Amleto
Il dubbio che paralizza
Il personaggio di Amleto esisteva già quando Shakespeare ne fece il grande protagonista dell'omonimo dramma. Questo principe danese, che tormentosamente tenta di vendicare l'assassinio del padre, ha precedenti letterari che si ricollegano ad antichi miti nordici
In un mito finnico ha nome Kullero, nell'opera del danese Saxo Grammaticus (13° secolo) diventa Amlethus. Il suo nome islandese, Amlodhi, prima forma di Hamlet-Amleto, significa "sciocco" e compare la prima volta nella Edda di Snorri, manuale di poetica e mitologia islandese del 13° secolo. In tutte le versioni della sua storia, Amleto si fingerà pazzo e farà discorsi ritenuti senza senso, per evitare che vengano sventati, prima che possa portarli a termine, i suoi piani di vendetta. Amleto è, infatti, un vendicatore. Una volta scoperto che il proprio padre è stato assassinato deve, nel solco della tradizione, smascherare e uccidere, a sua volta, l'assassino. Questi, nello schema comune a tutte le versioni della storia, è un usurpatore che uccide un consanguineo per impadronirsi del suo trono e sposarne la vedova.
Il vendicatore aggressivo dei racconti originari diviene il personaggio malinconico dell'opera di Shakespeare, che interiorizza la vicenda. Nel dramma (scritto e messo in scena nel 1600 o 1601) il principe rappresenta, attraverso i suoi soliloqui, la tragedia del pensiero che corrode alle radici la volontà, e dunque l'azione: è quindi la tragedia della debolezza e del dubbio. Amleto assume così quei caratteri che lo rendono emblematico al punto che l'espressione dubbio amletico indica ancora oggi un dilemma di difficile soluzione, un dubbio che paralizza.
Amleto, in un impressionante colloquio, apprende dal fantasma del padre che questi è stato assassinato dal proprio fratello, che gli ha così rubato, oltre che la vita, il trono e la moglie, ed è ora il nuovo re. Il fantasma si fa promettere una vendetta che risparmi la donna, per evitare che Amleto compia un matricidio. Da quel momento, Amleto, tranne che dell'amico Orazio, dubita di tutti e di tutto: del fantasma (teme sia un diavolo che voglia indurlo a un'azione criminale); della madre, ritenuta da lui colpevole quanto lo zio; della fanciulla amata, Ofelia, figlia del ciambellano Polonio; della propria ragione, che teme vacilli. Pensa che sia suo dovere compiere la vendetta, ma, prima di realizzarla, è tormentato dal bisogno di avere la certezza del misfatto da parte dello zio. Le azioni che Amleto intraprende, invece di confermargli la verità, lo inducono a nuovi dubbi tormentosi, anche perché le reazioni dei presunti colpevoli danno luogo a interpretazioni contrastanti.
Per non destare sospetti si finge pazzo, e il suo stato viene attribuito all'amore per Ofelia, che ora egli tratta con durezza. Per verificare il racconto del padre, organizza con attori girovaghi, davanti al re e alla regina, la rappresentazione di un dramma (l'assassinio di Gonzago) che riproduce le circostanze del delitto, e il re non sa dominare la propria agitazione. Questa scena centrale, con l'artificio drammatico del 'teatro nel teatro' costituisce il momento del disvelamento, che porterà poi all'epilogo di morte per tutti i protagonisti.
In teatro, il personaggio di Amleto è stato proposto in chiavi diverse, a seconda dell'aspetto del suo carattere che si voleva mettere in risalto. Il principe di Danimarca è considerato ora un contemplativo, incapace quindi di agire; ora un eroe cui ripugna la vendetta, ora invece la vittima di un conflitto inconscio.Tra i più celebri interpreti di questo personaggio, si ricordano gli inglesi Edmund Kean, il grande attore dei primi decenni dell'Ottocento, e, nel 20° secolo, Laurence Olivier. In Italia, si sono distinti Ernesto Rossi (nella seconda metà dell'Ottocento), Ruggero Ruggeri, Vittorio Gassman e Carmelo Bene. A cavallo tra Ottocento e Novecento una grande attrice italiana, Giacinta Pezzana, e una francese, Sarah Bernhardt, hanno voluto misurarsi con questo personaggio e ne hanno proposto memorabili interpretazioni in abiti maschili.
Olivier e Kenneth Branagh hanno interpretato e diretto importanti trasposizioni cinematografiche del dramma shakespeariano.