ammorzarsi
. Si trova, in rima, in due luoghi della Commedia, sempre con valore figurato. In If XIV 63 O Capaneo, in ciò che non s'ammorza / la tua superbia, se' tu più punito, D. paragona la superbia ostentata da Capaneo a una vampata di fuoco (nel medesimo senso, pure riferito alla forza della superbia, in Neri Poponi Poi l'Amor 28 " Ubidir... / fa l'orgoglio bassare, / e di tal guisa amorza / la lor vertù afondendo, / che in sù non pò tornare "). Il Boccaccio interpreta con " [non] s'attuta per martìro che tu abbi ", dando al verbo per estensione il valore di " attenuarsi ", " cancellarsi "; l'Ottimo conserva la metafora " non si spegne ", seguito dai commentatori moderni. In Pd IV 76 ché volontà, se non vuol, non s'ammorza, / ma fa come natura face in foco, l'espressione anticipa l'immagine del fuoco dei versi seguenti e vale " non si doma ", " non si estingue " (cfr. Pallamidesse Amore, gran pecato 10 " fuoco incenno, s'amorza, / ma pur crescie ed isforza "). Nota il Maggini: " C'è tutta l'anima di Dante in questa fiamma indomabile, e la forza della coscienza contro cui nulla prevale " (Due letture dant., Firenze 1965, 95).