AMEDEO VII, conte di Savoia
Figlio di Amedeo VI conte di Savoia e di Bona di Borbone, nacque nel castello di Chambéry il 24 febbr. 1360. Ebbe come governatore Jean d'Orlyé. Già nel 1372 il padre concordò il futuro matrimonio del figlio con Bona, figlia del duca di Berry: il matrimonio fu celebrato a Parigi nel 1377, ma la sposa venne in Savoia solo nel 1381. Secondo il contratto matrimoniale, A. ebbe il governo della Bresse e qui fece il tirocinio dell'arte di governare e del combattere con la conquista della Dombes, riuscita solo parzialmente.
Per acquistare conoscenza della corte francese, nel 1380 si recò a Reims alla incoronazione del nuovo re Carlo VI. Quando nel 1383, il 10 marzo, Amedeo VI morì nell'Abruzzo, durante la spedizione di Luigi d'Angiò, A. sire della Bresse, come era chiamato, ne raccolse la successione. Il padre però nel testamento, mentre lasciava il figlio erede universale, aveva stabilito che la madre Bona di Borbone fosse usufruttuaria, governatrice ed amministratrice di tutto lo stato sabaudo, con diritto di godere dei redditi dello stato e di governare gli affari vita natural durante, purché non passasse ad altre nozze.
A. regolò il governo dello stato con la madre, dichiarando di voler aderire alle volontà paterne. Ancora nel 1383 sistemò la sua posizione verso l'impero, chiedendo ed ottenendo dall'imperatore Venceslao la conferma dei privilegi e l'investitura della contea. Nell'autunno dello stesso anno partecipò alla spedizione reale in Fiandra in difesa del duca di Borgogna: fu alla presa di Cassel, di Bergues e poi di Bourbourg. Fu sotto le mura di questa città che per festeggiare la notizia della nascita del suo primogenito Amedeo (4 sett. 1383) lasciò il lutto per la morte del padre e si vestì di rosso: di qui il soprannome di "Conte Rosso'' con cui è conosciuto. Nel 1384 A. intervenne nel Vallese in difesa del vescovo di Sion, Edoardo di Savoia, contro la popolazione tedesca dell'Alta Valle guadagnata dalla propaganda di Gian Galeazzo Visconti. Le milizie sabaude presero d'assalto Sion e i suoi castelli e mantennero l'occupazione per proteggere il vescovo. Presto però A. dovette occuparsi del Canavese, dove le lotte tra le varie stirpi feudali arduiniche e non arduiniche erano continue: le popolazioni rurali ne approfittarono per insorgere ed attaccare i castelli. Questa sollevazione, detta all'uso francese "tuchinaggio", fu repressa solo nel 1387.
Durante il 1386 A. accettò l'invito venutogli da Parigi di partecipare ad una nuova cavalcata contro gli Inglesi e fu al campo di L'Ecluse dove si doveva preparare lo sbarco in Inghilterra; ma approfittò, prima, della raccolta delle sue genti per tentare l'occupazione di Saluzzo risolvendo il vecchio conflitto con quel centro aleramico. Dietro i marchesi di Monferrato e di Saluzzo il conte di Savoia sapeva che vi era la mano di Gian Galeazzo Visconti, ma non poteva certo prendere l'iniziativa di rompere col cugino di Milano. Nel 1389 anzi protesse il passaggio per il suo stato della figlia del conte di Virtù, Valentina, la quale andava sposa a Parigi al duca di Turenna: atteggiamento rispettoso, ma riserbato; Valentina aveva in dote la città di Asti su cui i conti di Savoia avevano diritti indi scutibili per concessioni imperiali. La tolleranza verso i Visconti era necessaria alla politica sabauda in questo momento, in vista di un loro atteggiamento favorevole per la soluzione del problema di Nizza. A. da Cuneo, occupata nel 1382 dal padre suo, mirava a risalire la valle della Stura ed a ridiscendere in Provenza. Il conflitto tra Angioini e Durazzeschi si era trasportato da Napoli in Provenza; il conte di Savoia poteva invocare gli impegni che Luigi I d'Angiò aveva preso con Amedeo VI prima della spedizione contro Napoli. Nel 1385 A. ed il principe d'Acaia occuparono l'alta valle della Stura e poi quella di Barcellonetta; nel 1388 con l'appoggio dei Grimaldi e di altre famiglie nobili della regione, venne effettuata la spedizione su Nizza.
L'accordo fra i Grimaldi di Bueil ed il conte di Savoia avvenne il 2 apr. 1388: i Grimaldi si dichiaravano vassalli del conte di Savoia per la loro baronia, impegnandosi a consegnare al conte tutta la contea di Nizza; A. si impegnava a difendere dette terre contro ogni nemico, governandole con bontà, conservando i loro privilegi. II conte di Savoia scese nel territorio di Nizza innalzando la bandiera imperiale e si accampò davanti la città. Il gran consiglio aveva discusso il giorno prima ed aveva conchiuso con l'accettare le proposte dei Grimaldi. Così il 28 settembre all'abazia di San Ponzio i Nizzardi offrirono la loro sottomissione e discussero le clausole del patto: i cittadini stretti dalle lotte di parte, dalle devastazioni, dalla carestia, avevano, fatto ricorso al vicario imperiale affidandogli la custodia e la protezione della città e del territorio; A. avrebbe governato e protetto Nizza a sue spese, riconsegnandola a re Ladislao se entro tre anni avesse soddisfatto ai suoi obblighi. Così la casa di Savoia aveva finalmente quello sbocco al mare che già A. VI aveva desiderato. Che l'occupazione di Nizza influisse rapidamente, rialzando il prestigio dei conti di Savoia nella politica italiana, apparve ben presto quando la espansione viscontea a danno degli Scaligeri e dei da Carrara spinse il governo fiorentino a cercare i modi di fermare Gian Galeazzo.
A Firenze si misero gli occhi sul conte di Savoia e si pensò di trascinano ad una coalizione contro Milano. A. acconsentì ad ascoltare le proposte venute da Firenze, di attaccare cioè da occidente Gian Galeazzo: gli si offrivano i territori milanesi occidentali che avrebbe potuto dividere col re di Francia, il quale a sua volta avrebbe dovuto entrare nella lega. A questo punto A. comprese che sarebbe diventato uno strumento della politica fiorentina e si arrestò. Egli aveva conchiuso un trattato di alleanza con Gian Galeazzo nel 1385 e lo rinnovò nel 1390: aiuto reciproco, denuncia reciproca di nemici, di congiurati. A. lasciava libertà d'azione all'alleato verso Venezia, gliela toglieva nelle regioni pedemontane dove mirava ad estendere la sua egemoma. Continuò a trattare con i Fiorentini, ma il fallimento delle spedizioni di Stefano III duca di Baviera e di Giovanni d'Armagnac spinti dai Fiorentini contro Gian Galeazzo lo rassicurò sulla bontà della politica prudente che aveva adottato. Una caduta da cavallo durante una caccia gli determinò una ferita alla coscia destra; l'infezione portò ad un processo di setticemia; l'incidente avvenne. il 3 ottobre, e il 10 nov. 1391 Si ebbe la morte del giovane principe non ancora trentaduenne. La tradizione volle vedere nella sua morte un avvelenamento.
Dalla consorte Bona di Berry aveva avuto un maschio, Amedeo, nato nel 1383 e una femmina, Bona, nata nel 1388; alla sua morte la consorte era gravida e dette alla luce una figlia femmina, Giovanna, il 26 luglio 1392.
A. fu sepolto nella tomba di famiglia all'abbazia di Altacomba.
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