AMYKOS (῎Αμυκπος)
Nella leggenda greca, di origine orientale, A. risultava figlio di Apollo e di una ninfa della Bitinia variamente identificata; re dei Bebrici, A. non permetteva ad alcuno straniero di approdare alla sua terra e di attinger acqua alla sorgente prossima all'approdo, se prima non si fosse misurato con lui nel pugilato. All'arrivo degli Argonauti A. venne vinto da Polydeukes (Apoll. Rhod., ii, 1-163); quindi legato o, secondo alcune versioni, ucciso. Ad A. era attribuita l'invenzione dei legacci (cesti) per il pugilato. Un fratello di A., Mygdon, fu ucciso da Eracle. Sulla sua tomba sorgeva un alloro; vi era eretto un heròon e il luogo stesso era detto A. o portus Amãci (Plin., Nat. hist., v, 150; xvi, 239). Il nome di A. era dato anche a una località portuale del Bosforo Tracio, presso Nikopolis, sulla costa asiatica, attribuito anche ad altri personaggi mitici e a un centauro. Ma solo dell'A. della leggenda bitinica (che non compare nella letteratura mitografica prima dell'ellenismo; cfr. anche Theokr., xxii, 27-134), si hanno rappresentazioni figurate; e queste diffuse particolarmente in Italia.
La lotta fra A. e Polydeukes (Ptol. Chemn., Giasone) è messa in relazione con il possesso di una fonte, detta Helene, durante il viaggio degli Argonauti verso la Colchide. In uno specchio etrusco (Etr. Spiegel, v, 23) Amuces è il nome di una fonte a protome leonina. Di un culto e di un heròon di A. in Bitinia si ha notizia da scolî ad Apollonio Rodio (ii, 159; cfr. Plin., Nat. hist., xvi, 44). Non si posseggono documenti iconografici anteriori all'ellenismo e i pochi, posteriori, pervenutici non sono di arte greca. Il testo iconografico principale, dal cui archetipo sembra discendano diversi altri, è l'incisione della Cista Ficoroni (Roma, Museo Naz. di Villa Giulia) che, per la sua completezza e organicità, deve riflettere direttamente l'archetipo pittorico (v. Novius Plautios). J. D. Beazley ha attribuito al Pittore del Ganimede di Oxford lo stàmnos di Boston con il gruppo di Polydeukes, che lega A.; lo schema è identico al gruppo centrale della cista, ma diversa, meno conseguente, la realizzazione, con tratti realistici. Il gruppo centrale di Polydeukes che lega il vinto A. ad un albero si ripete con leggere varianti nel rilievo di un'urna perugina (urna di Vel Vesini), accentuandosi in senso espressionistico. Invece è rimasto solo lo schema di A. legato in uno specchio etrusco (Etr. Spiegel, v, 90), in cui i Dioscuri, per quanto non lontani, stilisticamente, dalle figure della Cista, presentano schemi differenti; in un altro specchio (Etr. Spiegel, v, 91, 2) si ripete ancora il motivo del vincitore detto qui Castur, che lega il vinto, mentre il secondo Dioscuro è seduto di fronte; qui, come nello specchio pubblicato in Etr. Spiegel, v, 90, in contrapposto ad A. sono posti in evidenza soltanto i Dioscuri. Nessun nesso logico con le iconografie citate ha la figurazione dello specchio (che si dice trovato insieme con la Cista Ficoroni, ma è molto diverso e più tardo) pubblicato in Etr. Spiegel, clxxi: Poloces, con i cesti, è ritto su di una base, Amuces, anch'egli coi cesti, è seduto presso una colonna; al centro è Losna, con l'attributo del crescente lunare (scambiata con Atena?). Questa versione aberrante conferma che l'unica autentica iconografia dell'episodio di A. è quella contenuta negli altri monumenti precedentemente citati e riproducente la punizione del re dei Bebrici, invenzione da ritenersi isolata per l'impossibilità di trovare paralleli al gruppo centrale.
Bibl: H. W. Stoll, in Roscher, I, cc. 326-327, s. v.; G. Matthies, Die pränestinischen Spiegel, Strasburgo 1912; A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, Roma 1918, pp. 481, 486; Brunn-Körte, I rilievi delle urne etrusche, II, Berlino 1890, p. 101; Gerhard-Körte, Etruskische Spiegel, V, Berlino 1897, p. 26; J. D. Beazley, Etr. Vas. Painting, Oxford 1947, pp. 4-5 e 56-57, t. XIV; G. A. Mansuelli, L'incisore Nouios Plautiòs, in Stud. Etr., XX, 1950, p. 401 ss.