AMEGLIA
Piccolo centro in provincia di La Spezia situato su un colle alla destra del fiume Magra. Il territorio di A. era già noto nell'ambito dell'archeologia preromana della Lunigiana per rinvenimenti occasionali. Dalla approssimativa localizzazione dei vecchi rinvenimenti, appare chiara, sulle pendici delle colline che circondano il borgo medievale, la presenza di alcuni sepolcreti liguri che mantennero inalterato, per un arco cronologico piuttosto lungo - dalla fine del IV sec. a.C. all'età augustea - sia il rito dell'incinerazione sia la cassetta litica quale contenitore preferenziale per i corredi. Queste caratteristiche del rito funebre sono attestate in Liguria già per la prima Età del Ferro nella necropoli di Chiavari. Per questo periodo ad A. (loc. Senato), nell'alveo del Magra, sono state recentemente rinvenute fibule del tipo Cerinasca (tipiche del Golasecca GIII e Certosa tipo IV), che attestano la frequentazione del sito e ovviamente del bacino lagunare del portus Lunae già in questo orizzonte cronologico. Il nucleo di tombe in località Cafaggio, scoperto e, in parte, recuperato nel 1976, è situato sulle pendici più basse della collina di Costa Celle e si trovava sulla riva opposta a quella in cui nel 177 a.C. sarà fondata la colonia romana di Luni.
L'impianto del sepolcreto, costituito da due sequenze di monumenti (se ne conservano diciannove) disposte sul pendio in senso E-O e recintate da un muro sul lato S, denuncia un'organizzazione programmata dell'area sepolcrale. Ogni monumento funerario è costituito da un modulo base a pianta più o meno quadrangolare, in muratura a secco, ricoperto da un cumulo di sassi, con una cassetta litica all'interno. A questa struttura principale vengono talvolta addossate altre cassette o monumenti minori, cosicché si determinano complessi più articolati di cui si segue solo in parte lo sviluppo diacronico interno.
A tale complessità corrispondono alcune peculiarità relative alle sepolture addossate al monumento principale. Tra queste va segnalato l'uso di anfore tronche (greco-italiche e massaliote) e di un piccolo dolio, quali contenitori del cinerario e del corredo in luogo della cassetta litica, della quale si mantiene la sola lastra di base.
Questi monumenti, destinati ad accogliere un certo numero di incinerazioni all'interno e all'esterno, sembrano suggerire il rispetto di vincoli familiari e/o sociali, oggi non immediatamente comprensibili.
Le deposizioni maschili e femminili sono generalmente ben individuate dal corredo personale. Oggetti di ornamento (spiralette in argento e in oro, anelli a verga o con castone sempre in argento, orecchini d'oro e pendagli di collana in argento e in bronzo, vaghi di collana in vetro, elementi in bronzo di rivestimento per cinturoni, fusaiole di pietra o argilla) identificano le incinerazioni femminili. Elementi dell'armamento caratterizzano le deposizioni maschili, in associazioni che prevedono l'elmo, la spada e la lancia, ovvero la spada e la lancia e infine la sola lancia. La diversa composizione deriva da una differenziazione legata a ruoli e mansioni all'interno di un'organizzazione militare precisa e gerarchizzata.
I vasi accessori - kỳlikes, skỳphoi, coppe, piattelli, bicchieri e ollette - non sembrano rispondere a una chiara differenziazione così come non esiste una discriminante tipologica, relativa al sesso del defunto, per l'uso delle tradizionali fibule «Certosa» e della celtica fibula «La Tène». Dall'analisi preliminare dei corredi quanto si conserva del sepolcreto è riferibile ad almeno ottanta individui (ventisei maschi, trentotto femmine e sei bambini). L'abbondante materiale permette di delineare un quadro abbastanza completo relativo all'insediamento ligure di A. alla fine del IV sec. a.C. Alcuni piattelli ceretani del tipo «Genucilia», diversi skỳphoi sovradipinti del «Gruppo Ferrara T. 585 meridionale», una oinochòe del «Gruppo del Fantasma» attestano l'inserimento di A. nella rotta marittima che nella seconda metà del IV sec. a.C. esporta i prodotti delle officine sud-etrusche nel Mediterraneo settentrionale.
Oltre sessanta coppe a vernice nera (forma Lamboglia 27b) prodotte dall’ Atelier des Petites Estampilles e usate quasi esclusivamente come coperchio delle urne, e diverse kỳlikes della stessa officina chiariscono i termini cronologici relativi all'uso del sepolcreto in località Cafaggio.
Scarsa la presenza di prodotti vascolari nord-etruschi: al momento solo due kỳlikes con anse non ripiegate a orecchia (forma Pasquinucci 82), sono attribuibili alla produzione volterrana a vernice nera, unitamente a uno skỳphos sovradipinto con cigno rosso, mentre a officine genericamente operanti nell'area nord-etrusca va riferito un gruppo omogeneo di poche kỳlikes varianti della forma 82, che possono identificarsi con la forma Jehasse 117 di Aleria.
