amfetamina (o anfetamina)
Sostanza di sintesi (il cui nome d’uso deriva da una crasi del nome chimico alfametilfenetilammina) in grado di alterare i sistemi endogeni controllati da noradrenalina e dopamina. L’a. esiste sotto forma di due isomeri otticamente attivi, specularmente identici (enantiomeri). Si distinguono un enantiomero D e uno L. Uno dei derivati dell’a., la metamfetamina, è stata ampiamente usata durante la Seconda guerra mondiale nella Germania nazista per aumentare la capacità dei piloti militari di rimanere vigili.
I due enantiomeri agiscono in modo diverso: il D inibisce prevalentemente la ricaptazione neuronale della dopamina (specie a livello corticale), mentre quello L inibisce anche quella della noradrenalina. Tale effetto determina un aumento dei livelli sinaptici di dopamina e noradrenalina e ciò induce la sintesi endogena di peptidi CART (Cocaine and Amphetamine Regulated Transcript). Tali peptidi sembrano essere responsabili di alcune delle azioni dell’amfetamina.
L’a. determina eccitazione, aumento del battito cardiaco e della pressione, riduce la sensazione di fatica, fame e sete. Paradossalmente, essa attenua il disturbo da deficit dell’attenzione e l’ipercinesia nei bambini. In acuto, l’a. può provocare la morte in seguito a eventi cardiovascolari direttamente indotti da essa, oppure a causa degli sforzi fisici eccessivi che si possono compiere sotto la sua azione. Altri effetti nocivi possono derivare dalla ridotta assunzione di cibo e liquidi. Inoltre, possono essere indotti comportamenti psicotici. In cronico, l’a. determina dipendenza.
Tra i derivati più diffusi ci sono: gli anoressizzanti (➔) amfetamino-simili; la metamfetamina (conosciuta anche come crak o meth o crystal) e l’ecstasy, utilizzate come sostanze d’abuso (➔ allucinogeno); il metilfenidato e l’atomoxetina, che condividono una parte del meccanismo d’azione dell’a., nonché la maggior parte degli effetti farmacologici. Queste due molecole vengono utilizzate nei bambini affetti da disturbo da deficit dell’attenzione e ipercinesia. L’utilizzo di questi derivati anfetaminici in tali patologie è al centro di un dibattito scientifico e culturale: oltre agli effetti cardiovascolari, si teme che tali sostanze possano interferire con lo sviluppo del cervello dei bambini, originando danni irreversibili.