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BOCCHI, Amedeo

di Valerio Terraroli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)
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BOCCHI, Amedeo

Valerio Terraroli

Figlio del pittore Federico e di Cielia Cacciani, nacque a Parma il 24 ag. 1883. Dopo aver appreso dal padre i primi rudimenti dell'arte entrò all'Accademia di belle arti di Parma per seguire gli insegnamenti di Cecrope Barilli che lo introdusse allo studio degli impressionisti; fra i compagni di corso si legò con affettuosa amicizia allo scultore Renato Brozzi. Nel 1902 compì il primo viaggio a Roma per frequentare i corsi triennali di nudo all'Accademia di belle arti, ma continuò a mantenere stretti rapporti con la città natale e l'ambiente artistico parmense, in particolare con l'amico pittore Latino Barilli, mentre iniziava ad esporre a Milano, Roma, Bologna. Fu suggestionato dal gruppo dei "Venticinque della campagna romana" (costituitosi nel 1904), fra i quali G. A. Sartorio e D. Cambellotti, che dava vita ad una scuola di paesaggio, in opposizione alla poetica impressionistica; a queste novità stilistiche attinse il giovane B. pur spostando l'attenzione dal paesaggio alle realtà del mondo del lavoro. Appartiene infatti al periodo 1905-1907 il nucleo delle opere "sociali" e per i soggetti trattati e per il forte realismo che le caratterizza: Battesimo (1905), La rivolta (1906), legata al Quarto stato di Pellizza da Volpedo, e il Cassoniere (1907; Tassi, 1974). Tuttavia contemporaneamente alla pittura dai toni realistico-sociali il B. sviluppava stilemi di sottile simbolismo, già tutti Liberty nell'impiego di linee sinuose e di atmosfere avvolgenti come nei Fiori di loto (Parma, Palazzo del comune) del 1905.

Nel 1910 si recò a Padova per lavorare nello studio di Achille Casanova, che da poco aveva ricevuto la commissione per eseguire un ciclo di affreschi nella basilica del Santo, e da questo acquisì la tecnica dell'affresco, collaborando al ciclo padovano per due anni e assimilando modelli di gusto preraffaellita. Sempre nel 1910 espose per la prima volta alla Biennale veneziana (con La violinista e Villa Borghese) contemporaneamente alla grande personale di Gustav Klimt che tanto influenzò la sua attività artistica degli anni seguenti. Nel 1911, infatti, in occasione delle manifestazioni per il cinquantenario dell'Unità d'Italia, il B. entrò in contatto con le diverse realtà della produzione artistica internazionale e in particolare restò colpito dagli spagnoli H. Anglada Camarasa, I. Zuloaga e J. Sorolla, dal padiglione austriaco nel quale ancora una volta emergeva Klimt e dalle sperimentazioni dei Fauves. Per la mostra etnografica della regione Emilia creava, in collaborazione con l'architetto Lamberto Cusani, lo scultore Renato Brozzi e il pittore parmense Daniele de Strobel, la ricostruzione della sala d'oro del castello di Torrechiara: un'impresa che spiega la straordinaria abilità del pittore nella realizzazione dei fondi oro, lavori a pastiglia dorata e a stucco, che si vedrà espressa al massimo livello nella sala riunioni della Cassa di risparmio di Parma.

Al 1911 data il primo viaggio a Terracina e l'incontro con la realtà drammatica delle paludi pontine e dal 1919 in poi tutte le estati condusse qui un costante lavoro in parallelo all'attività romana.

Nel 1912 a Milano con il dipinto Le tre Marie ottenne la medaglia d'oro del ministero della Pubblica Istruzione e nel 1913 a Parma vinse il premio Perpetua; in questi anni si facevano più stretti i rapporti con l'ambiente romano e in particolare con Sartorio e De Carolis. Allo scoppio del conflitto mondiale si stabilì definitivamente a villa Strohl-Fern a Roma con l'amico Renato Brozzi e sempre nel 1915 ricevette l'incarico per la decorazione della sala riunioni della Cassa di risparmio di Parma.

