CRIVELLUCCI, Amedeo
Storico, nacque ad Acquaviva Picena il 20 aprile 1850. Laureatosi a Pisa nel 1872 e perfezionatosi all'università di Berlino, insegnò successivamente nei licei di Siena, di Sassari, di Palermo e di Roma. Dal 1885 al 1907 tenne la cattedra di storia medievale e moderna all'università di Pisa. Fu trasferito, quindi, all'università di Roma e morì l'11 novembre 1914 in un'aula, mentre discuteva una tesi di laurea.
Il C. fu uno dei più efficaci introduttori in Italia del metodo filologico tedesco e di quel metodo impersonò i pregi e i difetti. Amava più le discussioni metodologiche tecniche che quelle filosofiche e sociologiche, e tradusse del celebre manuale di E. Bernheim solo le parti che riguardavano l'euristica e la critica (Manuale del metodo stotico, Pisa 1897). Mancava di profondità nelle idee generali, ma era ricco e preciso nei particolari e vedeva, quindi, nella storia svolgersi più intrighi e maneggi di uomini, che anonime forze ideali. Non intese la funzione storica della Chiesa nel Medioevo, ma rivelò nella sua opera maggiore - cui si riallaccia buona parte della sua produzione minore - Storia delle relazioni tra lo Stato e la Chiesa, I e II, Bologna 1885-86 (fino a Gregorio Magno), III, 1907 (origine del potere temporale), molto acume, anzi talvolta troppo acume nell'interpretazione dei documenti. Iniziò due opere periodiche molto utili, che si spensero con lui: la rivista Studi storici dal 1892 e l'Annuario bibliografico della storia d'Italia (1902-1910) in collaborazione con G. Monticolo e F. Pintor. Maestro nel vero senso della parola, ebbe discepoli valenti (che presero però altre vie) quali il Volpe, íl Silva, il Filippini. C. aveva insomma, con maggiore disciplina scientifica e minori doti divulgative, la mentalità razionalistica settecentesca, ed è stato ravvicinato al Giannone.
Bibl.: B. Croce, St. della storiografia italiana nel secolo XIX, Bari 1921, II, pp. 187-192; G. Volpe, Storici e maestri, Firenze 1924, pp. 31-64.