Amicizia
Nelle moderne società occidentali il termine 'amicizia' indica una relazione sociale i cui soggetti: 1) avvertono una personale predisposizione l'uno verso l'altro; 2) si scambiano affetto; 3) stabiliscono tacitamente e autonomamente i valori, le norme e le linee di condotta del loro rapporto. L'amicizia, inoltre, è 4) una relazione intima che 5) può iniziare e concludersi liberamente.Il combinarsi di queste cinque caratteristiche conferisce all'amicizia, assunta in questa sua moderna accezione, l'aspetto peculiare di un fenomeno sociale altamente dinamico, flessibile e diffuso. Ciò comporta due conseguenze principali: in primo luogo, l'amicizia moderna pone all'uomo moderno dei particolari problemi di natura sociale strettamente connessi alle cinque caratteristiche appena elencate.
1) Predisposizione personale: il problema della compatibilità dell'amicizia con altre relazioni personali e impersonali; 2) affetto reciproco: il problema di distinguere l'amicizia da sentimenti sociali di altro tipo, unitamente al problema dell'interscambio affettivo; 3) autonomia: l'edificazione di valori, norme e codici individuali - e al tempo stesso socialmente riconosciuti - che regolano il rapporto di amicizia; 4) intimità: il problema di mantenere un certo grado di riserbo all'interno di un'amicizia e tra differenti rapporti di amicizia; 5) libertà di scelta: il problema di quando e come iniziare, modificare e interrompere le amicizie (v. Paine, 1969; v. Jerrome, 1984; v. Wolf, 1966).In secondo luogo, il dinamismo, la flessibilità e la grande diffusione dei legami di amicizia danno luogo a una grande varietà di tipi di amicizia che, diversi sul piano culturale, storico e sociale, possono talvolta costituire un sistema sociale indipendente, oppure essere parte di un ordinamento sociale più ampio. La nozione di tipi e livelli di amicizia sviluppata da Kaspar D. Naegele (v., 1958) appare un modo più corretto di affrontare in tutta la sua empirica ricchezza il concetto di amicizia.
I cinque elementi della definizione dell'amicizia quale si configura nella moderna cultura occidentale si potrebbero intendere come poli di un continuum tra: 1) il personale e l'impersonale; 2) l'affettivo e lo strumentale; 3) l'autonomo e il prescritto; 4) il privato e il pubblico; 5) la scelta libera e quella obbligata. Pertanto si possono distinguere due tipi di amicizia: il tipo non istituzionalizzato, caratterizzato dalla combinazione dei primi poli del continuum, e quello istituzionalizzato (ritualizzato), che risulta dalla combinazione degli altri poli del continuum. Si potrebbe dire che la maggior parte dei rapporti di amicizia si presenta con caratteri intermedi fra i due tipi indicati.
Questa varietà di tipi e livelli di amicizia si riflette nel modo in cui la sua funzione sociale viene valutata dagli studiosi di scienze sociali. Alcuni di loro, infatti, considerano l'amicizia come un prerequisito sociale (una sorta di 'cemento sociale'), senza il quale nessuna società potrebbe funzionare (v. Simmel, 1921-1922; v. Jerrome, 1984, p. 715; v. Wolf, 1966, p. 2); altri, invece, la considerano alla stregua di un 'lusso' che soltanto le moderne società avanzate possono permettersi (v. Paine, 1969, p. 508; v. Banfield, 1958, p. 115). Tale ambivalenza nel valutare la funzione sociale dell'amicizia si manifesta anche quando si prende in esame il ruolo da essa svolto tra i soggetti implicati nella relazione. Alcuni studiosi sostengono che l'amicizia costituisce un rifugio dagli obblighi esterni, mancando il quale gli individui non potrebbero sopportare la pressione su di loro esercitata dalla società (v. Jerrome, 1984, pp. 708-709; v. Wolf, 1966, pp. 19-20); altri ritengono al contrario che l'amicizia sia così impegnativa, da un punto di vista affettivo e morale, che gli individui tollererebbero la vita sociale solo se liberati dal peso di coltivare amicizie, come pure dai vincoli che li legano agli amici.
b. L'amicizia come campo d'indagine delle scienze sociali
Scarseggiano, nell'ambito delle scienze sociali, i lavori sistematici volti ad approfondire i vari aspetti dell'amicizia. Le ragioni di tale insufficienza non sono da ricondurre esclusivamente all'eterogeneità e alla fluidità del fenomeno da osservare, ma anche allo sviluppo delle scienze sociali dopo la seconda guerra mondiale. Innanzitutto, l'amicizia non è stata considerata un argomento così serio e importante da meritare un'indagine sistematica. Essa, al contrario, si è trovata nell'ambigua situazione di costituire oggetto di attenzione, almeno iniziale, da parte di molte discipline, quali la filosofia, la storia, l'antropologia, la sociologia e la psicologia sociale, senza peraltro riuscire a diventare oggetto, all'interno delle medesime discipline, di un esame analitico e continuato. In secondo luogo, gli studiosi di scienze sociali - i sociologi più degli altri - hanno sempre evitato di dedicarsi allo studio dei fenomeni attinenti alla sfera privata e originati da sentimenti individualistici. In terzo luogo, e si tratta probabilmente dell'aspetto più importante, l'attenzione manifestata da antropologi e sociologi per l'analisi di strutture, istituzioni, organizzazioni e gruppi sociali ha fatto sì che i processi di interazione minori, transitori e diffusi fossero, entro certi limiti, trascurati.
L'interesse occasionale dimostrato dai moderni studiosi di scienze sociali nei confronti dell'amicizia potrebbe essere interpretato come indice della ricezione selettiva dei classici del pensiero sociologico. A differenza di quanto avviene nella sociologia accademica contemporanea, agli inizi del secolo l'amicizia costituiva un tema di riflessione addirittura convenzionale. Soprattutto i sociologi tedeschi, come Alfred Vierkandt, Ferdinand Tönnies, Albert Salomon e Georg Simmel, riconobbero nell'amicizia un'importante forma di socialità (v. Tenbruck, 1964, p. 435; v. Salomon, 1979; v. Simmel, 1921-1922 e 1968). Simmel, in particolare, gettò le basi di una vera e propria teoria dell'amicizia. Si possono distinguere quattro diversi approcci i quali, concepiti unitariamente, potrebbero rappresentare il punto di partenza di una teoria sociologica dell'amicizia: in primo luogo, lo studio dell'amicizia come processo primario di interazione; in secondo luogo, lo studio dell'amicizia in relazione al numero di coloro che sono coinvolti in un tale rapporto; in terzo luogo, lo studio dell'amicizia come sentimento sociale; in quarto luogo, infine, l'interpretazione macrosociologica dell'amicizia nel contesto delle teorie simmeliane sulla differenziazione e individualizzazione sociali. Sebbene gli studiosi europei e americani abbiano frequentemente citato, nelle loro ricerche sull'amicizia, l'opera di Simmel sull'argomento, essi si sono limitati a prestare un'attenzione parziale al suo programma sociologico generale.
