America Meridionale
Amèrica Meridionale. – Nel corso del primo decennio del sec. 21°, fra gli elementi che hanno caratterizzato l’assetto dell’A. M., spiccano l’ennesimo avvio di un ciclo socio-economico positivo, che fa sperare in più durevoli sviluppi in grado di incidere sulla struttura profonda delle società; e posizioni geopolitiche che appaiono ben più autonome rispetto al passato e insieme implicano forme di coordinamento tra gli stati. Si tratta di tendenze già manifestate in passato, ma in forme intermittenti o poco stabili, mentre l’inizio del secolo sembra mostrare una più salda continuità. La cooperazione economica e politica, con la fondazione del Mercosur (Mercato comune del Sud, 1991) aveva compiuto un passo di rilievo politico e non solo commerciale, aprendo la strada ad altre iniziative, fino alla nascita dell’Unione delle nazioni del Sudamerica (UNASUR, 2008, sullo schema dell’Unione Europea), ma anche del Bancosur (2009), risposta polemica e alternativa all’azione del FMI (Fondo monetario internazionale) e della BM (Banca mondiale). Benché sia prematura qualsiasi conclusione, va almeno registrato che, per la prima volta, tutti gli stati del subcontinente hanno espresso una volontà formale cooperativa e convergente. Anche grazie all’aumento dell’interscambio regionale, l’Argentina, il Cile e soprattutto il Brasile hanno fatto registrare una crescita economica impressionante per intensità e per durata; altri paesi – le cui potenzialità si basavano in massima parte sulle materie prime, che in questi anni hanno conosciuto consistenti apprezzamenti – hanno diversificato le strutture produttive e consolidato quelle finanziarie (anche attraverso rinegoziazioni o riduzioni del debito estero). Il Brasile è salito al sesto posto nella classifica mondiale per PIL complessivo, superando Italia e Regno Unito, e presenta una struttura economica ormai piuttosto solida e diversificata, un’industria avanzata, un vasto piano di investimenti nel campo delle infrastrutture, ma anche in quelli dell’istruzione, della sanità, del risanamento urbano, benché sia ancora lontano dal risolvere i seri problemi di riequilibrio sociale, economico e territoriale che l’affliggono. La spinta più che decennale prodotta dal Brasile e, insieme, dall’Argentina sta coinvolgendo anche gli altri paesi, a cominciare da quelli platensi e dal Cile. In qualche misura Perù ed Ecuador e anche Bolivia (la cui situazione socio-economica è la meno positiva dell’A. M., a fianco di Guyana e Paraguay) sono collegati a questa ripresa. Alquanto diverso è il caso degli altri due grandi paesi, Colombia (alle prese con una situazione di seria disgregazione interna che non investe solo la coesione sociale, ma anche l’integrità territoriale dello stato) e Venezuela. Qui, con la presidenza di Hugo Chávez, che nel 1999 ha aperto la strada all’ondata di governi progressisti in A. M., sono stati conseguiti notevoli risultati nella redistribuzione interna della ricchezza (la popolazione sotto la soglia di povertà si è dimezzata in un decennio, pur essendo stimata ancora attorno al 23% nel 2010), grazie a un fortissimo sostegno popolare, espresso sia con il voto, sia con l’opposizione a un colpo di Stato (2002) che aveva esautorato il presidente. Chávez, operando sulla proprietà (nazionalizzazioni, riforma fondiaria), non ha ancora potuto consolidare la struttura del sistema produttivo del paese, che continua a dipendere troppo largamente dalle materie prime esportate. Per quanto riguarda il bilancio migratorio dell’A. M., esso è nell’insieme negativo, malgrado la congiuntura economica positiva (solo l’Argentina ancora attira immigrati). La popolazione del subcontinente, che ha raggiunto i 390 milioni complessivi (per circa metà in Brasile), cresce del resto al notevole ritmo dell’1% annuo; benché sia ancora elevata la mortalità infantile (prossima al 2%), è in rapido e costante aumento anche la speranza di vita (circa 74 anni). Nell’insieme, la demografia dell’A. M. mostra i caratteri della fase terminale della transizione demografica e le proiezioni indicano infatti per la metà del secolo l’arresto della crescita e l’avvio del calo della popolazione.