Vedi AMMAEDARA dell'anno: 1958 - 1994
AMMAEDARA (anche Ammedĕra, Ammedăra; ᾿Αμμέδερα, ᾿Αμμαίδαρα)
Antica città africana, oggi Haydra, chiave di comunicazione tra Cartagine e Theveste, su un altipiano, posto avanzato dell'Africa proconsolare. La sua fondazione risale al tempo dei Flavi (Colornia Flavia Augusta Emerita Ammaedara); divenne città fiorente nel periodo tardo-antico ed il cristianesimo vi si sviluppò assai presto. Nel IV sec. d. C. la città ebbe importanza strategica durante le lotte fra i Barbari; nel VI sec. decadde.
Le numerose iscrizioni trovate fra le rovine fanno datare il periodo di massima fioritura di A. al III e IV sec. La città era circondata da cimiteri, il più importante dei quali si estendeva ad E sulla strada per Cartagine. Il centro della città comprendeva tre colline sulla riva destra del fiume Haydra. I resti più vistosi sono quelli della cittadella bizantina, che difendeva la città a SE. Costruita da Giustiniano, ha forma di un quadrilatero irregolare. Il cardo ed il decumanus maximus sono pavimentati da grandi lastre disposte obliquamente. Ad O della cittadella si leva un mausoleo a forma di torre esagonale a due piani. Sulla riva destra del fiume era un piccolo arco di trionfo a un solo fornice fra due pilastri con due nicchie.
Il più notevole dei resti romani è però il grande arco di trionfo situato ad E sulla riva destra del fiume, dedicato a Settimio Severo. E uno degli archi più belli della Tunisia, anteriore a quello di Tebessa; ad un'arcata (m 5,75 × 6,37) senza archivolto, affiancata da due avancorpi a due colonne corinzie sostenenti una trabeazione completa. Accanto si trovano i ruderi di un mausoleo che si componeva probabilmente di un blocco rettangolare sormontato da un edificio circondato da pilastri scanalati, probabilmente corinzi; il tutto era sormontato da una cornice molto ricca. Un altro mausoleo è quasi intatto: consta di un podio rettangolare che forma un ambiente, decorato sulla faccia principale da un cartiglio. Su questo basamento è una cella rettangolare preceduta da quattro colonne corinzie che sostengono un frontone dal fregio semplice.
Particolarmente imponenti sono i resti delle basiliche paleocristiane. Una di queste era situata alla estremità O della città antica e non è ancora stata scavata: restano avanzi dei muri e dell'abside (lunghezza, senza il portico, m 39, larghezza m 15,30). La facciata è volta a N-NE. La parte anteriore del portico è costituita da due torri piene, unite da due archi alla facciata che aveva tre porte: l'interno era diviso in tre navate; colonne erano anche appoggiate alle pareti. L'abside e la sacrestia sono a piano sopraelevato: all'entrata dell'abside due grosse colonne di granito sostenevano l'arco di testa. Rimonta al IV sec. d. C. Un'altra basilica si elevava a 150 m a SE dell'arco di Settimio Severo, al di fuori della città romana, al centro della necropoli. La chiesa era preceduta da un vestibolo e divisa da due colonnati in tre navate di cui la centrale terminava in un'abside non visibile all'esterno perché fiancheggiata da due ambienti rettangolari formati dal prolungamento delle navate laterali. Un'altra basilica a tre navate con matronei è all'interno della cittadella bizantina. L'abside, incastrata in un quadrato, presentava sette nicchie, separate da colonnette, oggi scomparse. A sinistra l'abside comunica con una grande sala che serviva da sacrestia; al piano superiore era una sala in comunicazione con la tributia di sinistra. A N della città antica è una cappella dell'epoca vandalica, a tre navate, non posteriore al 510 perché pietre tombali portano questa data. Nella parte N delle rovine è situato un edificio con un corridoio sul quale a N si apre una sala absidata. Due corridoi e due sale fiancheggiano l'abside, e altre tre sale si aprono a S del corridoio. Si è pensato che si tratti di una scuderia ricavata da una chiesa, o viceversa; l'edificio è databile alla fine del IV sec. d. C.
Bibl: J. Schmidt, in Pauly-Wissowa, I, cc. 1841-842, s. v.; A. Piganiol-R. Robert Vibert, Recherches archéologiques à A., in Mélanges d'archéologie et d'histoire, 1912, p. 69; S. Gsell, Édifices chrétiens de Thélepte et d'A., Tunisi 1933, p. 57.