Alcuni studiosi americani di gruppi sociali, quali Howard Becker, Charles H. Cooley, George C. Homans, si sono allontanati dall'intuizione simmeliana che metteva in rilievo la funzione positiva svolta dalle relazioni primarie per l'integrazione degli individui nel gruppo e per il funzionamento di organizzazioni sociali su vasta scala. L'ipotesi, sviluppata da Homans (v., 1950, pp. 110-117), di una precisa correlazione tra grado d'intimità, frequenza dell'interazione e aumento dell'intensità dei sentimenti di affetto reciproco, è risultata uno stimolo importante per l'indagine teorica sull'amicizia.
Laddove gli studiosi di gruppi sociali hanno considerato l'amicizia come parte di altre e più ampie formazioni, gli studiosi di reti sociali hanno ripreso e dato nuovo risalto alla concezione simmeliana dell'amicizia come sistema autosufficiente di azione sociale. Tali studiosi, specialmente quelli di formazione antropologica, hanno fornito un rilevante contributo alle ricerche sull'amicizia col sottolineare l'importanza di relazioni sociali fluide, transitorie e improntate all'egocentrismo (v. Boissevain, 1968 e 1974; v. Hallinan, 1978-1979; v. Hammer, 1980; v. Schenk, 1983). Alcuni antropologi hanno contribuito anch'essi in maniera determinante alla costruzione di una teoria macroanalitica dell'amicizia (v. Cohen, 1961; v. PittRivers, Kinship..., 1968; v. Wolf, 1966). Al pari di Simmel, Eric R. Wolf ritiene che l'importanza maggiore dell'amicizia, nelle società complesse, risieda nella sua funzione di struttura interstiziale, supplementare e parallela (v. Wolf, 1966, p. 2). Vi sono pochi studi antropologici che si occupano delle relazioni di amicizia quali si configurano nelle moderne società occidentali: i lavori di Robert Paine (v., 1969) e Robert Brain (v., 1976) ne costituiscono due esempi. Tra i pochi approcci macrosociologici al problema dell'amicizia, merita di essere menzionato il lavoro di Samuel N. Eisenstadt e Luis Roniger (v., 1984), i quali hanno elaborato un modello teorico finalizzato all'analisi del nesso tra tipi di relazioni interpersonali e tipi di società; il loro contributo potrebbe valere come punto di partenza per un ulteriore sviluppo del tema simmeliano dell'amicizia in rapporto alla differenziazione sociale.
Alcuni psicologi sociali, come Steven W. Duck (v., 1973) e Zick Rubin (v., 1980), hanno incentrato le loro analisi in particolare sulla formazione dei legami di amicizia e sui principî che regolano la scelta degli amici. Il lavoro di Duck, soprattutto, ha contribuito a una comprensione più differenziata dei principî di similarità e di complementarità, nonché della loro rilevanza rispetto ai diversi stadi del rapporto di amicizia.Questi molteplici approcci delle scienze sociali al tema dell'amicizia hanno riguardato pur sempre degli aspetti specifici, senza dare origine a un insieme sistematico di conoscenze sull'amicizia; essi riflettono semplicemente la complessità dell'amicizia in quanto fenomeno sociale, ma non si sforzano di rendere omogenee le sue numerose componenti.
Secondo la sociologia simmeliana dei sentimenti (v. Simmel, 1921-1922; v. Nedelmann, 1983) le principali caratteristiche dell'amicizia sono le seguenti.
1. Etimologicamente la parola amicizia deriva dalla stessa radice della parola amore: come l'amore, la gratitudine e la fiducia, l'amicizia è un sentimento positivo; essa lega gli individui gli uni agli altri attraverso sentimenti di cordialità e benevolenza, ed è un sentimento positivo anche nel senso che viene considerata una premessa dell'integrazione sociale. Ciò non implica, tuttavia, che l'amicizia svolga in ogni caso una positiva funzione sociale (v. cap. 4).
2. L'amicizia è un sentimento secondario: essa, in altre parole, rimanda ai sentimenti che si sviluppano all'interno dell'interazione sociale e per mezzo di questa. Mentre i sentimenti primari quali l'amore, la fede o la devozione si manifestano nella forma di bisogni immediati o pulsioni che danno origine all'interazione sociale, i sentimenti secondari sono aperti a vari tipi di influenze sociali, culturali e situazionali. L'amicizia può manifestarsi come sentimento individualistico, oppure come manifestazione affettiva socialmente prescritta (è il caso dell'ospitalità), oppure ancora come tecnica sociale di controllo dei sentimenti, necessaria nell'adempimento di alcune professioni (come quelle di hostess, uomo politico, uomo d'affari, ecc.: v. Brain, 1976, p. 145; v. Freund, 1965).
3. A differenza dell'amore, l'amicizia si fonda sull'affetto reciproco. Tale reciprocità di sentimenti è ritenuta uno dei piaceri dell'amicizia (cfr. Cicerone, De amicitia; v. Annas, 1977, p. 534; v. Vansteenberghe, 1937, p. 504). I sentimenti amichevoli non possono essere rivolti a oggetti inanimati: si può amare un quadro, ma questo non può essere nostro amico. La reciprocità dei sentimenti di amicizia non implica necessariamente che essi debbano essere corrisposti in ugual misura. La relazione può continuare anche quando i termini dell'interscambio affettivo sono sbilanciati e asimmetrici. In questo caso, tuttavia, la durata dell'amicizia sarà più breve di quanto non avvenga in condizioni di equilibrio tra i sentimenti reciproci (v. Hallinan, 1978-1979). Essere esenti dall'obbligo di dover ricambiare in misura equivalente i favori ricevuti è considerata una delle caratteristiche per cui l'amicizia può essere distinta da altre forme di relazione sociale.
4. Il sentimento di amicizia può essere motivato da cause, e connesso a fini, che sono esterni all'amicizia stessa; da questo punto di vista esso può essere distinto dall'amore, che è un sentimento 'autoreferenziale' (v. Luhmann, 1982). Uno dei temi più controversi della letteratura classica sull'amicizia era la questione se i sentimenti di amicizia siano o meno compatibili con la ricerca di vantaggi e benefici. Secondo l'ideale antico, l'amicizia non può nascere in alcun caso da un atteggiamento volto alla ricerca dell'utile; gli eventuali vantaggi materiali possono essere solamente un risultato dell'amicizia, senza mai costituirne il principio informatore (cfr. Cicerone, De amicitia). Nelle amicizie di tipo strumentale (v. Wolf, 1966, pp. 12-13) i sentimenti amichevoli si sviluppano sulla base di un vero e proprio scambio di servizi; per il mantenimento di relazioni di affari, ad esempio, è necessaria almeno una quantità minima di affetto e, nel caso in cui questo manchi, si deve almeno fingere che ci sia.
5. Il sentimento dell'amicizia è un sentimento astratto, e pertanto lo si può ritrovare in sfere sociali eterogenee (religiosa, politica, economica, culturale, ecc.), nonché in diverse categorie di attori sociali (singoli individui come pure unità sociali collettive) e in diverse condizioni sociostrutturali.
