FOCACCI, Amerigo
Nacque il 23 aprile 1884 a Pietrasanta (prov. di Lucca), da Andrea, marmista, e da Clementina Bertoli, bracciante. Iniziò a lavorare nelle botteghe dei marmorari locali; in seguito frequentò l'Istituto di belle arti di Firenze. Sulla scia di altri artisti italiani emigrati a Parigi, come A. Modigliani, A. Soffici, R. Bugatti e L. Viani, intorno al 1906 si trasferì a Parigi, dove visse per quindici anni "con grandi difficoltà morali e materiali", come scrisse il 23 nov. 1923 a R. Papini (Roma, Galleria naz. d'arte moderna, Archivio storico, busta "A. F."). All'inizio frequentò l'atelier-dormitorio La Ruche, descritto da L. Viani nelle sue opere pittoriche e letterarie; in seguito divise con la scultrice russa Chana Orloff uno studio vicino ai giardini del Lussemburgo.
A Parigi rafforzò la sua amicizia con Viani, che gli dedicò un ritratto dal titolo Lo scultore della metropoli (Arezzo, coll. Lebole: I. Cardellini Signorini, Lorenzo Viani, Firenze 1978, n. 228). Con Viani e C. Roccatagliata Ceccardi il F. aveva partecipato, benché su posizioni più umanitarie e misticheggianti, alla "Repubblica d'Apua", sodalizio di intellettuali versiliesi che univano gli ideali di solidarismo e fratellanza a posizioni politiche di tipo anarchico.
A causa delle precarie condizioni di salute, acuite dalle privazioni della sua esistenza, nel 1921 circa, con il sostegno economico degli amici e della Società degli artisti francesi, il F. si ricoverò in sanatorio a Saint Moritz. Dal 1923 tornò in Italia, a Viareggio; inviò le sue sculture alle esposizioni nazionali più importanti: dalla Biennale di Venezia (1922 e 1924) alla Promotrice di Torino del 1923, alla II Biennale romana dello stesso anno.
Risulta particolarmente difficile ricostruire l'itinerario artistico del F. poiché quasi tutte le sue opere sono disperse, probabilmente conservate in collezioni private in Italia, in Francia e in Inghilterra. A partire dal periodo parigino è decisiva l'influenza della scultura francese, in particolare di A. Maillol ed E.-A. Bourdelle, basata su una ricerca volumetrica e plastica che il F. fonde con un suo personale studio dell'arte primitiva e di quella italiana del Quattrocento. Nei suoi lavori la semplificazione formale si associa ad un senso molto ritmico della linea di contorno e ad un trattamento estremamente levigato delle superfici, come si può rilevare in alcune opere - di ubicazione ignota, ma documentate da foto - quali la Figura femminile in ginocchio (ante 1923), i bustiritratto neoquattrocenteschi (Ritratto della miniaturista Ceverstrom, 1925; Ritratto di signora e Ritratto della contessa Contini, databili 1925 circa) e, infine, il Ritratto del letterato greco Jean Sarejanni, scultura in marmo databile 1923, in quanto esposta per la prima volta in quell'anno alla Bottega d'arte di Livorno, poi nel 1924 alla Biennale di Venezia e di nuovo nel 1926 alla prima Mostra del Novecento italiano di Milano, quando fu acquistata per la Galleria nazionale d'arte moderna, dove si conserva.
A causa della sua malattia, sempre più grave, il F. dovette ben presto abbandonare la pietra e il marmo, per il meno polveroso e maneggevole legno, che utilizzò in maniera elegante e raffinata per sculture di piccole dimensioni e oggetti d'arte decorativa (alzate, vassoi, fruttiere) dalle superfici levigatissime e dalla fluida linearità; con tali opere nel 1923 vinse la medaglia d'oro alla prima Mostra d'arte decorativa di Monza (catal., p. 100, tav. 28), in particolare con una fruttiera di legno formata da due esili figure femminili nude che sorreggono un'alzata (Firenze, coll. Stagi, dove si conserva anche una Donna con le mani nei capelli, in legno). Grande successo ottenne Scherzo, gruppo, di cui si conoscono due versioni, formato da una madre con in braccio un bambino in un dinamico intreccio di linee, esposto nel 1923 alla II Biennale romana e alla Bottega d'arte di Livorno. Agli anni venti risale anche il Ritratto di F. Pizzanelli (legno, Firenze, Galleria d'arte moderna Palazzo Pitti).
Il F. morì a Viareggio il 23 ag. 1929. Il suo lavoro venne ricordato l'anno seguente in occasione della Biennale di Venezia, dove furono esposte otto opere rappresentative della sua attività.
Fonti e Bibl.: Materiale documentario e fotografico sul F. è conservato presso l'Arch. storico della Biblioteca civica di Pietrasanta. Oltre ai cataloghi delle mostre citate nel testo si veda: A. Lancellotti, La Seconda Biennale romana d'arte, Roma 1923, p. 72; R. Papini, Le arti a Monza nel MCMXXIII, Bergamo 1923, pp. 47 s.; E. Poeschel, A. F., in Jahrbuch der jungen Kunst, IV (1923), pp. 185-189; F. Sapori, La Seconda Biennale d'arte a Roma, in Nuova Antologia, 16febbr. 1924, p. 395; K. P., in The Studio, LXXXV (1925), p. 112; D. Mari, Artisti scomparsi, in Provincia di Como, 4 dic. 1941; F. Sapori, Scultura ital. moderna, Roma 1949, p. 335; A. Panzetta, Diz. degli scultori ital. dell'Ottocento e del Primo Novecento, Torino 1994, ad vocem; H. Vollmer, Künstlerlexikon des zwanzigesten Jafthunderts, II, p. 125.