AMELOT DE LA HOUSSAYE, Abraham Nicolas
Nato a Orléans nel 1634, morto a Parigi nel 1706. Iniziò nel 1676 la sua attività letteraria con una Histoire du gouvernement de Venise (Parigi 1676), analisi piacevole e complessivamente veridica della costituzione politica veneziana, ispiratagli da un soggiorno a Venezia come segretario dell'Ambasciata di Francia, e compilaia su fonti note, tra cui il Discorso sulla Inquisizione del Sarpi. La novità e la bellezza dell'argomento, il tono di ostile superiorità con cui vi sono svelate le tare segrete della Repubblica e denudati gli "artigli del Leone di S. Marco" (l'italofobia del volumetto riecheggia ancora 150 anni dopo nell'Angélo tyran de Padoue di V. Hugo), lo scandalo provocato dalle proteste del senato di Venezia e la conseguente prigionia inflitta all'autore, assicurarono al libro una fortuna superiore ai suoi meriti (fu anche tradotto in italiano: La storia del Governo di Venezia del signor Amelotto della Houssaia, Colonia 1681, e confutato dal Casanova: cfr. inoltre Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, pp. 481-83 e IV, pp. 676). Vennero certo all'A. da quel felice successo la convinzione illusoria, rimproveratagli dal Voltaire, di essere "il più gran politico dell'Europa", e la spinta decisiva alla sua ulteriore produzione storico-politica. Continuò infatti a occuparsi di Venezia, formando tra l'altro il disegno di dare tradotte tutte le opere di Paolo Sarpi. Pubblicò effettivamente: la Histoire des Uscoques, di cui la 2ª e la 3ª parte sono di frate Paolo; la Histoire du Concile de Trente (Amsterdam 1683), magnifica edizione che gli suscitò contro nuovi assalti polemici; il Traité des bénéfices (1685); il Traité de l'Interdit du pape Paul V (1695), dove la Historia particolare ecc. dell'autore italiano è contaminata con altri opuscoli. Voltò in francese, corredandolo di qualche riscontro tacitiano e di una breve apologia, il Principe del Machiavelli (1683 e 1686): il suo discorso proemiale e il suo modesto commento, riprodotti più volte, servono di base al celebre Examen di Federico di Prussia. Restò sotto l'influsso italiano anche come volgarizzatore e postillatore di Tacito: i suoi due libri Tibère - Discours politiques sur Tacite (1683) e la Morale de Tacite - De la flatterie (1686) presuppongono i Discorsi del Machiavelli: il primo ha per di più dei rapporti strettissimi con le Considerationi sopra Cornelio Tacito del milanese Pio Muzio (Brescia 1623). Sono da rilevare tra le altre sue opere la nuova edizione da lui curata delle Lettres du Cardinal D'Ossat (1697) e la traduzione, sotto il titolo L'homme de cour (Parigi 1684), dell'Oráculo manual del Gracián. La dedica del libro a Luigi XIV ci mostra che l'A. sentì quello che oggi si ama chiamare il nietzschianismo del Gracián. Dalla sua versione fortunatissima dipende la non meno fortunata edizione italiana di Fr. Tosques (1698). Ebbe largo favore dopo la sua morte una raccolta di Réflexions, sentences et maximes morales (Amsterdam 1714), trovata tra le sue carte (ne abbiamo una versione italiana, Riflessioni, sentenze e massime morali messe in nuovo ordine ed illustrate con note istoriche e politiche Venezia 1762), che è tuttavia una semplice trascrizione annotata delle massime del La Rochefoucault.
Bibl.: Niceron, Mémoires pour servir à l'histoire des hommes illustres dans la république des lettres, XXXV, Parigi 1736, pp. 121-31; G. Toffanin, Casanova sanfedista, in la Cultura, 15 agosto 1923, p. 435 segg.