GIANNINI, Amedeo
Nacque a Napoli il 18 sett. 1886, da Pietro, insegnante ginnasiale di storia e geografia, e da Maria D'Andrea. Conseguita la licenza liceale nel 1903-04, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Napoli, ove si laureò il 18 dic. 1908. Nel 1909 entrò per concorso al ministero dell'Interno.
Nominato, il 20 giugno 1910, alunno di 1ª categoria nell'amministrazione provinciale, fu subito destinato alla prefettura di Como. Segretario di 4ª classe dall'aprile 1911, fu trasferito presso l'amministrazione centrale per essere poi promosso segretario di 3ª classe nel novembre 1913, di 2ª nel giugno 1917 e di 1ª nell'agosto 1919. Nell'ottobre di quell'anno fu nominato consigliere di prefettura di 4ª classe e primo segretario nell'amministrazione centrale. Frattanto, il 25 luglio 1912, aveva sposato Olimpia Gaeta, dalla quale ebbe quattro figli.
L'11 febbr. 1920 venne destinato come sottoprefetto a Vallo della Lucania. Intanto, nel gennaio 1919, era stato chiamato da V.E. Orlando all'ufficio stampa della presidenza del Consiglio e inviato a Parigi, presso la delegazione italiana alla conferenza della pace. Caduto il ministero Orlando e tornato a Roma, si dedicò per breve tempo a organizzare l'ufficio per le nuove province liberate, prima d'essere nuovamente comandato a Parigi, ancora per dirigervi l'ufficio stampa. Nel luglio 1920 un apposito ufficio stampa fu però istituito anche presso il ministero degli Esteri e il G., forte delle precedenti esperienze, fu chiamato a organizzarlo.
Il 25 marzo 1923, il G., a soli 36 anni, fu nominato consigliere di Stato (dal 19 febbr. 1937 sarebbe stato presidente di sezione, il 16 ott. 1938 presidente titolare della I sezione). Piuttosto che nel Consiglio di Stato (consesso al quale, comunque, partecipò regolarmente, contribuendo anche in modo decisivo ad alcune importanti pronunce), l'attività del G. si esplicò successivamente come segretario generale del Consiglio del contenzioso diplomatico, incarico attribuitogli nell'ottobre 1923 (nel settembre 1924 fu nominato inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 1ª classe) e che mantenne sino al 1937.
Appunto da questa posizione chiave egli poté seguire da vicino gran parte dell'attività diplomatica del primo dopoguerra, acquistando in breve tempo quella riconosciuta competenza tecnica che - unita a una rara conoscenza degli ambienti e degli uomini - gli valse una sequenza interminabile di riconoscimenti, onorificenze e incarichi e soprattutto gli garantì a lungo la piena, costante fiducia del governo fascista e dello stesso B. Mussolini.
Per limitarsi ai soli anni Venti e agli incarichi più significativi, nel novembre 1924 il G. venne nominato membro della commissione consultiva per i lavori preparatori della V conferenza dell'Aja di diritto internazionale privato, alla quale poi partecipò quale delegato; in quello stesso anno curò il primo accordo commerciale con l'URSS; nel 1925 rappresentò il ministero degli Esteri a Lione, al VII congresso del comitato giuridico internazionale dell'aviazione e, nel 1926, guidò la delegazione italiana per i negoziati con la Cecoslovacchia. Nel febbraio di quell'anno entrò a far parte della commissione per la riforma della giurisdizione in materia di emigrazione; in aprile fu nominato membro del Comitato per l'unificazione del diritto internazionale privato aeronautico e in giugno delegato nella commissione internazionale per l'esplorazione del Mediterraneo; l'anno successivo divenne presidente della delegazione italiana alla conferenza italo-austriaca per le questioni relative ai beni delle fondazioni, collettività e corpi morali pubblici dell'ex monarchia austro-ungarica e guidò la delegazione italiana alla VI sessione della conferenza dell'Aja di diritto internazionale privato. Nel 1928 rappresentò il ministero degli Esteri al congresso internazionale dell'aviazione (Madrid, marzo), presiedette la commissione interministeriale per la redazione di una convenzione-tipo sull'estradizione, entrò nel comitato incaricato di coordinare le iniziative per l'espansione della cultura italiana all'estero, partecipò alla riunione dell'Unione internazionale delle associazioni per la Società delle nazioni (L'Aja, giugno), presiedette la delegazione italiana nella conferenza di Roma per la convenzione consolare con la Turchia. Nel 1929, infine, capeggiò la delegazione italiana alla conferenza internazionale di diritto privato aeronautico (Varsavia, ottobre) e fu chiamato a far parte del Consiglio superiore coloniale (dal quale sarebbe però stato escluso nel 1933, forse anche per le sue critiche alla politica di E. De Bono). Dal 1929 al 1943 fece anche parte del Consiglio superiore di statistica.
