America Latina
La straordinaria portata della scoperta dell’America e soprattutto la rapidità del successo della spedizione di conquista in Messico (1521) hanno indotto alcuni studiosi a cogliere analogie testuali fra passi del Principe e le relazioni di Hernán Cortés circa la sua condotta politica e militare verso gli Aztechi. Da ultimo, una lettura delle simultanee imprese di Cortés in Messico (riuscita) e dei portoghesi in Cina (fallita) ha rivendicato a coloro che, negli stessi anni di M., furono «i primi europei a pensare la politica fuori dal mondo cristiano-musulmano», il pieno titolo a «prendere posto accanto all’autore del Principe, se secoli di eurocentrismo non avessero purgato la modernità delle sue periferie “esotiche”» (S. Gruzinski, L’Aigle et le Dragon: Démesure européenne et mondialisation au XVIe siècle, 2012, p. 274). Negli anni successivi, le corone iberiche tesero a interpretare i rispettivi imperi d’oltremare, benché cattolici, come legittimi eredi dell’antica Roma favorendo un’accesa discussione intorno a M., e ai Discorsi in particolare. Della loro circolazione in America Latina danno testimonianza, per il Brasile, la lista di libri requisiti al fiorentino Raffaele Olivi, arrestato in nome dell’Inquisizione nel 1574 per le sospette credenze religiose (Arquivo Nacional da Torre do Tombo, Inquisição de Lisboa, proc. 1682, f. 15), e, per il Messico, l’esemplare sequestrato durante la visita della diocesi dello Yucatán, nel 1585, due anni dopo la messa all’Indice dell’opera in Spagna (F. Fernández del Castillo, Libros y libreros en el siglo XVI, 1914, repr. México, Archivo general de la nación 1982, p. 325). Nel frattempo, le pagine dei Discorsi sulla religione dei Romani avevano prodotto, specie tra gli autori francesi, echi machiavelliani nelle descrizioni dei popoli amerindi, come mostra, su tutti, l’Histoire d’un voyage faict en la terre du Brésil (1578) di Jean de Léry.
La condanna ufficiale di M. e la circolazione di opere antimachiavelliane di gesuiti come Juan de Mariana, Pedro de Ribadeneyra e Roberto Bellarmino nei collegi della Compagnia di Gesù, importanti centri di formazione in America Latina, modellarono la cultura politica delle élites iberiche che vi si trovarono a vivere, o vi nacquero, nei secoli dell’età moderna. Apertamente criticato o velatamente ripreso, M. rappresentò un riferimento culturale e politico costantemente presente per gli uomini del tempo, di cui plasmò linguaggio e azioni, intrecciandosi con i grandi eventi di ciascuna epoca.
Né mancarono autori che si mossero, con discrezione, lungo la tradizione del machiavellismo, come il portoghese Francisco Manuel de Melo che, esule in Brasile, compose il dialogo Hospital de Letras (1657), con protagonisti Traiano Boccalini, Francisco de Quevedo e Justus Lipsius.
In ricostruzioni storiche della prima metà del secolo erano affiorati alcuni tentativi di descrivere i protagonisti della nuova storia ibero-americana alla luce di M., come mostra il caso dell’agostiniano Antonio de la Calancha che, nella cronaca del suo ordine in Perù, raccontando l’episodio dell’esecuzione dell’ultimo sovrano inca Tupac Amaru (1572), qualificò il viceré spagnolo Francisco de Toledo come un discepolo di M. «poiché antepose la convenienza politica ai dettami della giustizia» (Brading 1991, p. 128). Dopo la critica che lo spagnolo Juan Blázquez Mayoralgo, magistrato di Veracruz, affidò alla sua Perfecta razón de estado (1646), tra Sei e Settecento, in Messico, si registrarono ripetuti attacchi a M., dal tentativo del viceré e arcivescovo Juan de Palafox y Mendoza di usare la storia di David per confutare su base biblica la separazione tra politica ed etica cristiana, alla polemica contro i francesi come seguaci delle dottrine di M., nel Trofeo de la justicia española (1691) del creolo Carlos de Sigüenza y Góngora. Nativo del Messico fu anche il domenicano Antonio de Monroy che, dopo essersi trasferito in Spagna, nella Guerra di successione spagnola si oppose alla politica antipapale di Filippo V, accusandolo di seguire l’insegnamento di M. in un trattato sotto forma di lettera, indirizzato al primo ministro del re, il marchese de la Mejorada, nel 1709-10.
Richiami machiavelliani emergono all’inizio dell’Ottocento, durante le Guerre d’indipendenza. Accanto ad altri autori dell’Illuminismo europeo, soprattutto francesi, la lettura di M. condotta direttamente a Firenze, in compagnia del precettore Simón Rodríguez, segnò la formazione politica del condottiero venezuelano Simón Bolívar. Da allora, riprese e attualizzazione di M. sarebbero state una costante nella storia politica e culturale dell’America Latina, prestandosi a distorsioni e manipolazioni, ma favorendo anche sorprendenti richiami letterari, come nel racconto di Machado de Assis Teoria do Medalhão (1882). Così, se la prima traduzione a stampa in lingua portoghese del Principe uscì a Rio de Janeiro nel 1933, preceduta dal saggio Machiavel e o Brasil (1931) di Octávio de Faria, accompagnando l’avvento della dittatura fascista di Getúlio Vargas (nel 1961 lo storico Alfonso Henriques avrebbe intitolato Vargas, o maquiavélico il primo di tre volumi polemici dedicati alla sua figura), nel 1971 vedevano la luce a L’Avana le Obras políticas di M., la cui circolazione negli ambienti della sinistra marxista e rivoluzionaria latino-americana nel secondo Novecento fu agevolata dalla fortuna del pensiero di Antonio Gramsci.
Bibliografia: D.A. Brading, The First America: The Spanish monarchy, Creole patriots, and the Liberal State, 1492-1867, Cambridge-New York 1991; S. Bagno, Il machiavellismo nella società brasiliana di fine ’800: una lettura della ‘Teoria do Medalhão’ di Machado de Assis, in Scrittori “contro”. Modelli in discussione nelle letterature iberiche, Atti del Convegno, Roma, 1° vol., Roma 1996, pp. 427-36; La recepción de Maquiavelo y Beccaria en ámbito iberoamericano, a cura di M. Begoña Arbulu Barturen, S. Bagno, Padova 2006; G. Marcocci, Machiavelli, la religione dei romani e l’impero portoghese, «Storica», 2008, 41-42, pp. 35-68; Studi gramsciani nel mondo. Gramsci in America Latina, a cura di D. Kanoussi, G. Schirru, G. Vacca, Bologna 2012.