AMERIGO di Pegugliano (Aimeric de Pegulhan)
Nato in Tolosa da un mercante di drappi, pare che cominciasse a comporre canzoni per la moglie di un suo concittadino, che non lo tollerò, e, venuti alle mani, rimase gravemente ferito da lui alla testa; A. fu bandito da Tolosa, e cercò ricovero in Catalogna presso Guglielmo di Berguedan, signore e trovadore egli stesso; e presentato da lui andò alla corte di Alfonso VIII di Castiglia; quindi venne in Italia, dove finì i suoi giorni in fama di eretico. Altri narra che egli, saputo dell'assenza di quel suo concittadino da Tolosa per un pellegrinaggio, poté penetrare in città e rimanere dieci giorni nascosto presso la sua prima amante. I suoi componimenti pervenutici, fra canzoni e serventesi e tenzoni, sommano a 52 (alcuni contrastati); e da essi risulta che egli fu in relazione con molti signori di là e di qua dalle Alpi. Oltre al conte di Tolosa Raimondo V e alla contessa sua moglie, Eleonora, che chiama regina di Tolosa come sorella di Pietro II di Aragona, lodò Pietro II stesso, più volte, e il re di Castiglia, e l'Infante suo figlio, il conte di Foix (Raimondo Roggero, 1188-1223), la contessa Maria di Comminge, Gastone VI di Bearn, Blacasso, e altri ancora. Venuto in Italia, egli fu veramente il propagatore del gusto della poesia provenzale, superando lo stesso Pietro Vidal che l'aveva preceduto (senza parlare di Rambaldo di Vaqueiras rimasto sempre nel Monferrato); ebbe relazione non solo col marchese di Monferrato, ma con i Malaspina, gli Estensi, Federico II, e il conte di San Bonifazio. Pianse in due serventesi la morte di Azzo VI di Este e del conte di San Bonifazio nel 1211; lodò altamente più volte, e con slancio, Guglielmo Malaspina, di cui pianse la morte nel 1220, Corrado Malaspina, Beatrice e Giovanna d'Este, Emilia Traversara di Ravenna; salutò l'incoronazione di Federico II nel 1220, presentandolo come il medico che veniva da Salerno a curare i mali della società; e lo lodò anche altra volta; sicché non vi è altri che abbia goduto maggior favore in Italia e ottenuto migliori successi. La sua poesia è concettosa ed elegante, e piacque persino a Dante, che di lui lodò e ricordò qualche canzone, e anche al Petrarca; sa ricorrere a molti mezzi per procurare diletto e farsi ammirare, sia rappresentando gli effetti contraddittorî dell'amore, sia celebrandolo per la sua azione di incivilimento; e sa descriverne il dolce tormento, e ricorre sobriamente a paragoni, e sa cercare molti effetti nei metri e nelle rime. Nulla di profondo e di veramente nuovo, ma tutto grazioso e facile e di un certo interesse. Falsamente gli furono attribuiti un compianto per la morte di Raimondo Berengario del 1245, e uno per re Manfredi, che è del 1274.
Non ne esiste nessuna edizione; le sue poesie sono sparse nelle raccolte manoscritte e a stampa, di Raynouard, Mahn, e in Studi di filologia romanza, III; solo sono state pubblicate edizioni di singoli componimenti.
Bibl.: N. Zingarelli, Intorno a due trovatori provenzali, Firenze 1899, e Re Manfredi nella memoria di un trovadore (nozze Bonanno-Pitrè), Palermo 1907; Torraca, Le donne italiane nella poesia provenzale, Firenze 1901; De Bartholomaeis, Il serventese di A. d. P., Li fol e il put, in Studi Romanzi, VII (1911); La Metgia di A. d. P., Bologna 1912; G. Bertoni, Il pianto in morte di Raimondo Berengario IV (in Scritti varî dedicati a R. Renier), 1913; W. P. Shepard, Two derivative Songs by Aimeric de Peguilhan, in Speculum, luglio 1927; J. ANglade, Les troubadours de Toulouse, Tolosa 1928.