AMICI PEDANTI
. Nome assunto dal Carducci e da alcuni suoi amici in una nota loro polemica. Il "fiorentino puro" Giuseppe Torquato Gargani s'era convertito in Romagna, dice il Carducci, "a un classicismo rigidamente strocchiano; che, di ritorno dopo tre anni in Firenze e praticando il Chiarini e Ottaviano Targioni Tozzetti, aveva fortificato con una cresima leopardiana e giordaniana". Fu il Gargani il Marat della brigatella dei quattro maggiori "amici pedanti", la quale ebbe il suo capo e il suo Danton nel Carducci, il suo girondino nel Targioni Tozzetti, il suo storico, in seguito, nel Chiarini; e fu lui l'autore di un famoso libretto "scandalo a tutta Firenze": Di Braccio Bracci e degli altri poeti nostri odiernissimi, diceria di G. T. G., a spese degli amici pedanti (Firenze 1856; ristampata da C. Pellegrini, Napoli in cui B. Bracci - un giovane livornese su cui un disgraziato volume di versi, Fiori e spine, ma soprattutto l'elogio del Guerrazzi avevan richiamato l'attenzione non propriamente ammirativa degli amici pedanti - non rappresenta che l'occasione per una levata di scudi, in letteratura antiromantica, e in politica, come oggi si direbbe, nazionalista. Meglio che dalla diceria del Gargani, il pensiero e gli scopi degli amici pedanti si rilevano dalla Giunta alla derrata. Ai poeti nostri odiernissimi e lor difensori, gli amici pedanti (Firenze 1856; ristampata da C. Pellegrini, Napoli 1915) e massime dai due discorsi che tra l'altro v'inserì il Carducci, in cui si sostiene, appoggiandosi soprattutto all'autorità del Rosmini, essere il romanticismo "immorale", e "non consentaneo al genio dei popoli italiani". Su molti dei loro giudizî gli amici pedanti dovettero ritornare progredendo negli anni e negli studî, per attenuarli o abbandonarli, ma non ebbero mai necessità di rinnegare i profondi motivi ideali della loro irruente battaglia giovanile. E questa, con la polemica assai aspra che ne seguì, alimentata anche dalla pubblicazione delle Rime carducciane, ha un valore notevole per la storia di un periodo di crisi nella coscienza letteraria e politica degl'Italiani.
Bibl.: Cfr. anzitutto carducci e bibl. ivi; inoltre G. Chiarini, Memorie della vita di G. Carducci, 1ª ed., Firenze 1903; O. Bacci, G. Carducci e gli "Amici pedanti", in Rass. Contemp., giugno 1908, poi in La Toscana alla fine del Granducato, Firenze 1909; A. Pellizzari, G. Chiarini, Napoli 1912; V. Schilirò, Il romanticismo e gli "amici pedanti", Bronte 1912.