BASSI, Amedeo
Nato a Montespertoli (Firenze) il 29 luglio 1872, studiò canto nella vicina Firenze sotto l'esperta e affettuosa guida del marchese Pavesi-Negri. Nel 1897 esordì a Castelfiorentino nel Ruy Blas di F. Marchetti, riportandovi un caloroso successo, che, in quello stesso anno, trovò conferma, al Teatro Arena Nazionale di Firenze, nel Rigoletto verdiano e nella Lucrezia Borgia di G. Donizetti. Consensi più ampi e fervidi riscosse, di li a poco (1898), al Teatro Pagliano di quella medesima città, cantando nella Bohème e nel Rigoletto. Reduce dalle trionfali accoglienze tributategli nel 1900 a Genova nella Tosca di Puccini, il B. partecipò alla prima rappresentazione de Le Maschere di P. Mascagni al Teatro Costanzi di Roma (17 genn. 1901), sotto la direzione dell'autore, facendosi acclamare nel ruolo di Florindo (accanto a Celestina Boninsegna, in quello di Rosaura) tanto per la ricchezza e la duttilità dei mezzi quanto per l'appropriata vivacità del gioco scenico. Da allora, per un decennio, egli svolse un'intensa attività artistica, sia in patria sia all'estero, affermandosi rapidamente tra i migliori tenori del tempo. Delle numerose stagioni che lo impegnarono in Italia meritano ricordo, come altrettante fortunate tappe nella sua carriera, quelle al Teatro S. Carlo di Napoli (quattro negli anni 1900-1909), quella del 1905 al Teatro alla Scala di Milano (ove lasciò, soprattutto, ammirato ricordo nella pucciniana Manon Lescaut) e, più tardi (12 giugno 1911), quella al Teatro Costanzi di Roma, che lo vide primo irruente Johnson, in Italia, de La Fanciulla del West di Puccini.
Non meno fortunate, in quegli stessi anni, furono le sue frequenti tournées europee: festeggiatissimo a Londra, dove si produsse ripetutamente al Covent Garden (1907-1911), partecipando, inoltre, a uno spettacolo di gala per l'incoronazione di Giorgio V, lo fu in pari misura a Parigi, che, tra l'altro, lo acclamò primo interprete della Siberia di U. Giordano (Teatro Sarah Bemhardt, 4 maggio 1905), così come a Vienna, in Spagna e in Russia (da Pietroburgo a Odessa). Successo riscosse inoltre, segnatamente tra il 1902 e il 1907, nell'America latina, (Buenos Aires, Montevideo, La Plata, Rio de Janeiro, Valparaíso) e in quella del Nord, dove cantò, nelle stagioni 1906-1908, al Manhattan Opera House e al Metropolitan di New York e, successivamente, in quelle 1910-1912, con la Chicago Opera Company.
Dotato di una voce di non comune ampiezza e squillo nel settore acuto, ma vellutata e fusa nei registri (che, peraltro, andò acquistando con gli anni in calore e intensità), versatile, disinvolto ed efficace nell'azione scenica, il B. si cimentò, con risultati parimenti felici, sia sul piano dell'intuizione psicologica sia su quello del disegno vocale del personaggio, in non meno di settanta opere, che, partendo dal repertorio tenorile tradizionale, spaziavano fino a includere la più significativa ed avanzata produzione dei "veristi" e di altri giovani compositori a lui contemporanei (Manon Lescaut e La Bohème di Puccini; I Pagliacci, Zazà e Zingari di R. Leoncavallo; Germania di A. Franchetti; Cavalleria Rusticana, Le Maschere e Amica, di P. Mascagni; Andrea Chénier e - soprattutto - Fedora di U. Giordano; Adriana Lecouvreur e Gloria di F. Cilea). Nel corso della sua fortunata carriera gli fu riservato, più volte, il privilegio di partecipare alle "prime" di varie opere, tra le quali: Lorenza di E. Mascheroni (Roma, Teatro Costanzi, 13 apr. 1901), Amica di Mascagni, accanto a Geraldine Farrar (Montecarlo, 16 marzo 1905), Mademoiselle de Belle Isle di S. Samara (Genova, Teatro Politeama Genovese, 9 nov. 1905), Medioevo latino (Genova, Teatro Politeama Genovese, 17 nov. 1900) e Aurora di E. Panizza (Buenos Aires, Teatro Colón, 5 sett. 1908). Nella piena maturità, giovandosi dell'acquisito irrobustimento, dei "centri" oltreché di un'affeinata e inicisiva declamazione, il B. volle anche affrontare, sulle orme recenti dell'ineguagliabile G. Borgatti, i ruoli wagneriani; e, per quanto non coadiuvato da una figura confacente (era, infatti, di taglia minuta, con un viso mobile e arguto, ma alquanto camuso), seppe lo stesso superare la prova con unanimità di consensi. Da vecchio, non a torto, egli soleva rievocare con orgoglioso compiacùnento, in particolare, le sue interpretazioni di Sigfrido e Tannháuser, annoverandole tra le più aderenti e vigorose dell'intera sua carriera artistica.
Ritiratosi dalle scene attorno al 1926, trascorse il resto della sua vita a Firenze, dedicandosi all'insegnamento del canto (emerse, tra i suoi non pochi arievi, il tenore Ferruccio Tagliavini). Morì a Firenze il 14 genn. 1949.
Fonti e Bibl.: La prima delle "Maschere", in Il Messaggero, 18 genn. 1901; R. Perez, A. Bassi, in Il libro d'oro degli Italiani all'estero, I (1909), 1, pp. 446-448; Necrologio, in Il Nuovo Corriere della sera, Milano, 21 genn. 1949, n. 18; C. Schmidl, Dizionario universale dei Musicisti, I, p. 125; A. De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Dizionario dei musicisti, Roma 1928, p. 52; Diz. Ricordi della Musica e dei Musicisti, Milano 1959, p. 113; O. Thompson, The international Cyclopedia of Music and Musicians, New York 1958, p. 133; Enc. dello Spettacolo, II, coll. 27 s.