6. L'amicizia è un sentimento composito, in varia misura associato ad altri sentimenti positivi (come la gratitudine, la fiducia, la lealtà, l'amore) e/o negativi (come l'invidia, la diffidenza, la gelosia). L'amicizia, dunque, è un sentimento intrinsecamente ambivalente: essa tende a comprendere stati interiori opposti (ostilità, amore, indifferenza).
7. L'amicizia è un sentimento dinamico, sia per ciò che riguarda i suoi caratteri intrinseci che per ciò che riguarda le sue relazioni con l'esterno (v. Vansteenberghe, 1937, p. 504). Nel creare nuovi legami, e nel rompere quelli già costituiti, essa ha come conseguenza la suddivisione degli individui in amici e non amici. In virtù del suo carattere dinamico, l'amicizia necessita di meccanismi addizionali di stabilizzazione, se le relazioni devono durare più a lungo. Tali sono ad esempio la trasformazione dell'amicizia in un ideale culturalmente ben radicato (si pensi all'ideale romantico di amicizia), o il suo combinarsi con altri sentimenti secondari quali la lealtà e la fiducia, o ancora il suo istituzionalizzarsi come forma di interazione sociale riconosciuta e consolidata (come i 'compagni di scuola').
8. L'amicizia è un sentimento socialmente produttivo; da essa si sviluppano processi di costruzione sociale e definizione culturale di noi stessi e degli altri in quanto (potenziali) amici. Queste definizioni si fondano sulle affinità (omofilia), o sulle differenze (eterofilia). L'amicizia è un sentimento di 'autoconsiderazione' (v. Pitt-Rivers, Honor, 1968, p. 503), poiché - come già diceva Aristotele - induce a valutare l'amico come 'un altro se stesso' (v. Annas, 1977, p. 542): in altre parole implica una valutazione di sé nei termini che sono utilizzati per giudicare gli altri.
Vi sono molti fattori importanti che contribuiscono a determinare la grande varietà di tipi e livelli dell'amicizia: età, sesso, classe sociale, educazione, occupazione sono quelli più spesso menzionati nella letteratura sull'argomento. Un fattore che trascende tutte queste variabili è il numero di individui coinvolti nella relazione di amicizia. A differenza dell'amore, l'amicizia può insorgere anche tra più di due persone. Al limite, essa può abbracciare la totalità degli uomini, come per esempio nella concezione cristiana della fratellanza universale, o come nell'ideologia comunista dell'amicizia tra tutti i popoli.
Vi sono due ragioni, apparentemente contraddittorie, che rendono le 'diadi onnicomprensive' (v. Becker e Useem, 1942, p. 21) di particolare interesse per gli studiosi dell'amicizia. In primo luogo, sin dall'antichità, la diade è stata considerata la forma ideale di amicizia: l'immagine dell'amico come di un altro se stesso è stata tramandata in qualità di modello culturale largamente accettato, sul cui metro si è poi misurata la 'vera' amicizia. In secondo luogo, le diadi costituiscono una risorsa sociale altamente dinamica: la rapidità con cui un amico può essere mobilitato per gli scopi più disparati rappresenta una delle qualità maggiormente significative di tali rapporti (v. Litwak e Szelenyi, 1969). Tutti e cinque gli elementi che compaiono nella definizione di amicizia sopra riportata sono particolarmente importanti nelle relazioni diadiche.
1. Predisposizione personale: vi sono due modi in cui gli individui possono impegnarsi in amicizie diadiche. In primo luogo, essi possono investire nell'amicizia la loro intera personalità, nel senso di un io unico. Questo è l'aspetto qualitativo dell'individualità come lo descrive Simmel (v., 1968, pp. 268-269); tale genere di impegno personale incarnava l'ideale di amicizia proprio dell'antichità, e da allora esso si è manifestato in diverse forme storico-culturali. Il concetto di 'amicizia spirituale' (Seelenfreundschaft) non è che la sua espressione portata all'estremo. In secondo luogo, la relazione tra due amici può fondarsi su di un aspetto specifico della loro individualità, o soltanto su di un segmento del ruolo da essi ricoperto nella società. Questo è ciò che Simmel descrive come l'aspetto quantitativo dell'individualità. Nella terminologia degli studiosi di reti sociali due amici hanno una relazione uniplex (a unico filo) quando essa poggia su un solo segmento del loro ruolo sociale: un esempio di questo genere è l'amicizia che si instaura tra due individui nel loro ruolo di colleghi sul posto di lavoro. Una relazione di amicizia è detta invece multiplex quando il rapporto è basato su segmenti molteplici di ruolo, cioè quando gli amici non sono soltanto colleghi, ma anche membri della stessa associazione politica, vicini di casa, ecc. Simmel riteneva che, nei sistemi sociali complessi e differenziati, gli individui tendano a instaurare rapporti di amicizia a loro volta differenziati: preferiscono avere, in altri termini, molte amicizie uniplex piuttosto che poche multiplex.
2. Affetto reciproco: il passaggio da relazioni di tipo qualitativo a relazioni differenziate non implica, in base a quanto afferma Simmel, alcuna diminuzione nell'intensità del sentimento che unisce i soggetti del rapporto. Le conclusioni degli studiosi di reti sociali confermano l'ipotesi centrale di Simmel, secondo cui è tipico dell'uomo moderno intrecciare amicizie di tipo differenziato. Essi hanno constatato che gli individui i quali instaurano amicizie multiplex sono legati ai loro amici in maniera più stretta e intima di quanto non accada nelle relazioni di tipo unilaterale (v. Boissevain, 1974, p. 32; v. Schenk, 1983, p. 99). Nelle relazioni multiple vi è un aumento della dipendenza reciproca tra i soggetti e, conseguentemente, un consolidamento dei vincoli affettivi (v. Becker e Useem, 1942, p. 14).
3. Autonomia: coloro che intrecciano amicizie diadiche tendono a pervenire a una definizione idiosincratica dei valori, delle regole e delle modalità di conduzione del rapporto. Le coppie di amici sviluppano in maniera tipica forme particolari di linguaggio, di espressioni gergali, di mimica e di 'atti accennati' con cui i soggetti della relazione separano se stessi dai non amici fino a costituire un'unità esclusiva. La tacita negoziazione di questi valori, norme e simboli, la loro mancata verbalizzazione nonché la differenziazione tra comportamento amichevole in pubblico e in privato sono alcune tra le principali caratteristiche delle amicizie diadiche (ibid., pp. 16-17; v. Paine, 1969).