Funzionario versatile, il G. impersonò sin dagli anni Venti e poi, in misura crescente, negli anni Trenta un tipo di competenza tecnico-giuridica che nell'amministrazione italiana appariva abbastanza raro. Nell'ambito, per esempio, di quella vasta azione che il regime promosse nella seconda metà degli anni Venti per il riordino della legislazione e la redazione dei testi unici di settore la sua attenzione per i nuovi fenomeni del diritto e la precoce percezione dei problemi connessi alla loro sistemazione normativa apparve in quegli anni pressoché insostituibile.
Ciò spiega anche l'infittirsi delle responsabilità del G.: membro della commissione reale per la riforma dei codici dal 1924 (sottocommissione del codice marittimo, codice che fu poi definito nel 1931), presidente della commissione per la riforma della legislazione consolare (1936), più tardi della commissione per la riforma della legislazione aeronautica (1937) e della commissione per la riforma della leggi di guerra (1935-38: il risultato che ne derivò fu un vero e proprio testo unico delle convenzioni internazionali allora vigenti); fu membro del comitato per il codice della navigazione (1939) e della commissione consultiva per il diritto di guerra (1939), nonché presidente della commissione per il coordinamento del diritto aeronautico (1941).
Alla sua riconosciuta autorevolezza di esperto della legislazione il G. unì (e fu questa forse la combinazione che ne segnò il successo) la non occasionale conoscenza degli ordinamenti stranieri e anche una vasta esperienza personale di contatti internazionali (testimoniata dall'ingente serie di riconoscimenti, titoli e decorazioni conferitigli da paesi, associazioni pubbliche e private, circoli stranieri: fu tra l'altro fondatore e presidente dell'Istituto per l'Oriente e dell'Istituto per l'Europa orientale, nonché segretario dell'Istituto italiano di diritto internazionale e di numerose accademie e istituti scientifici stranieri). Specialmente dagli anni Trenta la sua azione fu rivolta a costruire - soprattutto nei nuovi settori di intervento economico pubblico apertisi dopo la guerra mondiale - una prima rete di regole capaci di collegare tra loro i vari ordinamenti nazionali.
Fu, per esempio, presidente della delegazione italiana alla conferenza dell'Aja per la codificazione del diritto internazionale e della commissione preparatoria della III conferenza internazionale per l'unificazione del diritto cambiario (guidando poi la delegazione italiana alla conferenza); fu poi presidente della conferenza per l'unificazione del diritto fluviale, delegato aggiunto alla delegazione italiana presso la Società delle Nazioni, osservatore alla XVII conferenza di diritto marittimo di Anversa, presidente della delegazione italiana alla conferenza italo-svizzera per l'unificazione del diritto in materia di cambiale e chèque (Ginevra, novembre 1931), capo della delegazione italiana alla III conferenza internazionale di diritto privato aereo (Roma, maggio 1933), rappresentante ufficiale del governo italiano nella commissione internazionale per la navigazione aerea (1933), membro delle commissioni permanenti di conciliazione tra Portogallo e Svezia e tra Norvegia e Paesi Bassi (1934), delegato italiano alla conferenza dell'Unione internazionale per la protezione della proprietà industriale (1934), membro della commissione istituita per discutere le modifiche della convenzione internazionale di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche e componente del comitato internazionale tecnico di esperti giuridici aeronautici (1935).
Nel 1938, con decorrenza dal 20 ott. 1937, fu nominato ambasciatore.
Uomo chiave della diplomazia preconcordataria, il G. ebbe una parte di assoluto rilievo nelle trattative per i Patti lateranensi, cui diede il contributo della sua cultura giuridica incline al pragmatismo e della sua personale capacità diplomatica. Particolarmente intensi furono i suoi rapporti con le gerarchie cattoliche e con gli ambienti della diplomazia vaticana, cui fu legato anche da vincoli di amicizia personale (come per esempio con padre A. Gemelli e soprattutto con l'influente gesuita P. Tacchi Venturi, con il quale mantenne negli anni un discreto ma efficacissimo filo diretto). Rilevante fu anche il suo contributo alla commissione istituita dal ministro di Grazia e Giustizia per la riforma delle leggi ecclesiastiche (1935).
