AMENZA (dal lat. amentia "insania"; fr. confusion mentale; sp. amencia; ted. Amentia; ingl. amentia)
Sotto questa denominazione si riuniscono parecchie psicosi acute, la cui comune caratteristica è uno sconvolgimento tumultuario dei processi ideativi e percettivi, che disorienta e ottenebra la coscienza, sino a spegnerla talvolta quasi del tutto. Queste psicosi sono legate a processi organici, talvolta gravi e mortali, più spesso lievi e guaribili, che sopraggiungono in individui senza antecedenti psicopatici, per lo più giovani; e, nonostante la varietà della loro origine morbosa, si rassomigliano nel modo di agire sul cervello, producendovi un'intossicazione acuta o subacuta.
Il quadro dell'amenza può presentarsi anche, e con lo stesso meccanismo genetico, nel corso di psicopatie organiche a lungo decorso, come la paralisi progressiva, la demenza senile, l'epilessia; o come espressione d'intossicazioni specifiche (da alcool, cocaina, da alimentazione maidica, da insufficienza renale); o come crisi transitoria di psicosi più o meno costituzionali, quali la schizofrenia, le distimie, l'isterismo. Ma in tutti questi casi la diagnosi rimane sempre quella della malattia fondamentale bene riconosciuta, e il quadro confusionale è giustamente considerato come un episodio accessorio. Si fa invece diagnosi di amenza, quando la sindrome confusionale è il fenomeno più saliente, mentre l'analisi delle cause e del meccanismo che l'hanno prodotta non approda al riconoscimento di un processo ben distinto dagli altri.
A molti casi si può, veramente, assegnare una causa ben definita; malattie infettive in atto o trascorse di recente, gravi strapazzi, intossicazioni gastro-intestinali, cachessia per tumori, suppurazioni, stati di deperimento organico per perdite sanguigne gravi e ripetute, per allattamenti estenuanti; oppure emozioni deprimenti e prolungate, veglie forzate e ripetute, violente scosse emozionali. Cause disparate adunque, che possono causare processi più o meno complicati, nei quali per altro l'ultimo anello della catena, che si riconnette al disordine cerebrale e mentale, è un turbamento dell'equilibrio chimico in seno agli elementi nervosi, un'irregolarità dei processi nutritivi, o, il che in fondo è lo stesso, un'azione tossica sul cervello. Non è da trascurare tuttavia un fattore predisponente, di natura costituzionale, che si rivela quando l'amenza colpisce anche più volte e per lievi cause lo stesso individuo.
Nell'amenza non v'è funzione psichica che sotto l'azione degli stimoli tossici non sia direttamente turbata, e che non risenta al tempo stesso l'influenza disordinatrice degli sconvolgimenti avvenuti nelle altre. Primeggiano i disturbi dell'ideazione nel senso della confusione mentale. L'associazione delle idee è talmente disordinata, che riesce difficile sorprendere i nessi tenui e futili che le collegano e le determinano in modo caotico. Prevale l'influenza delle associazioni fonetiche. Stimoli interni, allucinazioni e illusioni intervengono ad aumentare il disordine; è soppresso il gioco di freni inibitorî, che nell'ideazione normale soffocano sul nascere molte associazioni capaci soltanto di forviare il pensiero; la critica è paralizzata. Le immagini più incoerenti e le idee più assurde s'affacciano senza tregua e senza freno in una ridda insensata, come in un sogno assurdo (delirio onirico). Il disordine ideativo s'esprime in un vaniloquio incoerente. Le allucinazioni sono svariate, sovrabbondanti, incessanti e di tutti i sensi: soprattutto visive e uditive. Sulle pareti spuntano fiori animati, visi e maschere dai tratti mutevoli, grotteschi o minacciosi; brulicano insetti dappertutto, sul letto s'arrampicano omuncoli, sul pavimento strisciano serpi, per l'aria volano uccelli silenziosi; s'odono tonfi, rintocchi di campane, voci strane, misteriose, che esortano o minacciano, che dicono frasi insulse, che sbigottiscono o preoccupano.
L'ammalato è incapace di attenzione attiva, la stessa attenzione passiva è estremamente instabile e fugace, e così la coscienza è dominata dagli stimoli d'origine interna e dalle sconnesse associazioni ideative. Il malato è ignaro di tutto ciò che avviene, non sa dove sia né chi sia; perde la nozione del tempo; non riconosce le persone, o le confonde o le riconosce falsamente; è del tutto disorientato. Dal lato affettivo prevalgono le emozioni spiacevoli. Talvolta per altro si hanno fasi d'estasi, di beatitudine, ma assai più sovente domina un senso di malessere, di smarrimento, d'incertezza angosciosa, d'impotenza accorata, di sgomento; s'affacciano rudimenti di delirî persecutorî; le immagini allucinatorie suscitano inquietudine, accessi momentanei di paura, di collera, di agitazione. Può esservi arresto psicomotorio, sino allo stupore, che fa scomparire il quadro delle manifestazioni esterne; di solito invece si ha eccitamento disordinato e incoerente: gli ammalati scendono dal letto, girano per la camera, vociferano, declamano, salmodiano, bisbigliano, si aggrappano al medico o all'infermiere, esprimono un pazzo terrore, inveiscono, scagliano oggetti, s'inginocchiano o si buttano sul pavimento, si lordano, tentano d'uccidersi. Nelle forme più gravi, soprattutto in quelle con febbre e con sintomi organici d'importanza (forme dette di "delirio acuto"), l'offuscamento della coscienza può essere estremo. D'altro canto, la stessa agitazione motoria, per eccesso di disordine e d'incoerenza, perde ogni apparenza d'azione volontaria e si dissolve in gesti minuti e inconcludenti, sussulti muscolari, stralunamenti d'occhi, bisbigli inarticolati, e in un incessante annaspare delle mani sulle coperte.
È costante l'insonnia. Fugaci assopimenti sono turbati da sogni confusi e angosciosi. Frequente è la febbre. Le funzioni nutritive sono sempre profondamente turbate per l'anoressia, la diminuzione dei poteri digestivi e dell'assimilazione, la stipsi o la diarrea, le fermentazioni intestinali abnormi. La febbre, l'insonnia, lo strapazzo muscolare concorrono a produrre una denutrizione profonda. Le funzioni renali sono spesso compromesse. Frequentissima è l'acetonuria, meno frequente l'albuminuria. Specialmente nei casi più gravi e in quelli febbrili, c'è tendenza al collasso, e in ciò sta il maggior pericolo per la vita degl'infermi; il collasso per altro può sopraggiungere inatteso, anche quando i sintomi non sono violenti e il decorso è seminato di remissioni o di lucidi intervalli.
Gli esami istologici dei visceri in genere e del cervello in ispecie confermano l'origine tossica della malattia: svelano lesioni degli elementi nervosi analoghe a quelle che si osservano nelle intossicazioni acute o subacute e nell'ipertermia.
La cura deve mirare ad eliminare o attenuare le cause tossiche e infettive, ad evitare l'agitazione e lo strapazzo, a regolare l'alimentazione, a sostenere le forze del cuore. Alcuni casi sono mortali; in altri si ha la guarigione, senz'alcun difetto psichico, in capo a pochi mesi.
Bibl.: Delasiauve, Des diverses formes mentales, in Journ. de méd. mentale, 1861, 62, 63; Meynert, Jahrbücher der Psychiatrie, 1881; Ph. Chaslin, La confusion mentale primitive, Parigi 1895; Tanzi e Lugaro, Trattato delle malattie mentali, 3ª edizione, Milano 1923.