4. Intimità: le amicizie diadiche nascono spesso da confidenze personali. La rivelazione dei propri segreti a un'altra persona non funziona soltanto come meccanismo che fa scattare l'amicizia, ma anche come elemento stabilizzante della relazione, se gli amici sono in grado di utilizzare la tecnica di gestire il segreto. Esistono due tipi differenti di gestione del segreto all'interno delle amicizie diadiche: se due amici instaurano una relazione reciproca che coinvolge interamente la loro individualità (o comunque molti aspetti della loro personalità), essi si trovano di fronte al problema di definire, a se stessi e al mondo esterno, i contenuti e i limiti della loro sfera intima e ideale ('tecnica di demarcazione'); se invece i due soggetti hanno amicizie di tipo differenziato e semplice, devono affrontare il problema della 'suddivisione dell'intimità' (v. Lipman, 1959, p. 135) tra i diversi amici ('tecnica di segmentazione'; v. Nedelmann, 1985).
5. Libertà di scelta: la scelta di un amico è di vitale importanza nei rapporti diadici, dal momento che la sostituzione di un individuo con un altro comporta inevitabilmente la fine della relazione di amicizia. L'esistenza di una differenziazione culturale tra gli individui, in base alla quale il numero dei potenziali amici è limitato, fa sì che la selezione dei partners sia più difficile. L'idea che in un amico si debba trovare un altro se stesso, al pari dell'idea che si debba trovare un partner che assolva una funzione specifica, trasforma la selezione delle amicizie in un compito estremamente complesso. Questo problema diventa ancor più arduo quando le persone vengono giudicate in base agli amici che hanno scelto ('dimmi con chi vai e ti dirò chi sei').
La tendenza a un grado elevato di coinvolgimento personale, a un alto livello di intensità affettiva e di idiosincrasia, nonché i problemi specifici posti dalla gestione del segreto e dalla selezione dei partners conferiscono alle relazioni diadiche le loro caratteristiche qualità 'autolimitanti' (v. Becker e Useem, 1942, p. 14).
Questo tipo di amicizia tende a escludere ogni forma di influsso esterno e presenta una congenita predisposizione al conservatorismo e all'intolleranza. In base al loro specifico carattere le amicizie diadiche possono portare a conflitti interni alla relazione stessa, e ciò le rende altamente vulnerabili. La stabilità dei rapporti diadici dipende in larga misura dalla presenza o meno di fattori esterni che garantiscano un supporto vitale alla relazione.
La conoscenza attuale in merito alle amicizie di gruppo (bande, combriccole, circoli, fazioni, congreghe e gruppi politici) è alquanto frammentaria (v. Boissevain, 1968 e 1974; v. Kadushin, 1966; v. Banfield e Wilson, 1967, pp. 115-137). Queste forme di amicizia rivestono un'importanza cruciale, poiché superano le caratteristiche autolimitanti proprie dei rapporti diadici senza subire le restrizioni tipiche dei gruppi formali. Esse uniscono gli individui sulla base di almeno una caratteristica comune, e si fondano più o meno esplicitamente su di un solo interesse condiviso da tutti. Il modello di interazione proprio delle amicizie di gruppo è strutturato secondo il meccanismo dei legami personali indiretti tra amici e amici degli amici, in conseguenza del quale le amicizie di gruppo tendono a essere più esposte agli influssi esterni di quanto non lo siano quelle diadiche. È tipico di alcuni generi di amicizie di gruppo l'essere costruite intorno a un unico individuo, quale può essere il capo di una banda giovanile o di un circolo politico, oppure la personalità artistica di maggiore spicco all'interno di un gruppo, come Stefan George nel 'George-Kreis', oppure ancora il circolo di amici che circondava Max e Marianne Weber a Heidelberg nei primi anni del secolo.
Il basso livello di istituzionalizzazione caratteristico delle amicizie di gruppo contribuisce alla fluidità del loro ordinamento interno. In generale, esse non funzionano soltanto come strutture interstiziali e complementari (v. Wolf, 1966, p. 2), ma svolgono anche un ruolo genuinamente consociativo poiché consentono l'instaurarsi di legami sia all'interno che fra diverse unità sociali (v. Boissevain, 1968, p. 553). Altrettanto importante della creazione di legami di questo tipo è la rottura dei vincoli sociali istituzionalizzati. Da questo punto di vista, le amicizie adolescenziali di gruppo svolgono una precisa funzione, consistente nell'allentare gli stretti legami esistenti tra i giovani e le loro famiglie (v. Rubin, 1980, p. 93).L'amicizia triadica è una forma intermedia tra quella diadica e quella di gruppo, e ha avuto una certa importanza sociale nei secoli XVIII e XIX, soprattutto in Germania. Ladislao Mittner (v., 1962) ha sostenuto che una tipica costellazione triadica era quella costituita dall'amicizia tra due uomini e la sorella di uno di loro, che molto spesso diventava la fidanzata dell'altro. L'amore era sovente incluso nella definizione di amicizia propria di questi 'triangoli mistici', e l'amicizia era ritenuta intrinsecamente superiore all'amore.
Un altro genere di costellazione triadica era quello rappresentato da una relazione amichevole tra due intellettuali o artisti (di solito poeti) e una donna, da essi elevata al rango di Musa (v. Mittner, 1962, p. 87; v. Salomon, 1979, p. 294). Vi sono soltanto pochi studi su queste amicizie di tipo triadico; un esempio meritevole d'interesse è l'analisi, compiuta da Hubert Treiber, dell'amicizia che univa Friedrich Nietzsche, Paul Rée e Lou Andreas-Salomé (v. Treiber, 1987). È difficile valutare la rilevanza empirica delle amicizie triadiche nelle moderne società occidentali. Secondo Niklas Luhmann (v., 1982, p. 105) relazioni di questo tipo, che vedono il fondersi di amicizia e amore, possono costituire l'eccezione piuttosto che la regola, perché è tipico delle società moderne operare una netta distinzione tra relazioni intime basate sull'amore e relazioni di semplice amicizia.
Il carattere dinamico dell'amicizia non va riferito unicamente alla sua capacità di creare e rompere legami sociali, ma anche alle dinamiche interne all'amicizia stessa. Per approfondire meglio queste ultime, molti studiosi hanno proposto di analizzare l'amicizia come un processo articolato in vari stadi (v. Lazarsfeld e Merton, 1954; v. Boissevain, 1974; v. Hallinan, 1978-1979; v. Duck, 1973). Di grande importanza sociale sono soprattutto gli stadi iniziali della relazione e quelli che precedono immediatamente la sua fine. Mentre i primi, però, sono stati indagati a fondo, specialmente dagli studiosi di psicologia sociale, i secondi sono stati fin troppo trascurati dalla ricerca scientifica.