Importante fu anche l'esperienza accademica del G.: nel 1924-25 gli era stato conferito l'incarico di insegnamento di storia dei trattati presso la scuola di scienze politiche dell'Università di Roma, incarico che gli sarebbe stato rinnovato sino al 1928-29. Dal 1927-28 e sino al 1941-42 la facoltà di giurisprudenza gli affidò l'incarico di diritto aeronautico. Contemporaneamente, dal 1928 al 1930, quella di scienze politiche gli attribuì l'incarico di diritto pubblico interno, per poi conferirgli dal 1930-31 sino al 1943-44 quello di storia dei trattati. Fu anche incaricato di diplomazia e storia dei trattati nella neonata facoltà di scienze politiche di Perugia, rappresentante del ministero degli Esteri nel consiglio direttivo della locale Università per stranieri (nella quale pure tenne dei corsi), professore incaricato all'Istituto di studi superiori Cesare Alfieri di Firenze (1934-35).
Fu, contemporaneamente, più volte commissario nei concorsi universitari delle discipline da lui insegnate e membro, o presidente, delle varie commissioni di concorso per il reclutamento nel ministero degli Esteri, nell'amministrazione coloniale, nei ruoli dell'aeronautica, nelle funzioni di concetto dell'Istituto centrale di statistica (ISTAT). La coincidenza tra queste diverse funzioni gli permise, specie dagli ultimi anni Venti in poi, di controllare in pratica di persona sia il versante del reclutamento delle nuove leve diplomatiche, sia quello delle carriere accademiche nelle discipline più direttamente connesse alle relazioni internazionali e alla politica estera.
Forte di una cultura eminentemente tecnico-giuridica, il G., in quegli anni, tese a collocarsi, nell'ambito del regime, in una posizione allo stesso tempo di forte impegno pratico ma tendenzialmente defilata sul piano politico. Nazionalista nella breve stagione dell'immediato dopoguerra, aveva aderito al fascismo sin dai primi anni Venti, forse anche spinto dal rapporto di stima personale instauratosi con Mussolini (del quale infatti, nel 1926, aveva curato, per la casa editrice Alpes, una delle prime raccolte di discorsi). Avrebbe tuttavia sempre evitato coinvolgimenti diretti nell'attività del partito fascista, ritagliandosi piuttosto il ruolo di consigliere del governo, specialmente nel campo delle relazioni internazionali.
Rilevante fu anche l'impegno del G. nell'ambito del Consiglio nazionale delle ricerche. Divenutone vicepresidente durante la presidenza di G. Marconi (dal 1928), il G. mantenne la carica anche dopo la nomina del successore di questo, P. Badoglio (sino al settembre 1944, sia pure con un'interruzione), ricoprendo allo stesso tempo gli incarichi di presidente della IV sezione per la consulenza legislativa in materia scientifico-tecnica (dal novembre 1933), di presidente della commissione incaricata di predisporre lo schema del nuovo regolamento interno dell'ente (dal settembre 1937), di presidente del Comitato nazionale per la geografia (dal novembre 1937).
Nel 1934 il G. fu nominato senatore del Regno. Nell'Assemblea vitalizia avrebbe svolto un'intensa attività (solo tra il 1934 e il 1938, per esempio, 25 discorsi in aula e 14 relazioni), dedicandosi specialmente ai temi a lui più congeniali (i rapporti internazionali e i trattati tra Stati, i problemi dell'aeronautica e delle colonie, i bilanci dei ministeri in genere).
Ebbero forse più rilievo - e sarebbero poi stati evocati dal G. a propria difesa in sede di giudizio di epurazione - l'intervento del 19 dic. 1938 sull'istituzione della Camera dei fasci e delle corporazioni (volto a conciliare la riforma fascista con lo statuto albertino del 1848, del quale implicitamente egli rivendicava la piena vigenza e anzi postulava la supremazia nel sistema delle fonti, riconducendo tutta la legislazione fascista nell'ambito degli "sviluppi della nostra vita nazionale, che non ripugna ad un certo tradizionalismo"); e quello del maggio 1940 sulla gerarchia delle fonti normative (con un insistito cenno polemico - questa volta - contro la pratica fascista di ricorrere alla legge per non dover affrontare, come sarebbe accaduto se si fosse seguita la via dei decreti legge, il severo giudizio del Consiglio di Stato).
La seconda metà degli anni Trenta, però, fu soprattutto dedicata all'impegno nell'amministrazione del commercio estero, nella quale il G. assunse, dal 7 ag. 1936, l'importante responsabilità di direttore generale degli Affari economici.
