ammendare
Comune nel Due-Trecento (Rinaldo d'Aquino, Guittone, Latini, Villani, Chiaro) nel senso di " correggere ", " emendare ": non s'ammendava, per pregar, difetto, / perché 'l priego da Dio era disgiunto (Pg VI 41: Virgilio, a illustrazione di un passo dell'Eneide non bene inteso da D., precisa che, per quanto i pagani pregassero, la loro colpa non veniva emendata perché quelle preghiere non erano rivolte al vero Dio). Questo è l'unico luogo in cui la parola compare nella Commedia. Altre quattro volte essa ricorre nel Fiore, due volte col valore sopra illustrato (XII 12, XXVI 3), una volta nel senso di " rimediare " (Parodi): non fia misfatto ch'uon poss'ammendare (XXII 14); e una volta in quello di " mettere in buone, in migliori condizioni " (Parodi): or è ammendata nostra bisogna, po' ch'egli è sì andato (CXL 5).