BUONGUADAGNI (Bonguadagni), Amedeo
Proveniente da famiglia originaria di Modena, esplicò l'attività di "notaio imperiale e scrivano ducale" presso la curia ducale veneziana dal 1340 al 1362 e forse oltre.
I suoi incarichi all'interno della curia non rivestirono dapprima un carattere di particolare rilievo. Il 10 luglio 1340 figurò come testimone nel giudizio pronunciato a Venezia per conto del doge nella lite insorta per questioni di regolamentazione delle acque fra Ubertino da Carrara signore di Padova e Alberto e Mastino Della Scala, signori di Verona, giudizio conclusosi a favore dei Carrara. Il 21 dic. 1341 redasse l'atto con cui il Comune di Firenze si riconosceva debitore di quello di Venezia per oltre 31.000 ducati d'oro; senza dubbio tale somma costituiva l'aspetto finanziario dell'alleanza antiscaligera contratta tra Firenze e Venezia il 22 giugno 1336. Il 2 genn. 1342 il B. rogò l'atto mediante il quale il marchese d'Este fu costituito mallevadore del pagamento promesso da Firenze a Venezia, e il 3 genn. 1343, redasse l'atto di proroga del versamento della prima rata, scaduta il 1º gennaio.
L'anno seguente il B., in compagnia di Benintendi de' Ravignani, suo collega nella curia, venne inviato ad Avignone per ottenere una dispensa papale per l'invio quinquennale di quattro navi e sei galee in Egitto. La commissione del 30 luglio 1344 stabiliva anche una somma di 5.000 fiorini da dispensare ad Avignone per conseguire lo scopo. Il denaro finì probabilmente nelle mani del cardinale Ugo Roger di S. Lorenzo in Damaso, che in una lettera del 7 ag. 1344 lodava i due notai, dichiarando la sua amicizia per Venezia. L'istanza che il 3 giugno 1347 la Signoria inviò al B., presso la Curia ad Avignone, per conto del bano di Schiavonia, circa l'introduzione dei minoriti in Bosnia, fa pensare che il notaio ducale avesse veste d'incaricato d'affari veneziano presso la Curia. Ad Avignone il B. si trattenne certamente fino al 31 maggio 1348, data della credenziale con cui Clemente VI accompagnò un messaggio affidato oralmente al B. per la Signoria.
Una lettera del doge di Genova dell'11 ag. 1350 mostra il B. in una posizione difficile nel corso di una sua missione ufficiale a Genova: lo si accusava infatti di aver manomesso le credenziali. Non è noto quale esito avesse l'episodio; a giudicare però dalla sua attività negli anni seguenti, sembra che al B. fossero affidati per un certo periodo solo incarichi di minor impegno, anche se connessi sempre con la politica estera della Signoria. Il 30 genn. 1351 rogò lo strumento con cui Venezia concedeva 500 ducati d'oro ai procuratori dell'imperatore latino titolare di Costantinopoli, Roberto, principe di Taranto e d'Acaia; mentre il 12 luglio 1351 redasse il verbale del giuramento prestato dal doge a nome della Signoria circa l'osservanza dei patti dell'alleanza quadriennale antigenovese stipulata con Pietro IV d'Aragona il 20 febbr. 1351. Il 10 genn. 1354 al B. fu affidato un altro incarico di rilievo: fu scelto per rappresentare Venezia alla stipulazione del patto di alleanza fra Carraresi ed Estensi.
Dopo la scomparsa del doge Andrea Dandolo cominciò per il B. un periodo di minor impegno diplomatico e curiale. Comunque, il 31 maggio 1357 venne inviato presso il cardinale Albornoz, certo da lui conosciuto in passato nel corso delle sue missioni ad Avignone. Ad Avignone tornò anche nel marzo del 1359 con vari incarichi, e nel maggio dello stesso anno fu inviato a Cesena presso l'Albornoz che lo incaricava di un suo messaggio alla Signoria.
Il 13 genn. 1361 il B. figura come testimone nell'accordo concluso con Genova circa la libera circolazione dei Genovesi in zone del Levante controllate da Venezia, e il 9 aprile di quello stesso anno rogava la risposta del doge all'inviato dell'imperatore Carlo IV riguardante la questione privata di un suo consigliere non soddisfatto dalla giustizia veneta. Il 18 maggio dello stesso anno rappresentò la Signoria nella concessione di un prestito di 3.000 ducati al patriarca di Aquileia. Il 22 nov. 1361 sottoscrisse come teste la ricevuta di 4.000 ducati d'oro concessi in prestito al signore di Spilimbergo; si trattava di transazioni finanziarie che rientravano nel quadro della politica veneziana nei confronti del ducato d'Austria e del patriarcato di Aquileia, allora in conflitto. L'8 luglio 1361 roga il testamento di Åaneta relicta ser Guffredi Mauroceni e il 28 febbr. 1362 un atto relativo a un accordo fra Tolberto di Prata e i da Camino di Ceneda. Il 19 giugno dello stesso anno venne inviato in missione presso Francesco da Carrara vicario imperiale a Padova, per protestare contro l'occupazione della località di Casamatta, reclamata da Venezia in base a un trattato con il re d'Ungheria. Il 30 dello stesso mese il B. fungeva da intermediario nella questione della navigazione sul Po, in pendenza fra la Signoria e Niccolò marchese d'Este. Alla fine di luglio si recò a Padova per condurre trattative circa la definizione delle procedure da applicare reciprocamente in giudizi concernenti debiti.
Dopo questa data non si ha più traccia della sua attività in curia; il B. proseguì comunque nella sua professione di notaio come dimostrano quattro testamenti rogati rispettivamente il 19 ott. 1365, il 16 luglio 1369, il 12 apr. 1371 e il 1º maggio 1372. Il testamento di maestro Iacobusde Medicis, rogato il 1º maggio 1372, conservato in una copia del XV secolo, non di mano del B., è l'ultimo suo atto pervenutoci.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Notarile,Cancelleria inferiore, B. 20, nn. 1, 2; Ibid., Notarile,Testamenti, B. 919 (quattro testamenti); A. Da Mosto, L'Archivio di Stato di Venezia, I, Roma 1937, p. 256; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia,Regesti, II, a cura di R. Predelli, Venezia 1878, passim; L'administration des Etats de l'Eglise au XIVe siècle. Correspondance des légats et vicaires-généraux. Gil Albornoz et Androine de la Roche (1353-1367), a cura di J. Glénisson e G. Mollat, Paris 1964, nn. 329, 480.