ANABIOSI (dal gr. ἀναβίωσις "il rivivere, reviviscenza")
Si chiama anabiosi il fenomeno presentato da molti organismi di ravvivarsi dopo un periodo più o meno lungo di morte apparente o di vita latente, ossia dopo un periodo di immobilità, rigidità e cessazione d'ogni scambio col mondo esterno tale da darci l'impressione della morte. Il Leeuwenhoek, nel 1701, è stato il primo a osservare il fenomeno nei Rotiferi, microscopici animaletti scoperti da lui stesso della sabbia umida e in mezzo ai muschi delle tegole dei tetti e così chiamati per la presenza di speciali organi ciliati che dànno l'impressione di ruote giranti. Allorché l'acqua viene ad evaporare, il che sui tetti accade frequentemente, questi piccoli vermi si disseccano e si riducono a informi granellini, in cui nulla fa più riconoscere un essere vivente. Ora appunto il Leeuwenhoel, con suo grande stupore, vide ch'essi riprendevano la loro forma e la loro primitiva vitalità se al terriccio che li conteneva egli aggiungeva un po' d'acqua. Tale facoltà di reviviscenza fu poi, soprattutto per opera dello Spallanzani, riscontrata in altri animaletti viventi nei muschi e in particolare nei Tardigradi e nei Nematodi della famiglia delle Anguillule, che sono rimasti, insieme ai Rotiferi, oggetti classici per lo studio dell'anabiosi. Sotto l'azione del disseccamento le Anguillule perdono i loro caratteristici movimenti da cui presero il nome, e si immobilizzano in una completa rigidità, senz'altra modificazione apprezzabile. Ben più sensibili sono le alterazioni presentate dai Tardigradi. Sono questi piccolissimi artropodi dal corpo tozzo, munito di 4 paia di zampette terminate da unghia, informi moncherini ai cui movimenti lenti ed incerti si deve un battesimo così poco lusinghiero. Se si lasciano disseccare, cessano i movimenti e ben presto il corpo si rattrappisce, si fa rugoso e grinzoso e si altera fino a divenire, secondo l'espressione dello Spallanzani, simile a un cadavere mummificato, e infine non più distinguibile da un granellino di sabbia.
Taluni Tardigradi, nel disseccarsi, si rivestono di una cisti isolante, formata dalla stessa cuticola chitinosa del loro corpo, da cui, contraendosi, la parte viva si distacca. Secondo recenti ricerche, entro questa cisti pare abbia luogo un profondo rimaneggiamento degli organi, che quasi tutti sembrano fluidificarsi, per riformarsi poi al momento dell'anabiosi.
Aggiungendo dell'acqua al materiale contenente i Tardigradi disseccati è possibile seguire sotto il microscopio il sorprendente processo del loro ravvivamento: il corpo si ridistende, le pieghe e le rughe scompaiono, le estremità si dispiegano e l'animale riprende la sua forma; in sul principio rimane immobile, poi comincia ad esegu̇ire timidi movimenti, finché, abbandonando la sua cisti, riprende la normale attività. Durante il disseccamento cessa non solo ogni movimento, ma anche ogni ricambio materiale apprezzabile; si potrebbe dire che cessi la vita, se l'indice della stessa consistesse soltanto nell'attività. Lo Spallanzani per l'appunto, sebbene non senza esitazione e pur riconoscendo quanto la sua conclusione fosse paradossale, finì col convincersi che si trattasse di morte reale e che nelle esperienze surriferite si assistesse al passaggio dalla morte alla vita e viceversa, a volontà dello sperimentatore. Gli animali presentanti il fenomeno furono perciò detti reviviscenti o resuscitanti. Le resurrezioni ebbero allora una vera celebrità e furono considerate tra le curiosità più meravigliose, forse le più meravigliose della natura. Ma con esperienze nuove, e soprattutto col buon senso, si giunse man mano ad una concezione più adeguata e a una netta distinzione tra morte apparente e morte effettiva, in quanto nella prima v'è la potenzialità del ritorno alla vita attiva, mai nella seconda. Così la morte apparente venne giustamente considerata come uno speciale modo di vita, cui Cl. Bernard diede il nome di vita latente. La parola anabiosi per esprimere questi concetti fu poi introdotta nel 1880 dal Preyer.
