez Rabanal, autore della favola pastorale L’amorosa pazzia (1628); un sonetto del canonico regolare lateranense di Lucera Giuseppe Mazzagrugno; un’ottava di Filiberto Campanile, poeta, retore e storico della nobiltà napoletana; un sonetto di Giambattista Basile; due epigrammi di Giulio Cesare Cortese; un decastico latino di Cesare Villani, decano dell’Almo Collegio dei teologi; versi latini del gesuita sabino Bernardino Stefonio, professore al Collegio romano; un epigramma del giureconsulto Orazio Rossi; due epigrammi del canonico piceno Giovanni Luca Palumbo; due epigrammi del carmelitano genovese Bonaventura Genocchi, all’epoca a Napoli ospite nel convento del Carmine Maggiore. «Per mancamento di tempo», il Tempio si arrestò alla pubblicazione della sola prima parte, in cui si ricostruiscono le biografie di s. Agostino (pp. 1-122) e della madre s. Monica (pp. 123-140), cui seguono quelle di alcuni dei più antichi e noti personaggi d’età altomedievale ritenuti membri dell’Ordine agostiniano.
Fonti e Bibl.: L’archivio generale degli agostiniani scalzi in Roma non è accessibile. Qualche cenno in Roma, Archivum generale Augustinianum, Archivio della Curia Generalizia, Notizie circa le Provincie, Congregazioni e Conventi di tutta la nostra Religione, Aa1 e Aa2; Registri dei PP. Reverendissimi Generali, Dd49, cc. 60r, 110r; documenti su S. Maria della Verità (S. Agostino degli Scalzi) sono presso l’Archivio di Stato di Napoli, Corporazioni religiose soppresse, voll. 139-156, in partic. vol. 143, cc. 12-19.
In assenza di studi specifici su Staibano, bisogna accontentarsi dei rapidi cenni che gli dedicano le storie dell’Ordine agostiniano e le opere generali: C. d’Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli 1623, p. 274; Tomás de Herrera, Alphabetum Augustinianum..., I, Matriti 1644, p. 64; Ph. Elsen, Encomiasticon Augustinianum..., Bruxellis 1654, p. 48; Andrés de San Nicolas, Historia general de los religiosos descalzos del orden de los Eremitaños del gran padre y doctor de la Iglesia San Augustin, I, Madrid 1664, pp. 224 s.; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 11; Eustachio di Sant’Ubaldo, Quodlibeta regularia..., Mediolani 1691, p. 104; C. Celano, Delle notizie del bello, dell’antico e del curioso..., Napoli 1692, giornata VII, pp. 39-45; J. Massot, Compendio historial, de los hermitanos de nuestro padre San Agustin..., Barcelona 1699, pp. 203-205; Giovanni Bartolomeo da S. Claudia, Lustri storiali de Scalzi Agostiniani eremiti della Congregazione d’Italia, e Germania, Milano 1700, pp. 2-10, 14 s., 41, 365; Ch.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, IV, Leipzig 1751, col. 767; Bibliotheca Carmelitana..., I, Aurelianis 1752, col. 298 (segnala il carme latino di Genocchi in lode di Staibano edito a Napoli nel «1628»); J.F. Ossinger, Bibliotheca Augustiniana historica, critica, & chronologica..., Ingolstadii & Augustæ Vindelicorum 1776, p. 872 (il nome è storpiato in «Steibano»); F. Ceva Grimaldi, Della fondazione della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente. Memorie storiche, Napoli 1857, p. 299; G. Lanteri, Postrema sæcula sex religionis Augustinianæ, I, Tolentini 1858, pp. 381, 410; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, III, Napoli 1876, p. 232; C. Tani, Commentaria episcoporum et scriptorum Ordinis Eremitarum Discalceatorum..., Romæ 1881, p. 62 (vuole l’opera di Staibano in due volumi, il primo dei quali apparso nel 1597); G.B. D’Addosio, Documenti inediti di artisti napoletani dei secoli XVI e XVII dalle polizze dei banchi, Napoli 1920, p. 271; D. Gutiérrez, Storia dell’Ordine di Sant’Agostino. Gli Agostiniani dal protestantesimo alla riforma cattolica (1518-1648), Roma 1972, p. 112; M. Favaro, Duttilità di una metafora. Note sui “templi” letterari profani del Cinquecento, in Le carte e i discepoli, a cura di F. di Brazzà et al., Udine 2016, pp. 201-209.