AMPLITUDO
Corrisponde al greco μέγεϑος e, come il sinonimo magnitudo, esprime un concetto di grandezza, anzitutto materiale, che, specialmente i Romani, consideravano come una delle qualità concorrenti alla creazione artistica, perché particolarmente aderente alla loro mentalità, alla loro preferenza per forme grandiose, imponenti e fastose, al loro gusto architettonico e decorativo. Se anche in Grecia alla bellezza del corpo è unito un concetto di grandezza, e grandi sono gli eroi omerici (καλόν τε μεγάν τε) così come κάλλος e μέγεϑος si uniscono in Aristotele (Ethic. Nicom., iv, 3, 5), soprattutto i Romani ammirarono nelle opere d'arte le dimensioni, sia quelle colossali sia quelle microscopiche. Tale concetto affiora nella retorica descrizione che Stazio fa della colossale statua equestre di Domiziano, innalzata nel 91 nel Foro Romano (Silvae, I, 1), nell'ammirazione di Plinio il Vecchio per i colossi, esempio di audacia, e soprattutto per quello di Nerone, opera di Zenodoros (Nat. hist., xxxiv, 39-46), in Plinio il Giovane, che definisce la grandezza una qualità che aggiunge bellezza e valore a un buon libro, come a una statua, a una pittura e infine anche a uomini e ad animali, quando è unita al decor (Epist., i, 20, 4-5). Anche Arnobio (Adv. nat., vi, 18) ricorda gli artisti che creano immensi simulacri di una ammirabile ampiezza. Pausania prende la μέγεϑος come un criterio di giudizio di un'opera d'arte accanto alla τέχνη. I Romani concreteranno positivamente nell'architettura questo loro senso innato di grandezza.
Bibl: G. Becatti, Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951, p. 255.