1. Formazione dell'amicizia. Poiché le relazioni sociali si basano sul principio della scelta volontaria e libera, si pone il problema di individuare i meccanismi regolativi della scelta. Nel corso della storia sono state fornite varie risposte a questo problema. A meritare un'attenzione particolare sono, tuttavia, due modi estremi di regolazione della scelta. Da un lato vi è l'amicizia romantica tipica del XVIII secolo, in cui il problema della scelta era risolto secondo i principî dell'intuizione; venivano cioè scelti come amici quei soggetti che per temperamento sembravano corrispondere all'immagine socialmente prescritta di ciò che è un 'vero amico' (v. Salomon, 1979, pp. 298301; v. Mittner, 1962). Tale scelta, altamente rischiosa, si accompagnava a rituali ben consolidati, in base ai quali gli amici stringevano i loro patti, e a immagini alquanto elaborate di come debbano comportarsi gli amici. Tale ritualizzazione serviva a compensare parzialmente l'arbitrarietà di una scelta compiuta in base all'intuizione. L'intuizione stessa era un sentimento socialmente prescritto e, come tale, strutturato in base a meccanismi istituzionalizzati. Il culto dell'amicizia epistolare costituì appunto un esempio, particolarmente ricco di sfumature interne e ben consolidato, di un simile meccanismo.
Dall'altro lato vi è l'amicizia razionale tipica dell'Inghilterra del XVIII secolo, così definibile perché regolata dal principio della scelta razionale: l'individuo seleziona gli amici in base all'immagine, da essi fornita, di caratteristiche morali analoghe alle proprie. Le relazioni formate in questo modo risentivano del punto di vista religioso secondo cui i virtuosi si sarebbero riuniti dopo la morte (v. Brown, 1982; v. Bergamasco, 1986; v. Faderman, 1985). L'amicizia di tipo razionale, dunque, contemplava la possibilità che gli amici venissero reclutati tra ambo i sessi e tra diverse classi sociali.Nei rapporti di amicizia diffusi tra le classi medie delle moderne società occidentali il problema della libera scelta è regolato da un principio autoreferenziale in base al quale vengono selezionati come amici quegli individui che rispecchiano la propria personalità. Conseguentemente all'adozione di tale principio autoreferenziale, il problema della scelta non viene mai risolto una volta per tutte, bensì semplicemente ridefinito entro un processo continuativo di ricerca, fatto di tentativi piuttosto che di scelte definitive. Questa eterna ricerca è condizionata dalla generale disposizione ad allontanarsi dai partners provvisori quando non risultino conformi al proprio ideale di amicizia (v. Vansteenberghe, 1937, p. 513). La possibilità di interrompere la relazione è già insita nei primi stadi di questa. Se scegliamo di definire il problema della selezione come un processo continuativo di ricerca, si presenta la questione di individuare quali siano i fattori decisivi ai fini dell'instaurarsi di un rapporto di amicizia a lungo termine.
2. Principî di selezione. La letteratura sull'amicizia che affronta tale aspetto si è indirizzata prevalentemente verso l'analisi di due problemi: il primo è posto dall'ipotesi di Homans, secondo cui l'intimità e la frequenza dell'interazione hanno un influsso benefico sulla selezione degli amici. Il secondo problema è se, in tale selezione, sia più importante il principio dell"omofilia' ('il simile ama il simile') o quello dell"eterofilia' ('gli opposti si attraggono'; v. Lazarsfeld e Merton, 1954). La ricerca svolta da Duck fornisce una risposta a entrambi i problemi. Egli ha riscontrato come intimità e frequenza di interazione siano requisiti necessari ma non sufficienti a far nascere dei sentimenti positivi tra gli individui. Sulla base di quanto aveva scritto Theodore M. Newcomb nel suo The acquaintance process (1961), Duck ha operato una distinzione tra fare delle conoscenze e stringere amicizie; egli ha affermato che fattori differenti di attrazione reciproca agiscono in fasi differenti dell'interazione. Secondo la 'teoria del filtraggio' da lui sostenuta, gli individui selezionano i potenziali amici valutando attentamente i segni che questi trasmettono (v. Duck, 1973, p. 39). Nel primo stadio della conoscenza reciproca lo stile dell'interazione gioca un ruolo importante nel determinare se un individuo faccia parte o meno della categoria dei potenziali amici. Quando inizia a consolidarsi il legame di amicizia vero e proprio, è rilevante, ai fini del suo rafforzamento, che l'altra persona venga percepita come affine (ibid., p. 99).
La ricerca di Duck convalida i risultati cui sono pervenuti altri studiosi, come Paul F. Lazarsfeld e Robert K. Merton (v., 1954), i quali hanno insistito sull'attrazione del simile per il simile, definendo questo fenomeno all'interno dell'amicizia come omofilia. Il riconoscimento del fatto di avere valori comuni (omofilia dei valori) è un'esperienza gratificante per gli amici, e li spinge a diventare simili anche sotto altri aspetti. L'omofilia, pertanto, agisce sia da causa che da effetto nel processo di formazione dell'amicizia. Nel corso della relazione le persone si influenzano e si modificano reciprocamente (ibid., p. 36). Everett M. Rogers e Dilip K. Bhowmik (v., 1971) ricorrono alla teoria delle comunicazioni per spiegare il modo in cui le affinità, una volta percepite, hanno il duplice effetto di rafforzare l'amicizia e di determinarne l'ulteriore sviluppo. L'omofilia aumenta l'efficienza della comunicazione, che a sua volta accresce l'omofilia. Il funzionamento di questo meccanismo non è importante solo per le amicizie basate essenzialmente sulla conversazione, ma anche per quelle fondate sullo scambio di servizi o favori in situazioni definite 'critiche'. La tendenza all'omofilia ha come effetto controproducente il rafforzamento della tendenza al conservatorismo e alla rigidità nelle relazioni di amicizia, soprattutto in quelle diadiche. Il flusso di informazioni tende a bloccarsi, e rimane quindi, all'interno del rapporto, uno spazio ristretto per l'innovazione.
3. Fine dell'amicizia. I classici antichi, e in particolare Cicerone (De amicitia), appaiono molto più interessati all'analisi della fase conclusiva dell'amicizia di quanto non lo siano gli studiosi contemporanei di scienze sociali. Sembra che manchino del tutto, al giorno d'oggi, indagini specifiche sul modo in cui le amicizie consolidate vengono mantenute, come pure sul quando e sul perché vengono interrotte. Tale mancanza d'interesse è sorprendente non solo per il fatto che l'esperienza della perdita degli amici viene descritta come dolorosa (v. Rubin, 1980, p. 77), ma anche perché essa può avere conseguenze sociali assai negative. Le relazioni intime sono generalmente difficili da mantenere.