La nomina veniva come coronamento della sua lunga attività negli organismi tecnici dell'amministrazione economica e specialmente in quella degli Esteri, e anche come riconoscimento di una competenza pratica ormai pluridecennale nel nuovo settore della diplomazia economico-commerciale.
All'epoca il G. era, del resto, già rappresentante del ministero degli Esteri nella commissione istituita per la revisione delle norme sulla condotta di guerra; faceva parte per conto dello stesso ministero della corporazione del mare e dell'aria, presiedeva la commissione interministeriale per la difesa contro le sanzioni ed era stato designato da Mussolini in persona quale capo della delegazione italiana per le trattative commerciali in corso con la Svizzera.
In conseguenza del suo nuovo ruolo di direttore generale avrebbe contribuito con efficacia alla rinegoziazione, con circa 50 Stati, di accordi commerciali per lo più decaduti durante il periodo delle sanzioni ginevrine: tra l'altro, in quello stesso 1936 fu chiamato a far parte del comitato per l'esame delle concessioni di importazione e di quelle relative alla restituzione dei dazi e fu nominato membro del comitato tecnico dell'Istituto nazionale fascista per il commercio con l'estero; fu inoltre presidente della delegazione per le trattative commerciali italo-germaniche, con la difficile responsabilità di impostare i rapporti commerciali con i futuri alleati (dal maggio 1938 ministro plenipotenziario per la firma degli accordi di carattere commerciale tra i due paesi). Frattanto impostò le trattative commerciali italo-turche e quelle italo-americane (1936), così come poi quelle italo-albanesi e quelle italo-belghe (1937).
Altri incarichi gli vennero conferiti anche presso il ministero della Stampa e Propaganda (1936, membro della commissione per l'esame della legislazione in materia di diritto d'autore; 1939, componente del consiglio di amministrazione dell'Ente nazionale per il turismo [ENIT]; 1942, presidente della commissione per la concessione di permessi di utilizzazione economica di opere protette dal diritto d'autore e appartenenti a sudditi di nazionalità nemica) e nell'ambito dell'amministrazione di guerra (presidente del tribunale delle prede ma anche autorevole membro della commissione d'armistizio con la Francia nel 1940).
Intensissima (per quanto spesso ispirata più a intenti espositivi che non critici) fu l'attività pubblicistica del G.: oltre 500 pubblicazioni dedicate alla storia diplomatica, alle nuove branche del diritto aeronautico, marittimo, coloniale, al diritto commerciale, ma anche a quello costituzionale, a quello internazionale, al diritto ecclesiastico, al diritto amministrativo. Diresse inoltre numerosi periodici e riviste, tra i quali la Rivista di diritto aeronautico (1924-26), Il Diritto ecclesiastico italiano (1926-37), Il Diritto marittimo (1930-42), L'Europa orientale (1921-43), Studi di diritto corporativo (1928).
Una produzione vasta e variegata, nella quale un certo eclettismo di fondo fu compensato dall'apertura mentale del G. verso i nuovi campi del diritto (per esempio verso il nuovo diritto automobilistico, o quello ferroviario, o lo stesso diritto degli spazi e dei trasporti aerei o il diritto d'autore) nonché dalla sua conoscenza approfondita del diritto costituzionale comparato.
Gli anni della guerra videro il G. fortemente impegnato nel comitato italo-tedesco, ove si trovò a dover resistere sempre più frequentemente alla arrogante invadenza del plenipotenziario nazista C. Clodius. Un incidente ferroviario, il 1° luglio 1943, mentre da Venezia si spostava a Bologna, procurò al G. la frattura di una spalla e l'incrinatura di tre costole con spostamento traumatico dell'aorta. La menomazione, nel marzo 1944, gli consentì di evitare il trasferimento al Nord, dove avrebbe dovuto seguire l'amministrazione della Repubblica sociale italiana (sarebbe dovuto partire per Cremona ma fu riconosciuto inidoneo a effettuare il viaggio).
Nei mesi dell'occupazione tedesca di Roma il G. (come risulta dalle testimonianze davanti alla commissione di epurazione di A.C. Jemolo, di G. Capograssi e di altre personalità) tenne un prudente ma attivo atteggiamento di solidarietà verso le vittime delle persecuzioni razziali. Due dei suoi figli, legati alla Resistenza, furono ricercati in quei mesi dalla polizia e dalle bande nazifasciste della capitale. Liberata Roma il 4 giugno 1944, il G. venne dapprima sospeso da tutte le cariche e dall'insegnamento all'università, quindi, il 9 sett. 1944, arrestato e condotto a Regina Coeli per poi essere ricoverato in clinica in ragione delle sue precarie condizioni di salute. Deferito alla commissione per l'epurazione del Consiglio di Stato il 3 ott. 1944, con richiesta di dispensa dal servizio, il giudizio nei suoi confronti decadde per essere stato intanto il G. collocato a riposo su domanda.
