TUTUOLA, Amos
Scrittore nigeriano, nato ad Abeokuta il 20 giugno 1920. Ha studiato alla Anglican Central School della sua città senza portare a termine gli studi per le precarie condizioni familiari e la conseguente necessità di un lavoro (ha fatto molti mestieri saltuari). Si è imposto all'attenzione del grande pubblico con The palm-wine drinkard (1952; trad. it., Il bevitore di vino di palma, 1961), romanzo che D. Thomas recensì entusiasticamente sulle pagine dell'Observer, esaltandone l'originalità e il tono fantastico. Ha scritto inoltre: My life in the bush of ghosts (1954), Simbi and the satyr of dark jungle (1955), The brave African huntress (1958), The feather woman of the jungle (1962), Ajaiyi and his inherited poverty (1967), The witch-herbalist of the remote town (1981), Pauper, Brawler and Slanderer (1987; trad. it., Povero, Baruffona e Malandrino, 1990). Ha al suo attivo anche numerosissimi racconti, parte dei quali sono raccolti in Yoruba folktales (1986) e in The village whitchdoctor and other tales (1990).
I romanzi di T. presentano una struttura narrativa costante. Il protagonista non viene mai descritto fisicamente ma è caratterizzato dai tratti salienti del temperamento. Protetto da amuleti o da esseri sovrannaturali, intraprende un lungo viaggio alla ricerca di qualcuno o qualcosa, si sottopone a prove d'incredibile difficoltà, si avventura, solo o in compagnia, in strani regni, combatte, sopporta torture, riesce a sfuggire in modo ''miracoloso'' alla morte e, invariabilmente, supera le prove a cui è sottoposto. Fa da cornice alle varie avventure uno sciame di figure, eventi e situazioni terrificanti e incantatrici: mostri irreali, esseri ripugnanti, streghe e stregoni, macabri banchetti, spiriti ostili, divinità, battaglie, città e foreste immaginarie. Sullo sfondo una natura vista come forza maligna contro la quale il protagonista si oppone con tutto se stesso ma della quale rispetta la forza vitale e le imperscrutabili leggi. I singoli episodi-prove che determinano il percorso iniziatico degli eroi di T. costituiscono dei veri e propri racconti autonomi e tutti riconducibili al repertorio della tradizione orale yoruba, che lo scrittore cerca di recuperare e reinventare in modo personalissimo. Le sue storie sono piuttosto delle favole comico-giocose, caricaturali, sinistre, visionarie, esagerate, in cui epopea e mito, credenze, superstizioni, incantesimi e avventure si materializzano o si nebulizzano in quella terra di nessuno che sta tra la quotidianità e il regno del fantastico. Lo stile narrativo − sulla cui validità non sempre i critici si sono trovati d'accordo − presenta peculiarità e caratteristiche sconcertanti: infatti, la lingua inglese che T. usa è distorta e deformata con tranquilla disinvoltura. Egli elabora una ''sua'' struttura superficiale inglese, ricca di neologismi, ripetizioni, espressioni bizzarre, e la intesse con analogie e costruzioni chiaramente modulate sui ritmi della lingua yoruba; usa in modo anomalo congiunzioni, preposizioni e avverbi, altera costruzioni grammaticali e sintattiche, si prende insomma con l'inglese (e questo forse è dovuto alla scarsa istruzione e alla straordinaria naïveté) delle libertà che nessun autore più colto e raffinato si sarebbe mai permesso. Ne vien fuori uno stile personalissimo, che se talvolta risulta verboso, ripetitivo, retorico, nel complesso è semplice, disadorno, diretto, senza fronzoli o funambolismi linguistici, lo stile di uno scrittore originalissimo che affascina e sconcerta come le storie che narra.
Bibl.: G. Moore, Amos Tutuola, a Nigerian visionary, in Introduction to African literature, Londra 1967; M. Laurence, Long drums and cannons, ivi 1968; R. Collins, Amos Tutuola, New York 1969; Critical perspectives on Amos Tutuola, a cura di B. Lindfors, Washington 1975; M. Dussutour-Hammer, Amos Tutuola, tradition orale et écriture du conte, Parigi 1976; Critical perspectives on Nigerian literature, a cura di B. Lindfords, Londra 1979; I. Abiola, Tradition and the Yoruba writer: D.O. Fagunwa, Amos Tutuola and Wole Soyinka, in The African experience, literature and ideology, ivi 1981; L. Nkosi, Tasks and masks, themes and styles of African literature, ivi 1981; E. Ngara, Stylistic criticism and the African novel, ivi 1982; The critical evaluation of African literature, a cura di E. Wright, ivi 1982; F. Osofisan, The orality of prose: a comparatist look at the works of Rabelais, Joyce and Tutuola, Ife-Ife 1986; C. Belvaude, Amos Tutuola et l'univers du conte africain, Parigi 1989.