AGOULT (d'Agout, de Agoto, de Angoto, de Agata), Amelio (Amiel, Amelino) d'
Figlio di Bertrando, della illustre famiglia provenzale dei d'Agoult e fondatore del ramo di Mison, fu signore di Curbans, del Monestier e di Claret; nel 1265,insieme con altri membri della sua famiglia, seguì Carlo d'Angiò nell'impresa d'Italia e da allora fu tra i seguaci più fedeli all'Angioino, percorrendo così una lunga carriera militare ed amministrativa nel Regno di Napoli. Forse la prima carica che ricevette fu quella di siniscalco di Provenza, ma solo per il 1266, poiché il 23 genn. 1267 fu nominato capitano delle truppe in Abruzzo; sostituito il 23 marzo da Raimondo de Bry, fu mandato a Viterbo come capitano nello Stato della Chiesa agli ordini di Filippo di Monforte e Roberto da Laveno. Con le truppe del Monforte precedette in Toscana l'arrivo di re Carlo e, partito questo nel marzo 1268 per recarsi all'assedio di Lucera, rimase col maresciallo e vicario di Carlo, Giovanni di Braisselve, per contrastare il passo all'esercito di Corradino di Svevia. Nello scontro, avvenuto a Ponte di Valle d'Arno, presso Siena, il 25 giugno 1268, il Braisselve e l'A. furono fatti prigionieri. Liberato dopo la battaglia di Tagliacozzo, l'A. ricevette una prima donazione di terre da Carlo d'Angiò e nel febbraio 1269 la signoria di diversi importanti feudi in Abruzzo: Pescocostanzo, Pettorano, Pacentro ed altri, che tenne per alcuni anni. Dopo aver partecipato alle azioni militari contro i Saraceni in San Severo, il 7 sett. 1269 venne designato per un'ambasceria alla Repubblica di Venezia, ma, con diplomi del 14 e 15 dello stesso mese, re Carlo gli affidò, invece, di condurre, con Bernardo Aiglier, abate di Montecassino, e con Bernardo de Brule, un'ambasceria a Stefano V d'Ungheria: lo scopo era quello di stringere, attraverso legami matrimoniali tra i figli dei due sovrani, un'alleanza utile alle mire di espansione orientale dell'Angioino. Ritornò dall'Ungheria nel maggio del 1270, conducendo Maria promessa sposa a Carlo II. Nel giugno successivo fu mandato come capitano "in partibus Lombardiae" e alla fine del 1271 fu nominato siniscalco di Lombardia, succedendo a Gualtiero de la Roche; coadiuvato da altri speciali procuratori del re (Giovanni di Maflers, il vescovo di Alba, Gualtiero de la Gonesse, siniscalco di Provenza, ecc.), trattò la tregua con Asti (febbraio-ottobre 1272), cercando di realizzare la politica angioina di penetrazione in Piemonte. Ma, nel 1273, anche in seguito alla defezione di Chieri, unitasi in una lega antiangioina con Asti, Pavia, Guglielmo di Monferrato, ecc., fu sostituito nella carica con Filippo de la Gonesse (14 agosto). Fino al 1278 non pare che rivestisse cariche speciali e rimase, forse, entro i confini del Regno attendendo ai suoi numerosi feudi d'Abruzzo (altri ne aveva ottenuto nel Teramano): nel 1276 godeva la cittadinanza di Sulmona, e questa Università, per ricompensa dei benefici ricevuti dalla sua protezione, gli faceva dono di una grande estensione di pascoli ai confini con Pescocostanzo (18 luglio).