Gli anni successivi segnarono per il G. una fase di vita appartata, prevalentemente dedicata agli studi.
Nel 1946 pubblicò Il cammino della "conciliazione" (Milano), nel quale ripercorreva sul filo della memoria l'esperienza del 1929. Iscrittosi all'albo degli avvocati, prese a esercitare saltuariamente la professione legale. In vista delle elezioni del 1948 si schierò su posizioni atlantiche (fondò tra l'altro un Fronte degli Italiani di ispirazione anticomunista).
Il G. morì a Roma il 18 dic. 1960.
Della sua abbondante produzione si ricordano ancora: La questione orientale alla conferenza della pace, Roma 1921; I concordati postbellici, Milano 1929; Le costituzioni degli Stati dell'Europa orientale, Roma 1930; Le convenzioni internazionali di diritto marittimo, ibid. 1930; Le costituzioni degli Stati del Vicino Oriente, ibid. 1931; Il movimento internazionale per l'unificazione del diritto commerciale, Milano 1931; Saggi di diritto aeronautico, ibid. 1932; Il Consiglio di Stato e le sue attribuzioni negli ordinamenti stranieri, in Il Consiglio di Stato. Studi in occasione del centenario, I, Roma 1932, pp. 373 ss.; La convenzione di Berna sulla proprietà letteraria, ibid. 1933; I mandati internazionali, ibid. 1933; Nuovi saggi di diritto aeronautico, ibid. 1940; La fase attuale della dottrina dello Stato, in Scritti giuridici in onore di S. Romano, I, Padova 1940; L'ultima fase della questione orientale (1913-1939), Milano 1941; Gli studi di diritto costituzionale in Italia (1848-1948), in Rassegna di diritto pubblico, III (1949), 3, pp. 88 ss.; L'armistizio italo-francese, in Rivista di studi politici internazionali, XVIII (1951), pp. 7-24; L'accordo italo-germanico per il carbone (1940), ibid., XXI (1954), pp. 462-468.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Carte A. Giannini, bb. 1-16; C. Zoli, Cenni biografici dei componenti la magistratura del Consiglio di Stato (1831-1931), in Il Consiglio di Stato. Studi in occasione del centenario, II, Roma 1932, p. 140; L. Rossi, La "elasticità" dello Statuto italiano, in Id., Scritti vari di diritto pubblico, VI, Milano 1941, p. 10 n.; F. Guarneri, Battaglie economiche tra le due grandi guerre, Milano 1953, I, p. 18; II, pp. 69, 318, 448; F. Margiotta Broglio, Italia e Santa Sede dalla grande guerra alla Conciliazione, Bari 1966, passim; R. De Felice, Mussolini il fascista, I, La conquista del potere, 1921-1925, Torino 1966, pp. 493, 543; II, L'organizzazione dello Stato fascista, 1925-1929, ibid. 1968, pp. 105-109, 391; A.C. Jemolo, Anni di prova, Vicenza 1969, p. 187; G. Ciano, Diario 1937-1943, a cura di R. De Felice, Milano 1980, ad indicem; E. Serra, La diplomazia in Italia, Milano 1984, pp. 139, 143; G. Melis, Due modelli di amministrazione tra liberalismo e fascismo. Burocrazie tradizionali e nuovi apparati, Roma 1988, pp. 169 s.; R. De Felice, Mussolini l'alleato, I, L'Italia in guerra, 1940-1943; II, Dalla guerra "breve" alla guerra lunga, Torino 1990, ad indicem; L. Mangoni, Giuristi e politica. Il diritto come supplenza, in Stato e cultura giuridica in Italia dall'Unità alla Repubblica, a cura di A. Schiavone, Roma-Bari 1990, p. 335; F. Lanchester, Momenti e figure nel diritto costituzionale in Italia e in Germania, Milano 1994, ad ind.; La legislazione elettorale dell'Europa centro-orientale (Giornate "A. Giannini"), (Roma 1994), a cura di F. Lanchester, Milano 1995, ad ind.; E. Serra, Professione: ambasciatore d'Italia, Milano 1999, p. 179.