L'anabiosi non è così eccezionale però come si credette in sulle prime: non è esclusiva dei Rotiferi, dei Tardigradi e dei Nematodi; ma è stata man mano scoperta o riconosciuta in numerosi organismi, sia animali sia vegetali e fin nei funghi e nei batterî. Così per es., tra i vegetali, i muschi e i licheni possono disseccarsi fino a ridursi in polvere e ciò non ostante essi tosto si ravvivano al ritorno dell'umidità. Fatto familiare, noto da tempo immemorabile, e certamente dello stesso ordine, è quello offertoci dai semi di molte piante, di conservare allo stato secco, per un tempo alle volte assai lungo, che in qualche caso bene accertato si calcola a secoli, la loro facoltà germinativa. Non meno notevole è il potere di resistenza al disseccamento negli organismi animali e vegetali viventi nelle acque dolci, che sono naturalmente esposti all'eventualità di trovarsi periodicamente a secco. Ognuno può aver veduto la rapidità con cui, dopo le piogge, nelle vasche e negli stagni ripullula la vita: anche questo è un fenomeno di anabiosi. Molti di questi organismi sopravvivono soltanto allo stato di germi, e cioè, secondo i casi, di spore, uova, gemmule, statoblasti, ecc., incapsulati entro forti involucri isolanti; ma in altre specie sono le larve o gli stessi adulti che in vario modo provvedono a che, durante il periodo di rigidità, il loro corpo rimanga perfettamente isolato dal mondo esterno e soprattutto sottratto a ogni ulteriore evaporazione o perdita di acqua. In molti organismi si ha il fenomeno dell'incistamente, specie nei Protozoi, ov'è stato meglio studiato, e ov'è stato scoperto dal Guanzati nel 1796. Anche taluni vertebrati di acqua dolce superano le stagioni secche in stato di vita latente; così taluni pesci delle regioni tropicali, tra cui il Protopterus dell'Africa e il Lepidosiren dell'America Meridionale, i quali al sopraggiungere della stagione asciutta si chiudono entro tubi o astucci impermeabili, da loro stessi scavati nel fango e rivestiti di muco. Nella stagione delle piogge, col rammollirsi di tali capsule, gli animali si ridestano alla vita. Forse tale proprietà tra i pesci, anche nostrani, è più diffusa di quel che non si pensi, com'è frequente tra gli anfibî e taluni rettili: testuggini e coccodrilli.
È evidente il valore di protezione che ha l'anabiosi in tutti questi organismi delle acque dolci, soggetti a periodici disseccamenti; e la correlazione armonica tra i due ordini di fatti appare tanto più eloquente in quanto l'anabiosi per disseccamento non si riscontra negli organismi viventi nei laghi e nei mari. Ma se il disseccamento è per questi organismi il determinante più consueto e meglio accertato del fenomeno, si debbono però ammettere, in certi casi, altri ordini di fattori; come l'eccesso di caldo o di freddo, il congelamento, il digiuno, la presenza o l'assenza di certi sali; e non si escludono altri fattori tuttora indeterminati, che con parola generica possiamo indicare come sfavorevoli. Per quanto riguarda gli animali marini, all'inquinamento delle acque il Lo Bianco e il Cotronei attribuiscono la vita latente osservata in taluni Idroidi del golfo di Napoli; e all'aumento della salinità, e perciò all'aumentata pressione osmotica dell'ambiente si deve attribuire la narcosi e poi l'assoluta rigidità in cui cadono taluni animaletti delle acque di scogliera (come ad es. il crostaceo Tigropus fulvus) allorché la concentrazione dell'acqua della scogliera, per effetto dell'evaporazione, raggiunge un certo grado: fenomeno che è stato indicato col nome di letargo e anabiosi osmotica (R. Issel). Più varî e complessi sono i fattori determinanti dell'anabiosi negli animali parassiti, il cui ciclo biologico si svolge in condizioni svariate, spesso sfavorevoli. Fu il Needham a scoprire, nel 1743, la morte apparente nelle anguillule che infestano il grano abortito o rachitico; ma d'allora è stata riscontrata in innumerevoli altri parassiti, sia nella loro fase libera sia nella fase parassitaria. Alcuni di essi possono rimanere per decine di anni inattivi, incapsulati nei tessuti (es.: cisticerchi e cisti delle tenie, la Trichinella imprigionata e murata entro i muscoli, ecc.); in questo caso l'agente esterno determinante deve ricercarsi in speciali modificazioni umorali dell'ospitatore.
Nell'ambito dell'anabiosi debbono rientrare anche i fenomeni noti già da tempo del sonno estivo e del sonno invernale di molti animali terrestri a sangue freddo. Familiare, in ispecie nei paesi caldi, è il sonno estivo delle chiocciole: nei periodi secchi esse cadono in letargo, ritirandosi nella conchiglia e chiudendone l'apertura con una secrezione mucosa impermeabile che forma il così detto opercolo; ed opercolate, trascorrono i mesi asciutti per riprendere prontamente la vita attiva al cadere delle prime piogge. Molti altri invertebrati, soprattutto Insetti, passano l'inverno in uno stato di rigidità, cercando per svernare luoghi nascosti e riparati, in guisa da esser protetti non solo contro il freddo ma anche contro i nemici, di cui potrebbero facilmente esser preda. In tale stato di morte apparente essi acquistano una resistenza straordinaria al freddo, al gelo, e anche allo stesso congelamento del loro corpo. Anche i Rettili, dopo aver cercato riparo sotterra, cadono facilmente nel sonno invernale, dal quale però, a differenza dei Mammiferi ibernanti, possono essere svegliati con eguale facilità mediante un semplice aumento di temperatura. Per il determinismo del sonno stagionale si tenga presente che esso coincide spesso, ma non sempre, con periodi di forzato digiuno. Talché arriviamo per gradi al letargo invernale (ed estivo) dei Mammiferi, al quale lo stesso Spallanzani aveva già paragonato il caso dei Rotiferi e Tardigradi disseccati, sebbene poi si fosse deciso per l'ipotesi della morte reale e conseguente risurrezione. Certo, entrambi gli ordini di fatti rappresentano casi di vita minima. Forse da questo punto di vista l'anabiosi potrebbe essere ricollegata al fenomeno generale del normale periodico alternarsi del sonno con la veglia, del riposo con l'attività.
