AMIGDALOIDE
. Arma e insieme strumento di pietra, tipico dell'antico e vero Paleolitico: è certo uno dei primi manufatti dell'uomo, nell'èra quaternaria. E un ciottolo di selce o di quarzite, scheggiato su le due facce, col vertice generalmente appuntato. Fu da prima detto "ascia di Abbeville" poi "coup-de-poing" dal De Mortillet, espressione forse non sempre esatta come non esatta l'espressione di Issel "ascia a mano". Quegli esemplari che hanno il tallone lasciato grezzo, per poterli comodamente maneggiare, possono considerarsi come strumenti, specie se siano di piccola o media mole, e dovettero servire a lavorare il legno e a raschiare le pelli degli animali. Altri esemplari sono invece accuratamente lavorati su tutto il contorno, che diviene tagliente, per modo che non potrebbero chiudersi, per colpire, nel pugno chiuso, senza offenderlo, e può ritenersi che dovessero venire immanicati in un pezzo di legno o di corno per adoperarli quali pugnali, oppure affustati a guisa di lance. (Si avverta però che il kalkal e il kunga delle popolazioni australiane, cui si credette raffrontarli, sono invece armi neolitiche). L'amigdaloide più grande si trovò in Inghilterra a Shrub Hill (vallata dell'Ouse) ed è lungo cm. 30. In Italia, si trovò un esemplare di diaspro a Castiglion del Lago (Umbria), lungo cm. 28.5, che sarebbe lungo cm. 30 se non avesse la punta spezzata. Seguono l'esemplare della Selvotta sulla Maiella, cm. 26, quello di Serrarifuso-Porcari presso Matera, cm. 25.
Gli amigdaloidi presentano molte varietà, che stanno a dimostrare i diversi fini cui si destinavano. Si possono distinguere queste serie:
1. Forme massicce o cuneiformi, che corrispondono a quelle dette chelléennes dai Francesi. È la forma più frequente, che in Italia abbonda nella regione marrucina, nell'Umbria, nell'isola di Capri. Ammette queste sottovarietà: α) a tallone grezzo; β) con base spianata per l'appoggio della mano; γ) con i margini laterali sinuosi cioè a zig-zag; δ) forme macrolitiche, adoperate forse come raschiatoi fissi (racloirs dormants); ε) forme microlitiche, singolari per l'estrema piccolezza, lunghe appena 2-4 cm., così abbondanti in qualche giacimento belga, e d'età più recente.
2. Forme contorte (torses), del tutto diverse, appiattite, e col piano principale non orizzontale. Si adattano perfettamente alla mano ed hanno uno almeno dei margini ritoccato con cura, il che dimostra che furono strumenti. Rarissimi in Italia, apparvero a Saint-Acheul, il classico giacimento francese.
3. Fogge piriformi (o di Terranera) col corpo rigonfio, la lama o punta appiattita, lunga, ben distinta. Giacimenti di Terranera di Venosa, di Matera e St. Acheul.
4. Fogge appiattite, di vario profilo, ovale, ellittico, triangolare, lanceolato. Sono dette limandes dai Francesi; compaiono fin negli antichi strati di Chelles, prevalgono a Saint-Acheul (acheuléen superiore), se ne ebbero in copia stragrande dal Venosino (stazione di Sansanello), nelle Marche, nelle Prealpi Veronesi.
5. Fogge "a tacca" (o encoche) rarissime in Italia, segnalate in Francia da alcuni autori.
La distinzione tipologica esposta non segue un rigoroso criterio cronologico, poiché non mancano termini di passaggio. Il Capitan, considerando il materiale francese, ha riconosciuto questi tipi: 10 lanceolato; 2° en biseau; 3° à tranchant latéral; 4° contorto; 5° à encoche; 6° ovale con punta; 7° ovale regolare; 8° discoide.
Bibl.: De Mortillet, La préhistoire, Parigi 1910; Capitan, in L'Anthropologie, 1901, nota a p. 117; Bellucci, Materiali paletnologici dell'Umbria, disp. 1; id., Forme amigdaloidi paleolit. in diaspro, in Arch. per l'antrop. e l'etnol., XLII (1912), tav. III; Calzoni, L'Umbria preistorica. Un manuf. amigdaloide di grandi dimensioni dei dintorni di Perugia, Perugia 1920; Giglioli, Lo strumento primitivo "chelléen" dell'uomo quaternario, in uso attuale nell'Australia, in Arch. per l'antropologia e l'etnol., XXX, pagine 209, 217, figg. 1-3; id., Materiali per lo studio dell'età della pietra, ecc., 1914, pp. 25, 27; Jousset de Bellesme, Technique comparée de la taille dans les silex amygdaloïdes, Congrès d'arch. e d'anthrop. préhistorique ses.s. de Genève, 1912, I; Rellini, Sulle stazioni quaternarie di tipo "chelléen" dell'agro venosino, in Mem. R. Accademia dei Lincei (classe sc. morali), XV (1915), fasc. 2; id., Sul paleolitico di Matera e sulla distribuz. geograf. del paleolitico in Italia, Soc. Rom. di Antrop., 1922, XXV; Colini, Scoperte archeologiche del dott. C. Rosa, ecc., in Bullett. di Paletnol. ital., 1906 e segg.