ammortare
. Verbo piuttosto comune nella lirica due-trecentesca (Anonimi siciliani [Panvini Rime 416, 513, 546, 574], Brunetto Tesoretto 2653, Iacopone Sopr'onne lengua 186, Bonagiunta A me adovene 14, Abbracciavacca Se 'l filosofo 13, Ciolo Compiutamente 20). E usato transitivamente, con valore figurato di " privare di vivacità ", " stordire ", in Rime c 35 e tutti li animali che son gai / di lor natura, son d'amor disciolti, / però che 'l freddo lor spirito ammorta.
Significa " smorzare ", " spegnere ", in If XIV 90 'l presente rio / ... sovra sé tutte fiammelle ammorta; il senso è affine a s'ammorza (XIV 63) ed è chiarito dal v. 142 dello stesso canto, e sopra loro ogne vapor si spegne.
In alcune vecchie edizioni, tra cui la Oxfordiana, è accettato come variante di c'ha morti li fioretti (v. MORIRE), in Rime c 47 e tanto è la stagion forte ed acerba, / ch'ammorta li fioretti per le piagge, dove conserverebbe il valore originario di " ridurre a morte ", " far avvizzire ".