Indubbia analogia ha infine l'anabiosi con i fatti di morte apparente nell'uomo, e in ispecie con quelli che sono stati denotati come ibernazione umana, presentati da alcuni fachiri indiani, i quali possono volontariamente mettersi in uno stato in cui non è più possibile scoprire alcun segno di vita, e dal quale possono poi uscire per ritornare alla vita normale.
È troppo evidente il valore provvidenziale dell'anabiosi per gli organismi che ne hanno la prerogativa: per molti di essi l'anabiosi è addirittura condizione sine quaton della loro esistenza. Discusso è invece se grazie ad essa tali organismi riescano a prolungare la loro vita individuale al di là dei limiti proprî della specie. Taluni di essi possono, infatti, rimanere allo stato secco o in letargo ininterrottamente per mesi e per anni: le chiocciole 15 anni, la trichina incistata nei muscoli 28 anni, i Tardigradi 4-5 anni, i Rotiferi 15 anni ecc. Il più noto dei tardigradi, il Macrobiotus Huflandi, il comune orsacchiotto, deve appunto il suo nome a quest'ordine di cosiderazioni, essendo stato così battezzato in ricordo del celebre medico C. W. Hufeland, autore d'un trattato di Macrobiotica o arte di prolungare la vita, stampato nel 1796. Ma che si abbia un vero prolungamento ossia un aumento della durata della vita attiva, che cioè nell'anabiosi grazie al lungo e profondo riposo si consegua anche un rinverdirsi delle potenze vitali, è cosa che richiede ulteriore elaborazione critica, e nuove esperienze.
Bibl.: Per la storia: A. Leeuwenhoek, A letter concerning Worms observed in Sheep's livers, ecc., in Philos. Trans., Londra 1764; Epistulae ad Societatem regiam Anglicam, ecc., II, Leida 1719; Arcana naturae, II, Leida 1715-1722; J. T. Needham, New Microscopical Discoveries, in Philos. Trans., Londra 1743; Lettre à Roffredi, in Journ. de Physique, 1775; L. Spallanzani, Observations et expériences sur quelques animaux surprenants que l'observateur peut à son gré faire passer de la mort à la vie, in Opusc. de Physique animale et végétale, Ginevra 1777, stampate poi in italiano a Modena nel 1780; v. anche Opere, VI, Milano 1826; Doyère, Mémoire sur les Tardigrades, in Ann. des sc. nat., Parigi 1840-42; F. A. Pouchet, Recherches et expériences sur les Animaux résuscitans, Parigi 1859; Broca, Rapport sur la question soumise à la Société de biologie au sujet de la réviviscence des Animaux dessechés, in Mém. de la Soc. de biologie, Parigi 1860.
Opere generali di orientamento: L. Cuénot, L'influence du milieu sur les animaux, Parigi 1894; C. B. Davenport, Experimental Morphology, parte 1ª, New York 1897; M. Verworn, Allgemeine Physiologie, Iena 1894; 7ª ed., 1922; M. Nussbaum, G. Karsten, M. Weber, Lehrbuch der Biologie, Lipsia 1911; H. Doflein, Das Tier als Glied des naturganzen, Lipsia 1914; E. Korschelt, Lebensdauer, Alter und Tod, 3ª ed., Iena 1924.
Per l'incistamento nei Protozoi; P. Enriques, La riproduzione nei Protozoi, Milano 1924.
Per la rigidità da concentrazione: R. Issel, Vita latente per concentrazione di acqua, ecc., (anabiosi osmotica), in Mitth. Zoolog. Stat. z. Neapel, XXII (1914); e in Boll. Musei di zool. e an. comp., Genova 1927; A. Labbé, Introduction a l'étude des milieux marins hyperalcalins, in Arch. de zool. expér. et gén., LXII (1924).
Per l'anabiosi nei Tardigradi: P. G. Rahm, Biologische und physiologische Beiträge zur Kenntnis der Moosfauna, Jena 1921; H. Baumann, Die Anabiose der Tardigraden, in Zool. Jahrb, Abht. f. Syst. u. Biol., XLV (1922); F. Richters, Th. Krumbach, Tardigrada, in Kükenthal, Handbuch d. zoologie, Berlino 1926.