Anche per le ceramiche a impasto, impiegate quali cinerarî o vasi accessorî, le analisi cominciano a restituire dati significativi relativi all'identificazione della produzione locale e di quella di importazione. Quest'ultima attualmente appare indirizzata all'acquisizione di esemplari ceramici prodotti nell'area costiera gravitante su Massalia.
Mentre dall'area tosco-laziale proviene la maggior parte degli oggetti di ornamento femminile, è a quella padana, celtica o celtizzata, che dobbiamo fare riferimento per i corredi di armi che caratterizzano le incinerazioni maschili: sui foderi di lamina di ferro, ai motivi Dragon Pair I e II di De Navarro, si alterna lo stile di Waldalgesheim, con attestazioni di motivi decorativi dello stile Hongrois.
Il panorama riflette una società con classi emergenti in grado di inserirsi, con elevato potere di acquisto, sui mercati tosco-laziali, avendo accesso alla maggior parte dei prodotti circolanti sulle rotte commerciali mediterranee alla fine del IV sec. a.C. Anche le iscrizioni graffite su coppe dell'Atelier des Petites Estampilles, potranno contribuire a chiarire la fisionomia etnica dell'insediamento di Ameglia.
Bibl.: In generale: E. Bernardini, Liguria, Roma 1981, pp. 135 ss.; G. Cavalieri Manasse, M. P. Rossignani, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia (Guide Archeologiche Laterza, 1), Roma-Bari 1982, pp. 146-148; E. Silvestri, Ameglia nella storia della Lunigiana, La Spezia 1982, pp. 37-42; L. e T. Mannoni, I porti di Luni, in AA.VV., Il porto di Carrara. Storia e attualità, Genova 1983, p. 11 ss.; R. De Marinis, Liguri e Celto-Liguri, in G. Pugliese Carratelli (ed.), Italia, omnium terrarum alumna. La civiltà dei Veneti, Reti, Liguri, Celti, Piceni, Umbri, Latini, Campani e Iapigi, Milano 1988, pp. 159-259.
Per una revisione dei rinvenimenti del secolo scorso: G. Massari, I Liguri in Lunigiana nella seconda età del ferro, in QuadStLun, IV-V, 1979-1980, pp. 83-112.
Scavi e scoperte recenti: A. Durante, G. Massari, Ameglia. Necropoli a incinerazione, tomba 7, in AA.VV., Restauri in Liguria, Genova 1978, pp. 54-66; eaed., Ameglia (La Spezia), in StEtr, s. III., XLVII, 1979, pp. 527-529; A. Durante, La necropoli di Ameglia, l'Atelier des Petites Estampilles, in QuadStLun, VI-VII, 1981-1982, pp. 25-44 (con appendice di V. Formicola, Analisi dei resti scheletrici, pp. 45-46); A. Durante, G. Massari, Ameglia, in P. Melli (ed.), Archeologia in Liguria, II. Scavi e scoperte 1976-81, Genova 1984, pp. 63-68; A. Durante, Ameglia (La Spezia), in StEtr, s. III, LII, 1984, pp. 534- 536; ead., La necropoli preromana di Ameglia, in Atti del Congresso «I Liguri dall'Amo all'Ebro» (RivStLig, XLVIII, 1982), Bordighera 1985, pp. 148-164; ead., Ameglia. Necropoli di Cafaggio, tomba 7, in AA.VV., Artigianato artistico in Etruria. L'Etruria settentrionale interna (cat.), Milano 1985, pp. 199-203, nn. 261-263; ead., Corredi tombali con elementi tipo La Tene del sepolcreto di Ameglia, in Atti del Colloquio internazionale «Celti ed Etruschi nell'Italia centro settentrionale dal V sec. alla romanizzazione», Bologna 1986, pp. 413-434; ead., Eléments latèniens en Ligurie. La nécropole d'Ameglia, in DossAParis, 112, genn. 1987, pp. 46-49; ead., Ameglia, in P. Melli, A. Del Lucchese (ed.), Archeologia in Liguria, III, 1. Scavi e scoperte 1982-86. Preistoria e protostoria, Genova 1987, pp. 13-22.
Testimonianze epigrafiche: R. Giacomelli, Note di epigrafia e linguistica italica. Iscrizione leponzia di una patera di Ameglia, in Paideia, XXXII, 1977, p. 69, fig. 4; A. Maggiani, Per una puntualizzazione delle stele iscritte della Lunigiana, in Atti del Colloquio internazionale «Celti ed Etruschi...", cit., pp. 437-441; F. M. Gambari, G. Colonna, Il bicchiere con iscrizione arcaica da Castelleto Ticino e l'adozione della scrittura nell'Italia nord occidentale, in StEtr, s. III, LIV, 1988, p. 154, nota 139.