L'idea venne avanzata il 20 genn. 1915 da Comelio Guerci, deputato e consigliere dell'istituto, il quale propose anche il nome di Brozzi per l'esecuzione di due urne d'argento per la sala. Il compenso stabilito era di 20.000 lire; al B. spettavano tutte le spese per la decorazione muraria, mentre le opere di falegnameria venivano eseguite da Bandini di Sala su disegno dell'artista. Nei primi mesi del 1915 il pittore preparava i cartoni; mentre al 1916 e agli inizi del 1917 data l'esecuzione, interrotta dal richiamo alle armi dei B., quando alla sala mancavano soltanto alcuni oggetti di arredo. Le pareti affrescate sono tre: parete occidentale Il Risparmio, parete nord La Protezione, parete orientale La Ricchezza. Gli affreschi sono raccordati da cinque pannelli alternati raffiguranti favi su cui calano sciami d'api (rilievo in pastiglia dorata). La sala inoltre è arricchita da mobili eseguiti su disegno del B. in legno d'acero con intarsi in ebano da Bandini; mentre sul soffitto era posto un apparecchio per illuminazione costituito da un velario dal quale emergevano sette soli bombati sul fondo azzurro. Durante il fascismo il pittore P. Canonica eliminò il lampadario e distribuì sulle pareti un'uniforme tinta grigia. Nel 1974 l'istituto bancario richiese al B., ormai novantenne, di ridisegnare il lampadario (eseguito dalla ditta Giuliani di Roma) e l'arredo. In questa occasione fu asportata anche la tinteggiatura grigia.

L'intero complesso è fondamentale nel percorso artistico del pittore, perché palesa inequivocabilmente il legame con la secessione viennese e la totale adesione al principio modernista della progettazione globale e l'equiparazione tra pittura e arti applicate. Del 1916 è un'altra opera significativa: il trittico Le tre sorelle: la colta, la folle, la saggia (Tassi, 1974, p. 92) nel quale affiorano intendimenti simbolisti e un trasferimento nella pittura a olio delle esperienze decorative della sala parmense. È tuttavia con la fine del conflitto mondiale tra il 1918 e il 1923, che il B. visse una stagione di grande intensità poetica in cui si dedicò ai ritratti, in particolare di personaggi femminili, e a scene di vita agreste dell'Agro Pontino.

Nel 1920 espose alla Mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti a Roma il dipinto Nella veranda, suscitando interessi da parte della critica che tuttavia gli rimproverava di seguire poco la propria vena lirica (Tassi, 1974, p. 93). In occasione della mostra collettiva alla galleria Pesaro a Milano nel 1921 Vittorio Pica giudicava il pittore di qualità, piuttosto che nei paesaggi agresti, nei ritratti e nei gruppi familiari e, infatti, il B. nel 1924 vinse il primo premio alla Mostra del ritratto a Monza. In questi anni partecipò attivamente alle Biennali veneziane dove ottenne continui riconoscimenti alla IX (1910), alla XII (1920), alla XIII (1922), alla XV (1926), alla XVI (1928), alla XVII (1930) e alla II e III Biennale romana. Nel 1925 fu nominato accademico nazionale di S. Luca e socio dell'Accademia di belle arti di Parma. All'estero espose, su invito del governo italiano e di istituzioni straniere, ad Atene, Barcellona, Brighton, Buenos Aires, San Paolo dei Brasile, Bruxelles, L'Aja, New York, San Francisco, Pittsburg, Monaco di Baviera. L'attività del B. si svolse comunque tutta a Roma, nello studio di villa Strohl-Fern, e questo suo isolamento si legge chiaramente nell'intimismo lirico e sottile delle opere tarde. Nel 1927 esegui una serie di affreschi (ora non più reperibili) in villa Wnorowska, in via di Villa Massimo a Roma (Tassi, 1974, p. 94); e nel 1932 progettò una serie di cartoni per la ricostruzione della decorazione musiva dei duomo di Messina, incarico precedentemente affidato a Sartorio.

Resta fondamentale nel percorso artistico dei B. il nucleo di opere databili fra il 1919 e il 1934, tutte dedicate al tema del lavoro e della vita nell'Agro Pontino realizzate con un cromatismo acceso e personale dove la resa della luce si risolve in ampie e trasparenti campiture. Tuttavia le tematiche apparentemente di segno "sociale" si risolvono nella descrizione lirica della vita agreste in cui la fatica e il dolore della condizione contadina, svuotate da qualsiasi forza di ribellione, si inseriscono in un generico dolore di vivere.

Nel 1967 l'Accademia di S. Luca gli dedicò la prima importante mostra retrospettiva, mentre nel 1972 con il dipinto Nel parco (Galleria comunale d'arte moderna, Roma) partecipava alla rassegna della pittura figurativa del cinquantennio 1885-1935 nel contesto della X Quadriennale romana. Nello stesso anno il presidente della Repubblica gli conferì la medaglia d'oro dei benemeriti della cultura e dell'arte.

Il B. morì a Roma il 16 dic. 1976.

