SALUZZO, Amedeo di
SALUZZO, Amedeo di. – Nacque nel 1362, secondogenito del marchese di Saluzzo Federico II e di Beatrice, figlia di Ugo conte di Ginevra.
Altri figli della coppia furono Tommaso (futuro marchese di Saluzzo), Ugo (che sposò Margherita di Baux), Pietro (vescovo di Mende), Roberto e Giacomo (entrambi frati Predicatori), Polia, Violante, Costanza, Riccarda (monaca nell’abbazia di Saint-Pierre di Lione); il marchese Federico ebbe anche le figlie naturali Giovanna (accolta nella domus femminile di S. Maria di Revello), Franceschina e Margherita.
Amedeo, come altri componenti della famiglia, fu educato in Francia, dove aveva ereditato dalla madre la signoria d’Anthon e diverse altre terre del Viennoise. La sua formazione giuridica ebbe luogo, almeno in parte, all’Università di Avignone, in cui è attestato studente in diritto civile negli anni 1378-82. Gli studi universitari, favoriti da una dotazione di 470 franchi erogata dalla collettoria di Lione, si conclusero con il grado accademico di baccelliere in diritto civile, ottenuto nello Studium della città papale, cui seguì la licenza nella stessa disciplina, conseguita prima del novembre 1383 forse all’Università di Orléans, dove studiò anche il fratello Pietro.
Durante i suoi studi universitari ebbe come precettore il savoiardo Jean de Brogny, tra i maggiori giuristi impiegati nella Curia papale e futuro cardinale, che dedicò ad Amedeo Saluzzo il suo Breviarium iuris (Avignon, Bibliothèque municipale, 766); conobbe inoltre Paolo di Castro, celebre professore di diritto nello Studio avignonese.
La rapida ascesa nei quadri ecclesiastici realizzata da Amedeo fu sostenuta dall’attenta politica nepotistica di Roberto di Ginevra, antipapa con il nome di Clemente VII, cui era legato da vincoli di parentela (la madre di Amedeo, Beatrice, era infatti cugina del padre di Roberto). La sua prima provvista di benefici si localizzò nelle diocesi del Nord-Est della Francia, con un progressivo orientamento verso le regioni sud-occidentali, dove erano concentrati gli interessi patrimoniali della famiglia marchionale. Nel 1375 papa Gregorio XI conferì al giovane chierico – che non andò oltre la consacrazione sacerdotale – il canonicato della cattedrale di Nôtre-Dame di Cambrai, riservandogli l’arcidiaconato della chiesa di Valence; tre anni più tardi Amedeo ebbe il canonicato della chiesa di Liegi, assegnatogli dall’antipapa Clemente VII. Sempre nel 1378 rinunciò all’arcidiaconato della chiesa di Valenciennes per assumere la medesima dignità nella cattedrale di Saint-Jean-Baptiste di Lione, i cui stalli del coro erano stati occupati da altri membri della sua famiglia nel corso del Trecento. Seguirono ulteriori provviste destinategli da Clemente VII: nel 1381 fu nominato canonico e decano di Nôtre-Dame di Bayeux e canonico e arcidiacono di Campinie, nella chiesa di Liegi; il 4 novembre 1383 fu nominato vescovo dei seggi episcopali unificati di Valence e Die, che amministrò fino al giugno del 1388.
Il 23 dicembre 1383, poco più che ventenne, fu creato cardinale diacono di S. Maria Nuova da Clemente VII. Il titolo cardinalizio venne riconfermato dal papa romano Bonifacio IX, che succedette a Urbano VI nel novembre del 1389; dal nuovo pontefice Amedeo ottenne anche la nomina a cancelliere della Chiesa romana. La provvista beneficiaria del cardinale si articolò ulteriormente in quegli anni: alla rinuncia, nel 1383, all’arcidiaconato della cattedrale di Cambrai seguirono il canonicato e l’arcidiaconato delle chiese di Carpentras e di Reims, nel 1390; il priorato del monastero cluniacense di Nôtre-Dame di Ganagobie, nella diocesi di Sisteron, nel 1392; il priorato dell’abbazia cluniacense di Nôtre-Dame di La Charité-sur-Loire, nella diocesi di Sens, nel 1393.
Manifestò sensibilità per gli studia humanitatis, favorendo la circolazione di uomini di cultura e di manoscritti nella sua familia cardinalizia ed entrando in contatto con importanti personalità dei circoli letterari avignonesi, quali Jean Muret, Jean de Montreuil e Nicolas de Clamanges. Un più stretto rapporto di amicizia lo legò a Laurent de Premierfait, figura di spicco del primo umanesimo francese che volle come segretario, e al poeta napoletano Giovanni Moccia, il quale gli dedicò una parte della sua produzione poetica. Oltre a mostrare interessi petrarcheschi e, molto probabilmente, boccacciani, Amedeo apprezzò la Commedia dantesca – forse stimolato dalla sua possibile lettura in chiave riformistica offerta dai forti messaggi morali contenuti – di cui promosse, insieme ai prelati inglesi Nicholas Bubwych e Robert Hallam, una traduzione in lingua latina, commissionata durante il Concilio di Costanza al francescano Giovanni Bertoldi da Serravalle, vescovo di Fermo, che la ultimò, con il corredo di un commento, nel gennaio del 1417. Nella sua familia accolse diversi chierici di formazione universitaria, alcuni dei quali attivi nella docenza giuridica e teologica, come Ugo de Genas, professore di diritto nello Studio di Avignone, e Philippus Parentis, lettore di teologia all’Università di Parigi.