Relazioni basate su stretti contatti personali, su affetto reciproco e intimità, fanno insorgere nei soggetti molte aspettative, che possono venir infrante con estrema facilità. In particolare, per quanto riguarda l'amicizia, sembra che la libera scelta (5° punto della definizione iniziale) e l'autonomia nella definizione di valori e norme (3° punto) siano le principali responsabili della sua fragilità. La conseguenza della libera scelta è che la cessazione del rapporto di amicizia viene considerata una possibilità effettiva per tutta la durata del rapporto. I segnali trasmessi dall'altro non vengono filtrati solo in riferimento alla sua possibile promozione nella categoria degli amici potenziali, ma anche in riferimento alla possibilità di retrocederlo nella condizione di non amico (v. Duck, 1973, p. 142). L'autonomia determina invece la difficoltà di prevedere il comportamento di un amico. A differenza delle amicizie non istituzionalizzate, l'interruzione di quelle ritualizzate segue un modello specifico. Alan Dundes (v., 1971, p. 171) ha mostrato come la fine delle relazioni di amicizia, nei racconti popolari africani, segua una procedura specifica, descritta in questi termini: amicizia - contratto - violazione - scoperta - fine dell'amicizia. Questo modello presuppone l'esistenza di norme esplicite e astratte che regolano il comportamento degli amici, norme che possono essere violate. Nelle relazioni non istituzionalizzate le norme e i valori che presiedono al comportamento reciproco degli amici sono in genere non verbalizzate (v. Paine, 1969, p. 512; v. Becker e Useem, 1942, pp. 15-17). I momenti specifici del 'contratto', della 'violazione' e della 'scoperta' sono dunque più difficili da distinguere nelle relazioni di amicizia tipiche delle moderne società occidentali di quanto non accada nelle amicizie ritualizzate. Molti studiosi sono pervenuti, indipendentemente l'uno dall'altro, alla conclusione che il punto di rottura finale è preceduto da una silenziosa spirale di frustrazione e di mancati favori, la quale viene allo scoperto proprio nel momento della rottura finale del rapporto. Nel suo studio, ormai classico, sulla street corner society William F. Whyte ha evidenziato il fatto che gli obblighi reciproci tra i componenti di una banda non vengono mai esplicitati finché la vita del gruppo procede in perfetta armonia; è solo quando le relazioni giungono al punto di rottura che avviene la verbalizzazione e l'esplicitazione delle norme fino a quel momento sottintese (v. Whyte, 1943, p. 256; v. Gouldner, 1960, pp. 174-176).
Sembra che, nelle relazioni non-istituzionalizzate, il momento in cui gli amici richiamano apertamente le norme e i valori a cui la loro amicizia dovrebbe rifarsi segni la fine del rapporto (v. Paine, 1969, p. 512). La coincidenza della verbalizzazione delle norme e della rottura dell'amicizia potrebbe anche essere spiegata con l'osservazione fatta da Trutz von Trotha (v., 1974, pp. 90-97) che le regole a cui si attiene il comportamento degli amici hanno la caratteristica di essere delle 'norme ridotte'. A differenza delle norme istituzionalizzate, tali norme ridotte non raggiungono un elevato livello di astrazione e generalizzazione; il comportamento da esse regolato, pertanto, risulta essere abbastanza imprevedibile. Le 'amicizie ridotte' sono contrassegnate da un abbassamento del livello di confidenza tra gli amici, da un netto aumento dell'osservazione reciproca e da un basso grado di tolleranza per le delusioni: in queste condizioni gli amici vengono facilmente abbandonati e rimpiazzati. Ma è necessario aggiungere che le ricerche di Whyte, come pure quelle di von Trotha, sono state compiute in aree urbane degradate e si applicano soprattutto alle relazioni tra adolescenti. Si può presumere che le amicizie tra individui adulti appartenenti alle classi medie urbane abbiano un più alto grado di stabilità.
I vari tentativi di elaborare tipologie dell'amicizia prendono solitamente in considerazione variabili come l'età, il sesso, l'occupazione, la classe sociale, il contesto funzionale, ecc. Queste diverse categorie possono essere interpretate come il riflesso di diversi tipi di condizioni sociali che danno luogo a loro volta a diversi generi di amicizie. Vi sono quattro tipi principali di condizioni sociali che favoriscono la formazione di rapporti di amicizia: il cambiamento di status; l'insicurezza; le pressioni esterne; il cambiamento del contesto sociale.
I passaggi da un periodo all'altro della vita - dall'infanzia all'adolescenza, dall'adolescenza all'età adulta, dall'età adulta alla vecchiaia - creano solitamente dei problemi di insicurezza nei confronti del proprio status. Le amicizie servono appunto a liberarsi dalle precedenti identificazioni in uno status e a trovarne di nuove durante i periodi di transizione da un'età all'altra. Il rapido succedersi degli amici caratteristico dell'infanzia è il segno di quanto sia sperimentale ed esplorativa la ricerca di identità compiuta attraverso l'amicizia (v. Hallinan, 1978-1979, p. 208). Questo rapido succedersi, tuttavia, offre le opportunità per acquisire quelle capacità sociali che sono necessarie alla formazione e al dissolvimento delle relazioni di amicizia. Il senso di appartenenza a un gruppo ha anch'esso la sua importanza nell'amicizia tra adolescenti (v. Rubin, 1980, p. 10): i compagni contribuiscono all'acquisizione della lingua e allo sviluppo di capacità empatiche da parte dei ragazzi (v. Bates, 1975; v. Hartup, 1975).
Bande e comitive costituiscono tipici raggruppamenti adolescenziali basati sull'amicizia reciproca; è attraverso queste comunità informali che gli adolescenti ricercano uno status autonomo e una loro identità: simboli culturali alquanto elaborati (come il modo di vestire, di parlare, di gesticolare, ecc.) esprimono i tentativi adolescenziali di reperire un'identità propria da contrapporre al mondo degli adulti. Le amicizie tra adolescenti svolgono anche importanti funzioni strumentali, come la trasmissione di standard normativi, l'orientamento nelle mete da perseguire, la guida nella scelta della carriera (v. Pitts, 1966; v. Ramsoy, 1968, p. 15). In confronto alle amicizie tra adulti, quelle tra bambini e tra adolescenti sono, nelle società occidentali industrializzate, senz'altro più istituzionalizzate (un indizio di ciò è il fatto che il non avere amici è considerato deviante).
Nell'età adulta uno dei fattori che maggiormente creano insicurezza di status è il passaggio dal lavoro attivo al pensionamento, come pure il passaggio dalla condizione di coniuge a quella di divorziato o di vedovo. Zena Smith Blau (v., 1961) ha riscontrato che né il pensionamento né la vedovanza incrementano automaticamente la formazione di amicizie. In ambienti sociali nei quali pensionati e vedovi prevalgono, e nei quali le persone posseggono una riserva di legami sociali stabiliti precedentemente, la formazione di amicizie diviene più facile. Se i cambiamenti di status sono associati all'impoverimento economico, le attività sociali vengono necessariamente ridotte. Le vedove appartenenti alle classi lavoratrici sono pertanto in condizione di stringere legami di amicizia meno facilmente delle vedove appartenenti alle classi medie.