Opere dell'artista sono conservate nella Galleria nazionale d'arte moderna e nella Galleria comunale d'arte moderna di Roma, nella Galleria dell'Accademia di S. Luca, nella Pinacoteca nazionale di Parma, nella Galleria Riccioddi di Piacenza, nella Galleria internazionale d'arte moderna di Firenze (palazzo Pitti).

Fonti e Bibl.: A. B., in Arte e storia, XXXI (1912), p. 387; E. Tea, La mostra degli Amatori e cultori, in Rassegna d'arte antica e moderna, XX (1920), p. 113; V. Pica, Catalogo della mostra collettiva di G. e A. Carozzi, B., D'Antino, Brozzi alla Galleria Pesaro, Milano 1921, p.6; A. Lancellotti, Le Biennali veneziane del dopoguerra (XIIXIII-XIV), Roma 1924, p. 55; G. Copertini, A. B. e la sala riunioni della Cassa di risparmio, in Aurea Parma, 1930, p. 167; F. Sapori, L'amico degli artisti, Roma 1931, pp. 193-201; M. Longhena, Un pittore delle paludi pontine, in Crisopoli, novembredicembre 1935, pp. 57-62; F. Sapori, I Maestri di Terracina, Roma 1954, pp. 27-30; F. Arisi, La Galleria Ricci-Oddi, Piacenza 1967, pp. 86-88; F. Bellonzi, Mostra di pitture e disegni di A. B., Roma 1967; Id., A. B., in Arte moderna in Italia 1915-1935 (catal.), Firenze 1967, p. 5 (con bibl. precedente); Id., A. B., con introduzione di C. L. Ragghianti, Roma 1970; A. M. Brizio, A. B., in Mostra del Liberty italiano (catal.), Milano 1972, pp. 128 s.; R. Tassi, Magnani, B., de Strobel: tre pittori a Parma tra Ottocento e Novecento, Roma 1974, pp. 43-95; P. Frandini, Parma: la sala Bocchi alla Cassa di risparmio, in Parma per l'arte, Parma 1977, pp. 67-86; A. B. (catal.), Parma 1979; A. M. Damigella, A. B., in Gli artisti di villa Strohl-Fern (catal.), Roma 1983, pp. 28-30; I. De Guttry-M. P. Maino-M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Bari 1985, pp. 905. Si veda inoltre: H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX Jahrh's, Leipzig 1953, I, p. 241; Dizion. encicl. Bolaffi dei pittori., II, Torino 1972, p. 164.

Vedi anche
De Stròbel, Daniele De Stròbel, Daniele. - Pittore e scultore italiano (Parma 1873 - Camogli 1942). Ha studiato a Parma e a Roma; ha lavorato a Milano e a Parma, dove ha insegnato all'Istituto di belle arti. È passato con facilità dalla grande tela (Faida di Comune) alla scultura di statuette. Ranùccio I Farnese duca di Parma e Piacenza Ranùccio I Farnese duca di Parma e Piacenza. - Figlio (Parma 1569 - ivi 1622) di Alessandro e di Maria di Portogallo. Reggente del ducato per il padre, poi (1592) duca, emanò (1594) le costituzioni farnesiane, che diedero allo stato la sua organizzazione definitiva; rinnovò urbanisticamente Parma e Piacenza, ... Parmigianino, Il Nome con cui è noto il pittore Francesco Mazzola (Parma 1503 - Casalmaggiore 1540). Fu tra i più importanti artefici del manierismo, di cui rappresentò l'ideale di grazia, di raffinatezza. Meglio che nei quadri, il valore pittorico del Parmigianino, Il si espresse nelle incisioni, che più delle pitture ... Marìa Luisa d'Asburgo-Lorena imperatrice dei Francesi, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla Marìa Luisa d'Asburgo-Lorena imperatrice dei Francesi, poi duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla. - Primogenita (Vienna 1791 - Parma 1847) dell'imperatore d'Austria Francesco I, sposò nel 1810 Napoleone I, al quale diede (1811) il sospirato figlio (il "re di Roma", futuro duca di Reichstadt). Investita ...
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    Pittore (Parma 1883 - Roma 1976). Nel 1902 iniziò la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, rivelando preziose qualità cromatiche. Ebbe successivamente varî incarichi per dipinti monumentali, ma la sua pittura raggiunse le note più genuine in alcuni penetranti ritratti.
Vocabolario
bócchi
bocchi bócchi [der. di bocca]. – Nella locuz. ant. o region. far bocchi, appuntare le labbra in segno di spregio.
amedèo
amedeo amedèo s. m. – Moneta (propr. amedeo d’oro) di Vittorio Amedeo I, duca di Savoia, del valore di dieci scudi d’oro, emessa nel 1633 dalla zecca di Torino.
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