al-GIĀḤIẒ, ‛Amr ibn Maḥbūb Abū ‛Uthmān (al-G. è un soprannome: "colui dagli occhi sporgenti")
Scrittore arabo, nato ad al-Baṣrah, ove studiò; fiorì soao i califfi da al-Ma'mūn ad al-Mutawakkil e morì in tardissima età nel 255 èg. (868-869 d. C.). Fu uomo di genio che riassunse esemplarmente, nella sua complessa figura di teologo militante e di fecondo letterato, i caratteri più tipici della vita intellettuale araba di quel periodo; spirito assetato di sapere, curioso di costumi e dottrine di popoli, fine osservatore dei fenomeni della natura e delle meraviglie delle creature, crebbe espertissimo della complessa tradizione letteraria e storico-religiosa degli Arabi, ma insieme fu conscio del valore della scienza greca e della sapienza e della umanità persiana, che fecondavano la tradizione nazionale. Letterato, non puro scienziato, dispose la somma delle sue cognizioni negli schemi di prose eccellenti, del genere detto adab (v. arabi: Letteratura, §. 41), che animò non solo della sua perizia stilistica, ma anche dell'arguta ironia del suo spirito finissimo, che lo spingeva, per es., a sostenere con eguale forza di argomenti due cose contraddittorie, o a mettere in ridicolo credenze troppo ingenue dei sostenitori della tradizione ortodossa. Nelle controversie che necessariamente divamparono al contatto del mondo arabo con la cultura ellenistica-orientale, la larghezza delle idee lo tenne lontano dalle esagerazioni della tendenza xenofila che deprimeva i valori arabi, da lui difesi, ma anche dal misoneismo dei gretti conservatori. In teologia militò fra i Mu‛taziliti e anzi fu capo di una scuola dottrinale di essi. Nello stile al-Giāḥiẓ si riattacca alla tradizione per quanto era di vivo e di forte nell'espressione letteraria araba del passato; ma, con la nuova scuola di prosa (v. ibn al-muqaffa‛), sentì il bisogno di dare a questa l'agilità necessaria per esprimere una nuova vita ignota all'antichità araba. Tuttavia al-G. conserva una qualità innata nello spirito arabo: cioè la tendenza alla singola osservazione e alla descrizione, il bisogno d'inseguire il particolare in continue digressioni, senza condensare in sintesi organica il proprio pensiero.
Uno dei principali libri di al-Giāḥiẓ, il Libro degli animali (Kitāb al-Ḥayawān) non è un trattato zoologico, come potrebbe suggerire il titolo, ma una grande raceolta, uno zibaldone del più svariato materiale letterario, leggendario e scientifico che si riferisce ai singoli animali; e così il Libro dell'eloquenza (Kitāb al-bayān wa 't-tabyīn) è piuttosto una serie di excursus e di esempî che una trattazione metodica del soggetto. Moltissimi altri suoi scritti trattano di materia religiosa (difesa dei Mutaziliti, della quale non si conservano che citazioni; attacchi ai cristiani ed eretici), storico-scientifica, etnografica, morale, ecc.: dei più varî argomenti insomma, sui quali lo soffermava la sua sottile brama di sapere. Al-Giāhiz ha avuto grande influenza in tutto lo svolgimento della letteratura araba; modello di eccellenza sempre proposto e anche oggi assai studiato nei circoli letterarî arabi.