Vespucci, Amerigo
Il grande navigatore da cui prese nome l’America
Navigatore esperto e audacissimo, il fiorentino Amerigo Vespucci divise con Cristoforo Colombo la gloria della scoperta dell’America. Nel corso di due viaggi (1499 e 1501) esplorò per primo quasi tutta la costa atlantica dell’America Meridionale. Fu lui a rendersi conto che le terre appena scoperte non erano parte dell’Asia ma un Nuovo Mondo, che nel 1507 l’umanista e cartografo tedesco Martin Waldseemüller propose di chiamare in suo onore Americi terra, o America
Amerigo Vespucci nacque nel 1454 da un’antica famiglia fiorentina ed ebbe un’eccellente educazione umanistica. Giovanissimo entrò nella casa commerciale del banchiere fiorentino Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici, che provvedeva all’allestimento delle spedizioni d’oltremare spagnole e portoghesi.
Nel 1491 fu mandato a Siviglia presso il fiorentino Giannotto Berardi, e qui ebbe modo di contribuire ad armare la terza spedizione di Cristoforo Colombo e di conoscere l’illustre navigatore genovese. Tra il 1497 e il 1504 compì i suoi grandi viaggi al servizio della Spagna e del Portogallo.
Chiamato alla corte di Spagna nel 1505, prese la cittadinanza spagnola e nel 1508 fu nominato Piloto mayor, un posto di grande responsabilità che comportava, tra le altre cose, il compito di preparare la mappa ufficiale delle nuove terre e delle rotte per giungervi, carica che conservò sino alla morte (1512).
Sui viaggi di Vespucci si sviluppò sin dall’inizio un intricato giallo di documenti apocrifi che solo a fatica gli studiosi sono riusciti a dipanare, e che sono all’origine delle ingiustificate accuse mosse al navigatore, ritenuto per lungo tempo un mistificatore e un vanesio che avrebbe defraudato Colombo della sua gloria.
Per secoli gli spostamenti di Vespucci sono stati documentati solo da due lettere, che sono delle vere e proprie relazioni di viaggio: nella prima, nota come Mundus novus, pubblicata ad Augusta nel 1504, vengono menzionati solo due viaggi; nella seconda, la Lettera al Soderini, gonfaloniere di Firenze, pubblicata l’anno dopo, si parla di quattro viaggi compiuti tra il 1497 e il 1504. Le due lettere ebbero enorme diffusione e in un primo tempo contribuirono a dare a Vespucci una popolarità superiore a quella di Colombo.
Successivamente furono avanzate varie critiche, in particolare da parte di Bartolomeo de Las Casas, il grande apologeta seicentesco di Colombo, il quale non trovò traccia del presunto viaggio del 1497 che avrebbe tolto al genovese il merito di essere arrivato per primo nell’America continentale. E in effetti le due lettere, soprattutto la seconda, presentavano l’autore in una luce piuttosto negativa: errori grossolani di nautica, episodi fantastici a base di cannibali e di battaglie con selvaggi, un tono di insopportabile vanagloria.
Nel 1924, tuttavia, lo studioso Alberto Magnaghi stabilì che in realtà questi documenti erano frutto di abili manipolazioni e scoprì negli archivi fiorentini altre due lettere, questa volta autentiche, che documentavano i due viaggi effettivamente compiuti da Vespucci.
Nel maggio del 1499 Vespucci prese parte alla spedizione di quattro navi comandate da Alonso de Ojeda, inviate dalla Spagna in seguito alle notizie del terzo viaggio di Colombo. Arrivata alla costa della Guiana francese, la flotta si divise e Vespucci si diresse verso sud lungo le coste atlantiche dell’America Meridionale, dove toccò la foce del Rio delle Amazzoni, raggiunse Trinidad e il fiume Orinoco, tornando in Spagna alla fine di giugno del 1500.
Anche Vespucci, come Colombo, riteneva che le terre scoperte facessero parte dell’Asia.
Alla fine di maggio del 1501 intraprese una seconda spedizione, questa volta per conto del Portogallo. Dopo aver raggiunto l’estrema latitudine sud toccata nel primo viaggio, proseguì lungo il continente verso sud-ovest giungendo in prossimità dello stretto scoperto poi da Ferdinando Magellano. Nel luglio 1502 era di ritorno nuovamente a Lisbona.
Questo viaggio fu il più ricco di conseguenze, rivelando l’inaspettata esistenza di un Nuovo Mondo. Infatti Vespucci aveva costeggiato una terraferma a una latitudine così meridionale senza incontrare nessuno di quegli indizi che avrebbero dovuto rivelare l’Asia: di qui l’idea di una massa continentale indipendente e l’intuizione dell’esistenza di un mare interposto tra quel continente e le nuove terre.