Il 30 ag. 1278 Carlo d'Angiò lo inviò a Roma, insieme con Andrea di Capua, per disporre la resignazione della sua carica di senatore dell'Urbe. Sul finire del 1280 partecipò, insieme con Pietro vescovo di Capaccio, Riccardo d'Airola e Giovanni d'Audebucurt, alla terza ambasceria inviata a Vienna (dopo quelle del 1274 e 1278), per trattare il matrimonio di Carlomarteilo d'Angiò con Clemenza, figlia dell'imperatore Rodolfo d'Asburgo, che fu da essi accompagnata in Italia nel gennaio successivo. Il 20 ag. 1281 era già nominato rettore della Marca d'Ancona, carica che tenne fino ai primi mesi del 1283, quando fu sostituito con Goffredo Caetani di Anagni: durante il suo rettorato fu punita la città di Iesi che aveva dato ricetto a Guido, conte di Montefeltro, nemico della Chiesa. Il 1 apr. 1283 l'A. fu nominato giustiziere unico d'Abruzzo, succedendo a Foulques de Roquefeuille; si trovò a dover combattere allora i focolai di ribellione suscitati da Corrado di Antiochia; ma il 22 novembre successivo fu sostituito da Tommaso di Besançon, essendo stato scelto per prendere parte al duello di Bordeaux, tra Carlo d'Angiò e Pietro d'Aragona seguiti da cento cavalieri di ambo le parti, duello che poi non ebbe luogo. Fu ancora giustiziere dell'Abruzzo ultra (insieme a Giovanni Cantelmo per l'Abruzzo citra)dal 26 apr. 1284 e riprese la lotta contro i ribelli seguaci del d'Antiochia; ma prima della fine dell'anno l'Abruzzo fu affidato di nuovo a un giustiziere unico, Pietro Rolando.
Da allora visse per lo più nei suoi feudi d'Abruzzo: se ne ha notizia fino al 1324.
Aveva sposato in Francia Aliette di Mevouillon, poi, in Italia, certo una appartenente alla famiglia dei conti di Sangro e più tardi, pare, un'altra donna di nome Francesca. Dalla prima moglie ebbe un figlio, Guglielmo (del quale si perdono le tracce), e una figlia Isoarda (o Isolda), che sposò Bertrando del Balzo-Orange, e, rimasta vedova, fu promessa, nel 1269, a Tommaso, figlio del conte Ruggero di San Severo, e sposò infine, nel 1320, Corrado Acquaviva. Non sappiamo se fu suo figlio o suo nipote Luigi, padre di un secondo Amelio. Aveva conservato beni in Provenza che risultano venduti, però, nel 1300.
Fonti e Bibl.: Registri Angioini (già in Arch. di Stato di Napoli) nelle descrizioni e ricostruzioni di: C. Minieri-Riccio, Alcuni fatti riguardanti Carlo I d'Angiò dal 6 ag. 1252 al 30 dic. 1270, Napoli 1874, pp. 25 e 88; Id., Il regno di Carlo I d'Angiò dal 1271 al 1272, Napoli 1875, pp. 54,97, 100; Id., Il regno di Carlo I d'Angiò dal 1273 al 1285, in Arch. stor. ital., s. 3, XXII (1875), pp. 238-240, 244-245, 249-250; s. 4, IV (1879), p. 4;V (1880), pp. 185, 358 e 365;VII (1881), p. 309; Id., Genealogia di Carlo I d'Angiò, prima generazione, Napoli 1857, pp. 16-17, 167-174; Id., Genealogia di Carlo II d'Angiò re di Napoli, in Arch. stor. per le prov. napol., VII (1882), pp. 16 e 231-232; Id., Itinerario di Carlo I d'Angiò, Napoli 1872, appendici, pp. 9, 14, 35 e 39; R. Filangieri, I registri della Cancelleria angioina ricostruiti, I, Napoli 1950, pp. 57-58, 79, 82 e 267; II, ibid. 1951, pp. 16, 123, 228-230 e 260; IV, ibid. 1952, pp. 8 e 197; V, ibid. 1953, pp. 129, 139, 184 e 200; VI, ibid. 1954, pp. 25 e 76; VII, ibid. 1955, pp. 117, 251, 268-270; P. Durrieu, Les Archives angevines de Naples, Paris 1887, pp. 203, 223, 225, 230, 241, 269; A. De Bouard, Actes et lettres de Charles I.er roi de Sicile concernant la France (1257-86), Paris 1926, pp.65 e 157; Id., Documents en français des Archives angevines de Naples, Paris 1933, p. 87; G. Del Giudice, Codice diplomatico del regno di Carlo I e Carlo II d'Angiò, I, Napoli 1863, pp. 300-301, 305; II, ibid. 1869, pp. 23, 157-160 e 238 n.; Id., Diplomi inediti di re Carlo I riguardanti cose marittime, Napoli 1871, p. 7; Registri Vaticani: Les Régistres de Martin IV, Paris 1901, pp. 11; Jean XXII, Lettres communes, a cura di G. Mollat, XIII, Paris 1906, p. 92 (n. 11318).
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