La ricerca svolta da Dorothy Jerrome sull'amicizia tra donne nubili di una certa età evidenzia il fatto che i circoli semiorganizzati di amiche non adempiono soltanto a funzioni strumentali (come lo scambio di informazioni e di piccoli favori) ed espressive (il circolo è una fonte di 'joie de vivre' per le donne), ma che la loro funzione principale risiede nel loro essere 'produttori di status'. Il circolo di amiche serve a compensare la perdita di status associata al pensionamento e alla vedovanza, rinforzando in tal modo le divisioni sociali e sessuali esistenti (v. Jerrome, 1984, pp. 713-715).Un altro importante cambiamento di status è quello relativo all'integrazione delle donne nel mondo del lavoro. L'emancipazione dai ruoli tradizionali ha creato problemi di status sia ai lavoratori che alle lavoratrici, ma ben poco si sa sulle conseguenze che questo cambiamento di status ha prodotto sulla formazione di amicizie tra donne che lavorano. La discussione in merito alle amicizie femminili è ancora ferma alla controversia circa la capacità delle donne di stringere delle vere e proprie amicizie. Le ricerche compiute da Lillian Faderman (v., 1985), Irene Q. Brown (v., 1982) e Lucia Bergamasco (v., 1986) concentrano la loro attenzione proprio sulle questioni precedentemente trascurate: esse indagano cioè il modo in cui le diverse condizioni sociali modificano il ruolo sociale del sesso femminile, nonché il modo in cui la formazione di relazioni di amicizia è influenzata dalla ridefinizione culturale del ruolo della donna nella società.
Le relazioni intime con parenti, vicini e amici svolgono una funzione particolare in quelle situazioni d'emergenza che vanno dai bisogni più banali alle vere e proprie disgrazie. Eugene Litwak e Ivan Szelenyi (v., 1969) hanno riscontrato una sorta di divisione dei compiti tra questi tre tipi di relazioni intime, in riferimento ai vari tipi di prestazioni che esse sono chiamate a effettuare nelle situazioni di emergenza.
Nei momenti di urgente bisogno e quando è richiesto un impegno a lunga scadenza, viene preferito l'aiuto di parenti e vicini. Si consultano i propri amici su problemi che nascono da mutamenti del contesto sociale. Gli amici servono da gruppo di riferimento nella discussione di argomenti quali i mutamenti nel modo di allevare i figli, la moda nell'abbigliamento e nell'arredamento della casa. La riluttanza a rivolgersi agli amici per delle necessità immediate e/o a lungo termine potrebbe spiegarsi facendo riferimento a quella che Alvin W. Gouldner (v., 1960) ha definito la norma di reciprocità. Il chiedere aiuto agli amici implicherebbe il dover ricambiare il favore, introducendo così un elemento di obbligazione impersonale nella relazione. Ecco ciò che scrive Ralph Waldo Emerson: "Io faccio [...] con i miei amici quello che faccio con i miei libri. Vorrei averli dove posso facilmente trovarli, ma li uso solo raramente" (v. Emerson, 1950).
Sembra non esservi alcun lavoro sistematico dedicato all'analisi dell'influsso che, sulla formazione delle amicizie, esercitano le più drammatiche situazioni d'emergenza. È assai probabile che persone le quali svolgono 'professioni ad alto rischio', come i minatori, i pescatori d'alto mare e i soldati, e che quindi fanno affidamento sulla solidarietà reciproca, diventeranno camerati (v. Brain, 1976, p. 196). Le condizioni per le quali il cameratismo si trasforma in amicizia devono ancora essere analizzate. Si potrebbe dire, generalizzando, che la comune esperienza delle situazioni a rischio ha l'effetto di ridurre al minimo le differenze sociali, creando quelle che Max Weber ha chiamato "Schicksalsgemeinschaften" (comunità di destino), e ponendo in tal modo le premesse per l'instaurarsi di relazioni di amicizia. Di regola, queste comunità sopravvivono solo se la memoria dell'esperienza collettiva viene coltivata mediante apposite organizzazioni.
È un luogo comune che le istituzioni totali, come le prigioni, i campi di lavoro, i collegi, alcuni tipi di navi e gli ospedali, favoriscano la formazione di amicizie. Tutte queste organizzazioni hanno in comune la spersonalizzazione dell'individuo, come pure l'esercizio di una forte pressione su di esso. La capacità di procurarsi amici non costituisce in questi casi un semplice 'lusso', ma, quasi sempre, la premessa per ottenere miglioramenti della propria condizione o, addirittura, per garantirsi la stessa sopravvivenza. Le ricerche condotte da Vilhelm Aubert e Oddvar Arner (v., 1959), da Ramsoy (v., 1968), da Brain (v., 1976), e soprattutto da Eisenstadt e Roniger (v., 1984, pp. 284-289), hanno contribuito a una migliore comprensione degli elementi strutturali che influenzano la formazione delle amicizie all'interno delle suddette istituzioni. Se una certa organizzazione sociale è caratterizzata da una forte competitività, da un'elevata mobilità e da un'articolata divisione del lavoro, la formazione di rapporti di amicizia tende a essere scoraggiata. Se, al contrario, vengono enfatizzati i valori comunitari, l'appartenenza all'istituzione è più stabile e la divisione del lavoro non oltrepassa un certo limite, la formazione delle amicizie diventa più probabile. Quando nascono delle relazioni amichevoli all'interno di istituzioni del tipo sopra ricordato, esse possono tanto rafforzare quanto indebolire la struttura organizzativa ufficiale.
A connotare le situazioni in cui si verifica un cambiamento del contesto sociale intervengono contemporaneamente cambiamenti di status, l'insicurezza e l'esperienza da molti condivisa di una forte pressione esterna. È dunque probabile che nei periodi di più intensa trasformazione sociale venga stimolato il formarsi di legami di amicizia. Friedrich Tenbruck (v., 1964), prendendo come punto di partenza della sua analisi l'esempio della nascita dell'amicizia romantica nella Germania del XVIII secolo, ritiene che un alto grado di mobilità sociale e geografica, unitamente alla diversificazione delle occupazioni lavorative, all'espansione dello Stato e della burocrazia, all'innalzamento del livello generale di istruzione e alle maggiori opportunità di interazione sociale, abbiano creato un senso diffuso di disorientamento e insicurezza. In questa situazione l'amicizia romantica assolse la funzione di stabilizzare le tendenze in atto nella società, e permise agli amici di formarsi un'immagine di sé e dell'altro.
Non c'è ragione di temere, come fanno molti critici della modernità, che l'amicizia, in quanto forma di relazione intima, sia in declino nelle società contemporanee. Anzi, sembra essere ancora valida l'ipotesi, avanzata da Simmel, del parallelo sviluppo della differenziazione nella struttura sociale e nelle amicizie. Eisenstadt e Roniger (v., 1984) nella loro analisi macrosociologica e comparativa sull'amicizia e la fiducia hanno perfezionato tale ipotesi attraverso l'integrazione dei vari livelli di differenziazione organizzativa e istituzionale. Sembra che le società dotate di una struttura diversificata di associazioni spontanee e di organizzazioni volontarie presentino anche una struttura diversificata di relazioni intime. Questa intuizione è confermata dagli studiosi di reti sociali, i quali hanno osservato che relazioni di amicizia profonda si costituiscono con maggiore facilità nel contesto di organizzazioni e di istituzioni vere e proprie. Gli individui che sono membri di molteplici organizzazioni formali tendono anche ad avere amici più numerosi e intimi (v. Schenk, 1983).
