Amore e 'l cor gentil sono una cosa
. Sonetto della Vita Nuova (XX 3-5). Dopo aver dato solennemente inizio a materia " nuova e più nobile ", D. ci offre una breve notizia sulla pronta diffusione della canzone Donne ch'avete intelletto d'amore, e pensando sia opportuno trattare alquanto d'Amore, quasi a sottolineare e ribadire il contenuto altamente dottrinale della canzone, si propone di dire parole sulla natura, sull'origine e sull'efficacia di Amore; cosicché alla canzone della lode si affianca il sonetto Amore e 'l cor gentil d'intonazione appunto teorico-programmatica, che esplicitamente si ricollega a Al cor gentil rempaira sempre amore del Guinizzelli, sentito qui come auctoritas indiscussa sulle questioni d'amore. Bene ha osservato il Montanari: " Dante si sente ormai un maestro di amore cortese, sia pure sulla traccia del saggio per eccellenza, Guido Guinizzelli, considerato come il ‛ filosofo d'amore ', come l'Aristotele, in certo modo, della dottrina cortese " (F. Montanari, L'esperienza poetica di D., Firenze 19682, 180-181). D. ribadisce il pensiero del Guinizzelli sulla inseparabilità di amore e gentilezza, ma in maniera più radicale: nel sonetto infatti amore e il cuore gentile sono una cosa, non è possibile che l'uno stia senza l'altro, come non ci può essere anima razionale senza la ragione. E la natura quand'è amorosa che, sotto l'influsso delle sfere celesti combinate in un certo modo, dà vita ad amore e nobiltà di cuore.
Tuttavia, argomentano K. Foster e P. Boyde, " Dante dimostra molto meno interesse del Guinizzelli alla inseparabilità d'amore e cuore gentile ... Per prima cosa deve spiegare come avviene che tutti coloro in possesso della necessaria disposizione di gentilezza non sono sempre innamorati. Per fare questo egli adotta una metafora che è solo implicita nelle molte usate dal Guinizzelli: amore è creato contemporaneamente al cuor gentile, ma giace addormentato fino a che la bellezza femminile non lo risvegli ". L'origine d'amore sarà allora risveglio di qualcosa che preesiste dormendo, non già qualcosa di nuovo e di estraneo, ma movimento da potenza ad atto, come del resto D. stesso dichiara esplicitamente nella prosa (XX 6-7). In questo concetto di ascendenza aristotelica sarà da scorgere la lieve deviazione di D. dai teorizzatoti a lui precedenti, sia siciliani che guittoniani. Interamente nell'ambito della tradizione è invece la funzione degli occhi e del cuore (vv. 10-11); tradizionale è pure il tema che amore deve essere buono, etico, razionale; si può notare tutt'al più in D. un'accentuazione della morum probitas, in quanto la sola bellezza non basta, ma è necessario che la donna oltre che bella sia anche, e soprattutto, ‛ saggia ', e che l'uomo, correlativamente, sia ‛ valente ': la bellezza e le qualità morali dunque formano un insieme inscindibile. La genesi d'amore non è tuttavia meccanica: essa può avvenire prima o dopo (v. 8) e neppure il piacere che desta la bellezza di una donna necessariamente si risolve in amore; ciò accade soltanto talora (v. 12); amore inoltre ha bisogno di tempo per sorgere ed è distinto dal semplice desiderio. Il sonetto, pur non distaccandosi, come abbiamo detto, dalla tradizione, rivela tuttavia, di fronte a componimenti simili, un maggior rigore nelle singole determinazioni; le differenze si scorgono, ad es., confrontandolo con i vv. 12-22 della canzone già attribuita al Guinizzelli Con gran disio pensando lungamente, dove non c'è atto e potenza; né valore, né saggezza; non distinzione tra amore e spontaneamente immediato desiderio (cfr. Foster e Boyde, p. 105).
Bibl. - F. Montanari, L'esperienza politica di D., Firenze. 19682, 80-82; K. Foster e P. Boyde, Dante's Lyric Poetry, Oxford 1967, II 104-107; Barbi-Pernicone, Rime 89 ss.