Alla morte di Clemente VII Amedeo assunse un rilevante ruolo tra i cardinali di obbedienza avignonese entrati in conclave il 26 settembre 1394, facendosi promotore della nomina del papa romano Bonifacio IX, che considerava una possibile via per porre fine allo scisma. Il progetto si infranse dinanzi all’elezione di Pedro de Luna, antipapa con il nome di Benedetto XIII, che inviò il cardinale Amedeo suo ambasciatore presso il re Ferdinando d’Aragona per notificargli l’avvenuta elezione papale e domandargli assistenza. Le successive azioni del cardinale, non sempre guidate da una piena fedeltà a Benedetto XIII, furono caratterizzate dalla volontà di riportare la Chiesa all’unità, espressa nella sua partecipazione ai delicati negoziati tra l’antipapa e la monarchia francese la quale, sino ad allora favorevole all’obbedienza avignonese, si stava avvicinando alla via cessionis, ovvero alla teoria, respinta da Benedetto XIII, che considerava l’abdicazione dei due papi contendenti un passaggio ineludibile per la risoluzione dello scisma. Nel gennaio del 1399, insieme ai cardinali Gui de Malessec e Pierre de Thury, Amedeo venne inviato dal Sacro collegio a Parigi per chiedere la deposizione di Pedro de Luna; tornò nuovamente come ambasciatore presso la corte regia nell’ottobre del 1401 e nel maggio del 1403, quando chiese a Carlo VI l’annullamento della sottrazione d’obbedienza. Il cardinale aderì con sempre maggiore convinzione alle posizioni conciliariste che attraversavano il Sacro collegio, partecipando, con altri cardinali ‘clementini’, all’incontro con i colleghi romani tenutosi a Livorno nel giugno del 1408. La stesura, seguita a questi colloqui, di una comune dichiarazione di sottrazione d’obbedienza ai due antagonisti Gregorio XII e Benedetto XIII gettò le basi per il concilio di Pisa. Questo, apertosi nel marzo 1409, portò alla deposizione dei due papi e alla nomina, il 7 luglio seguente, del cardinale di obbedienza romana Pietro Filargo al soglio pontificio con il nome di Alessandro V, incoronato dal decano dei cardinali diaconi Amedeo di Saluzzo. Dal nuovo papa il cardinale ottenne la conferma della carica di cameriere del Sacro collegio e la nomina a legato apostolico a Genova. Al breve pontificato di Alessandro V successe, dal maggio del 1410, quello di Giovanni XXIII, che favorì Amedeo del decanato della chiesa di Le Puy. Anche durante il Concilio di Costanza, apertosi nel novembre del 1414, Amedeo si adoperò assiduamente per l’unione universale della Chiesa: nel conclave che portò all’elezione di Ottone Colonna come papa Martino V, l’11 novembre 1417, Amedeo di Saluzzo fu tra i candidati maggiormente favoriti al soglio pontificio, ottenendo dodici voti.
Nel febbraio del 1418 Martino V inviò Amedeo come suo legato in Francia, con il difficile compito di operare per una pacificazione tra i principi cristiani. Durante il viaggio di ritorno una grave infermità lo obbligò a sostare a Saint-Donat, parrocchia della diocesi di Vienne dove, il 21 giugno 1419, dettò le sue volontà scegliendo come esecutori testamentari alcuni membri della sua familia cardinalizia.
Come molti altri cardinali, manifestò nelle sue disposizioni una evidente sensibilità per le istituzioni educative, dotando finanziariamente una scuola, da fondarsi in Saint-Donat, per dodici giovani – quattro clericuli e otto provenienti dalla locale comunità – retta da un chierico sufficientemente istruito. Sempre seguendo una diffusa tradizione cardinalizia, ricordò espressamente nel testamento i suoi libri liturgici e giuridici, lasciando all’ufficio del camerario del collegio cardinalizio, che lui aveva presieduto, alcuni testi connessi ai suoi incarichi di alto prelato, da conservarsi nella libraria da lui istituita nell’Università di Avignone. Divise inoltre la sua biblioteca giuridica «ad utilitatem» degli studenti poveri delle università di Orléans e di Avignone, dove aveva studiato. I libri liturgici accompagnarono i ricchi lasciti destinati da Amedeo a istituzioni religiose, rappresentate da una serie di monasteri, canoniche regolari e conventi di ordini mendicanti, oltre che da chiese collegiate e parrocchiali dislocate in tutto il Regno di Francia, in particolare nelle regioni del Sud-Est, dove erano maggiormente concentrati i suoi benefici ecclesiastici. Nominò erede universale di tutte le sue sostanze mobili e immobili e di ogni giurisdizione nel Delfinato il nipote Bertrando, figlio di Ugo. Alla morte di questi, nel 1424, la signoria d’Anthon e le altre terre del Viennoise passarono al marchese di Saluzzo Ludovico I.
Amedeo morì in Saint-Donat il 28 giugno 1419 e fu inumato nella chiesa cittadina.
L’anno successivo il suo corpo fu translato nella chiesa cattedrale di Saint-Jean-Baptiste di Lione e collocato nel sepolcro edificato dallo scultore Jacques Morel. Il monumento sepolcrale, certamente di grande eleganza, fu integralmente demolito dagli ugonotti nel 1552.
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