La struttura pluralistica e diversificata delle relazioni intime ha inoltre delle ripercussioni, all'interno delle società moderne, sulle funzioni sociali svolte dall'amicizia, la quale non è più limitata al ruolo di rifugio dalle incombenze della vita pubblica, e nemmeno è più ristretta a un processo di scoperta di se stessi attraverso l'altro: essa oltrepassa la mera funzione di integrazione sociale. La questione sollevata da Naegele fin dal 1958, se le relazioni di amicizia siano o no compatibili con le norme codificate del contesto istituzionale entro cui si formano, è di cruciale importanza per le società moderne. Accade molto spesso che le relazioni di amicizia non solo si contrappongano alle norme istituzionalizzate, ma possano addirittura valere come una risorsa organizzativa attraverso cui insidiare e attaccare le norme e i valori ufficiali. In generale, nell'ambito di settori della società in cui sono fortemente enfatizzate concezioni universalistiche ed egualitarie e in cui è molto diffusa la fiducia nelle regole democratiche e nelle procedure burocratiche, le relazioni di amicizia non sono considerate legittime. Saranno anzi considerate illegittime e perfino devianti se utilizzate per scavalcare le procedure burocratiche e democratiche e per aprire dei canali di accesso a posizioni privilegiate, riservate ai soli 'amici'.
Nei casi in cui la burocrazia, le istituzioni democratiche e gli organismi assistenziali non si comportino secondo le aspettative della gente, con molta probabilità le amicizie serviranno a sostituire le insufficienti prestazioni pubbliche. In tale situazione i vincoli di amicizia svolgono un'importante funzione pubblica senza la quale molti organismi non riuscirebbero affatto a lavorare. Le reti consolidate di amicizie possono anche venire strumentalizzate e trasformate in mezzi di lotta contro l'ordinamento politico ufficiale. I gruppi clandestini di terroristi nelle società democratiche, e i gruppi di dissidenti in quelle totalitarie, hanno in larga misura la base del loro potere in circoli molto ristretti di amici che per l'apparato statale risultano assai difficili da controllare. In queste società il livello di criminalizzazione dell'amicizia può essere valutato dalla misura nella quale l'isolamento dagli amici diviene uno strumento istituzionalizzato di controllo.
Oltre a tali differenti funzioni, esplicantisi nel rinforzare, sostituire, insidiare e attaccare le norme istituzionalizzate delle società moderne, all'amicizia è stato attribuito anche un ruolo di intermediazione tra sfere sociali e istituzioni altrimenti non correlate. Questa funzione interstiziale deve essere riconsiderata alla luce del contesto disegnato dall'ipotesi, avanzata da Marc S. Granovetter (v., 1973), della 'forza dei legami deboli'. Secondo questa ipotesi, relazioni di amicizia con una struttura a 'maglia larga' sono in grado di creare dei vincoli tra sfere sociali, come l'economia e la politica, che sono istituzionalizzate secondo principî sociali diversi. L'ipotesi di Granovetter è valida solamente per le amicizie di gruppo, poiché queste, rispetto alle relazioni diadiche, sono più aperte agli influssi esterni, meno esclusive e più tolleranti.
La debolezza di legami molto forti, quali le amicizie diadiche, è strettamente dipendente dalle caratteristiche autolimitanti delle relazioni a due, dalla loro tendenza all'esclusività, al conservatorismo, all'intolleranza e all'estrema riservatezza. E sono proprio queste caratteristiche che contribuiscono alla loro capacità di costituire sistemi chiusi di interazione entro diversi ambiti sociali, sistemi che risultano alquanto difficili da penetrare e controllare dall'esterno.
Vi sono, tra gli altri, cinque problemi principali che meriterebbero un'attenzione particolare nelle future indagini sull'amicizia. In primo luogo, è necessaria un'ulteriore ricerca sull'amicizia in quanto sentimento sociale. A tutt'oggi non esistono indagini dettagliate sulla natura dello scambio di sentimenti amichevoli e sul problema se esso sia governato dalla legge di reciprocità, o, in caso contrario, sul modo in cui gli amici si comportano in situazioni di squilibrio affettivo. Vi è inoltre una generale penuria di conoscenze sul modo in cui gli individui affrontano quelle situazioni in cui il comportamento è socialmente prescritto o incoraggiato, nonché sulle modalità di acquisizione delle tecniche necessarie a suscitare ed esprimere i sentimenti di amicizia socialmente richiesti. In secondo luogo, un ulteriore approfondimento è necessario anche in merito al problema dell'amicizia in quanto processo di interazione e, in particolare, in merito agli aspetti connessi alla fine di un rapporto.
Se è vero che le amicizie, al giorno d'oggi, vengono infrante con più facilità di quanto non accadesse in passato, sarebbe allora interessante conoscere il modo in cui vengono disattesi gli impegni precedentemente assunti nei confronti degli amici, e come se ne prendono di nuovi. Muriel Hammer (v., 1980, p. 321) riferisce che le persone adulte hanno in media, nel corso della loro vita, dieci rapporti particolarmente intensi: tra questi, quanti sono quelli di vera e propria amicizia, chi sono questi amici e come sono stati incontrati? Gli studiosi non possono per ora rispondere a queste fondamentali domande.In terzo luogo, Ramsoy (v., 1968, p. 16) ha sottolineato il bisogno di una maggiore conoscenza circa il reale contenuto delle relazioni di amicizia: quali tipi di attività sociali preferiscono gli amici? come si comportano quando si definiscono reciprocamente amici? con quale frequenza si vedono quando sono amici intimi? in che modo comunicano quando sono lontani? quale influsso esercitano le nuove tecniche di comunicazione sul loro comportamento?In quarto luogo, un approccio insieme micro- e macroanalitico all'indagine sull'amicizia sembra fornire delle risposte alle domande circa le effettive funzioni sociali dell'amicizia. I servizi resi in nome dell'amicizia riflettono forse delle deficienze nel funzionamento delle moderne istituzioni? È possibile, per esempio, studiare i difetti delle attuali burocrazie, amministrazioni statali, organismi assistenziali e partiti democratici attraverso l'analisi dei modelli di amicizia interni a tali istituzioni? O invece l'amicizia è un valore aggiunto prodotto proprio da istituzioni funzionanti in modo armonioso?
Infine, una troppo scarsa attenzione è stata finora concessa al problema dell'incompatibilità delle relazioni di amicizia che si stabiliscono tra istituzioni democratiche diverse e al loro interno. Nei casi classificati come veri e propri scandali politici si è riscontrato che i sistemi ramificati di amicizia operano frequentemente in contrasto con le procedure democratiche. Le future ricerche sull'amicizia trarrebbero giovamento dall'inclusione, entro il loro campo d'indagine, dello studio del modo in cui le istituzioni democratiche controllano tali reti di amicizie 'estranee', e del modo in cui disperdono, entro le istituzioni politiche, i gruppi già consolidati. Tuttavia una necessaria premessa allo studio futuro di tali questioni è che l'amicizia venga finalmente riconosciuta come un importante e legittimo oggetto di ricerca nell'ambito delle scienze sociali.
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