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BENCI, Amerigo

di Yves Renouard-Eugenio Ragni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)
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BENCI, Amerigo

Yves Renouard-Eugenio Ragni

Figlio di Giovanni di Amerigo, uno dei principali collaboratori di Cosimo de' Medici, il B. nacque, forse, a Firenze, nella prima metà del sec. XV, dopo il 1431 - dato che il padre si era sposato in quell'anno con Ginevra Peruzzi. Della sua attività politica sí hanno due notizie: il 30 ag.1454 fu testimone in un'alleanza tra Firenze e Venezia e nel periodo marzo-aprile 1463 fu priore.

Il B. fece le prime esperienze nel mondo degli affari come impiegato della compagnia commerciale dei Medici, nella quale era entrato grazie all'appoggio del padre, direttore della filiale ginevrina della compagnia stessa e più tardi direttore generale di tutte le filiali Medici e compagnie associate (dal 1443). La sua carriera fu relativamente rapida: entrato nella filiale ginevrina, dopo qualche tempo vi aveva preso il posto del padre come socio, succedendogli poi, nel 1455, anche come direttore. Il B. ricoperse questo ufficio almeno sino a tutto il 1463. Della filiale di Ginevra della compagnia Medici i soci più autorevoli erano Piero de' Medici e Francesco Sassetti: nel 1458 quest'ultimo venne chiamato a Firenze per collaborare direttamente con Francesco Inghirami, divenuto direttore generale della compagnia alla morte del padre del B., Giovanni di Amerigo, sopravvenuta nel 1455.

Dall'avvento dei giovane Lorenzo de' Medici (il quale, tra l'altro, aveva fatto di Francesco Sassetti il suo direttore generale) il B. però, pur avendo acquistato un'invidiabile posizione nel mondo degli affari, sembra essersene andato a mano a mano estraniando per accostarsi a quello della cultura. Entrato in possesso del cospicuo patrimonio lasciatogli in eredità dal padre (nel 1457 era stato valutato ben 26.338 fiorini, il secondo patrimonio in Firenze, cioè, dopo quello dei Medici) e venutosi a stabilire a Firenze, il B. mostrò, sull'esempio del Magnifico e dello stesso Francesco Sassetti, di interessarsi sempre di più alla brillante vita intellettuale della città toscana. Collezionista e ricercatore delle opere degli antichi classici latini e greci - come è dimostrato dall'eccellente codice di Platone che donò nel sett. 1462 a Marsilio Ficino -, umanista e protettore di letterati, di filosofi e d'artisti, il B. divenne uno dei principali membri ed ascoltatori dell'Accademia platonica; non solo, ma accolse nella sua dimora, sita nell'attuale via dei Benci, di fronte alla loggia dei Peruzzi, studiosi e uomini d'arte. Leonardo da Vinci frequentò la sua casa e vi dipinse, tra il 1474 ed il 1480, il ritratto della figlia, la ben nota Ginevra; ivi lasciò l'abbozzo della Adorazione dei Magi (attualmente agli Uffizi) allorché nel 1482 lasciò Firenze per Milano.

Alla morte del B., avvenuta non sappiamo in quale anno, ma comunque prima del 15 genn. 1474 (cfr. il protocollo del notaio Simone Grazzini da Staggía, in C. Carnesecchi, Il ritratto leonardesco di Ginevra Benci, in Riv. d'arte, VI [1909], p. 283), fu suo figlio Giovanni (da non confondere con il Giovanni Benci citato assieme a Tommaso Benci in una lettera del Ficino del 1462), a riprendere, a quanto sembra, il ruolo di mecenate sin allora ricoperto dal B.: sappiamo che fu amico di Leonardo, che presso di lui lasciò il suo mappamondo, una parte delle sue pietre preziose, dei suoi libri e dei suoi strumenti di lavoro, quando nel 1502 - secondo altri nel 1506 - abbandonò Firenze (cfr. Il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci..., riprodotto e pubblicato dalla R. Accad. dei Lincei, Milano 1894-1902, II, c. 120, p. 353). A Giovanni (e probabilmente prima al padre) appartenne il codice contenente il volgarizzamento del Liber de medicina veterinaria di Giordano Rufo Calabro (cfr. A. M. Bandini, Bibliotheca Leopoldina Laurentiana..., II, Florentiae 1792, col. 591). Egli non disdegnò, peraltro, secondo le tradizioni della famiglia, pubblici incarichi: fu infatti priore nel 1517 (Delizie..., XXII, p. 136).

Fonti e Bibl.: I libri commemoriali della Repubblica veneta, a cura di R. Predelli, V, Venezia 1901, p. 101; Delizie degli erud. toscani, XX, Firenze 1785, p. 386; XXII, ibid. 1786, p. 136; G. Vasari, Vita di Leonardo da Vinci, a c. di E. Poggi, Firenze 1919, p. V; A. Della Torre, Storia dell'Accad. platonica di Firenze, Firenze 1902, pp. 29, 542, 547, 550, 573; E. Mbiler, Leonardos Bildnis der Ginevra dei Benci, in Miinchener-Jarbuch der Bildendenkunst, XII (1937-38), p. 202, n. 29; R. De Roover, The Medici's Bank: its organization, management, operation and decline, New York-London 1948, pp. 8, 73; V. De Caprariis, Sul Banco dei Medici, in Bollett. dell'Archivio storico del Banco di Napoli, 1 (1950), p. 48; G. Camerani Marri, I documenti commerciali del fondo diplom. mediceo dell'Arch. di Stato di Firenze, Firenze 1951, pp. 79, 81-84, 87-92, 95, 99 s., 112; R. Marcel, Marsile Ficin (1433-1499), Paris 1958, p. 33; A. Chastel, Art et humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique, Paris 1959, p. 407 (traduz. ital., Torino 1964, p. 418).

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... Granducato di Toscana Stato preunitario eretto (1569) dalla dinastia dei Medici e comprendente quasi tutta la regione. Avvicinatosi alla Francia alla fine del 16° sec. e inseritosi nella più vasta politica europea, conobbe successivamente un lento declino che coincise con l'estinzione della dinastia medicea (1737). Assegnato ... priore Il superiore di una comunità religiosa e in particolare di una comunità monastica. ● Titolo di particolare dignità in alcuni ordini cavallereschi (anche gran priore). Nell’Ordine dei Cavalieri di Malta il priore presiede l’organo preposto all’amministrazione dei possedimenti compresi in più commende. ... Umanesimo Periodo storico le cui origini sono rintracciate dopo la metà del 14° sec., e culminato nel 15°: tale periodo si caratterizza per un più ricco e più consapevole fiorire degli studi sulle lingue e letterature classiche, considerate come strumento di elevazione spirituale per l’uomo, e perciò chiamati, ...
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