AMÔSIS
. Dal greco "Αμωσις, trascrizione dell'antíco egiziano a‛h-mose (j‛ḥ.j-mśj.w) "è il dio Luna che sta generato (nel neonato)". Con tale nome di persona, c'è un faraone della XVIII dinastia, tebana, distinto col prenome Nebpaḥterîe "possessore di forza è (il dio) Rîe". Figlio del re Seqnenrîe Te‛o e della regina A‛ḥḥotpe, egli condusse a fine la lotta contro gl'invasori Hyksôs, iniziata nel breve regno di suo fratello Ka'mośe. Dopo una guerriglia più o meno lunga, i nemici vennero ricacciati nella fartezza di Avari, sul braccio pelusiaco del Nilo, dove, investiti per terra e per il fiume, subirono parecchi assalti. Espugnata la città, venne saccheggiata e rasa al suolo; ma il grosso dell'esercito degli Hyksos riuscì a sfuggire e a ritirarsi nella parte montagnosa della Palestina meridionale, a Šarûḥen. Questa fu assediata tre anni prima di essere presa; il saccheggio fu la sua sorte. Amôsis, riaffermata la supremazia egiziana nella bassa Nubia con il posto militare di Buhen, davanti a Wādī Ḥalfā, e sopite alcune velleità di ribellione nel suo paese, negli ultimi anni condusse una campagna in Fenicia per consolidare la conquista asiatica. Riordinò lo stato, riprese le relazioni commerciali. Morì quarantenne (1571-1549 a. C.), e fu sepolto nella necropoli tebana. Più tardi la sua mummia, per essere sottratta ai saccheggiatori di tombe, venne trasferita in un nascondiglio di Dēr el-baḥrī. Trovata là nel 1875, oggi è nel museo del Cairo (n. 3894).