ANACORETI (dal gr. ἀναχωρέω "retrocedo, mi ritiro") o eremiti (gr. ἔρεμος "solo, solitario")
Si dicono i religiosi che "vivono isolati nei luoghi deserti e traggono precisamente il loro nome dal fatto che si allontanarono dagli uomini" (S. Girolamo, epistola XXII, 34).
La vita anacoretica è stata il primo tipo di vita ascetica cristiana conosciuta; né è qui il caso di studiare se l'ascetismo sia prescritto dal Vangelo. Le prime tracce di cristiani che abbandonarono il mondo in vista di una maggiore perfezione spirituale si hanno nel sec. III, e con la persecuzione deciana. Ma nel corso di pochi decennî l'ascetismo cristiano crebbe e si sviluppò straordinariamente. Vi contribuirono il mondanizzarsi di molte chiese, con le conversioni in massa dopo Costantino, e una certa influenza del manicheismo che, perseguitato dalla legislazione imperiale, cercò di salvarsi nascondendosi sotto spoglie cristiane. L'anacoretismo, già attenuato (riunioni per il culto, aggruppamento di "discepoli" attorno alla dimora di un "anziano", ecc.) cedette poi sempre più il posto a forme di vita ascetica associata, sebbene avesse, a tratti, delle reviviscenze notevoli.
Dall'Egitto, ove la tendenza alla vita ascetica si manifestò dapprima, e dove questa si diffuse soprattutto sotto l'influenza di S. Antonio, l'anacoretismo si propagò poi in tutto il mondo cristiano. In Palestina fu fatto conoscere da S. Ilarione; in Occidente, da S. Atanasio. Entusiasti di questo genere di vita si trovarono ben presto in Italia, in Africa, in Britannia. S. Girolamo e Rufino, Cassiano e Sulpicio Severo (assai importante per le sue relazioni con S. Martino di Tours e con il movimento priscillianista) se ne entusiasmarono. In Italia, alcuni orientali, tra cui il siro Isacco, si diedero a questo genere di vita nelle vicinanze di Spoleto, dove la tradizione trova conferma, in una certa misura, nella presenza di monumenti cristiani del sec. IV e del V; e si ricordano asceti intorno a Norcia (Fiorenzo) e nell'Abruzzo (Equizio). Di anacoreti parlano i Dialoghi di S. Gregorio Magno, e anche S. Benedetto iniziò così la sua vita religiosa, nella valle dell'Aniene, dove trovò altri asceti.
Con l'andar del tempo, prevalse sempre di più la vita cenobitica. Ma col sec. XI troviamo congregazioni di eremiti: Fonte Avellana, Camaldoli, Vallombrosa, Monte Vergine. I celestini del ramo benedettino, i certosini, i minimi, in parte i carmelitani, rappresentano tendenze simili. Né mancarono gli eremiti veri e proprî, sebbene i molti inconvenienti a cui davano luogo, segnalati ed anche esagerati dalla letteratura profana, destassero i sospetti dell'autorità ecclesiastica, sempre incline a frenare e disciplinare i tentativi più audaci di vita ascetica. La riforma di Alessandro IV (1256) riunì tutti quelli che professarono la regola di S. Agostino, e così, tra la metà del sec. XIII ed il concilio di Trento, l'anacoretismo scompare quasi dovunque, ad eccezione di reviviscenze sporadiche.
Fra i tipi di asceti bisogna distinguere: i reclusi, in grotte, o celle, talvolta in un monastero, o (specie le donne) nel muro di una chiesa; gli stiliti, detti stationarii se, rinunziando alla colonna, detti "pastori" (βοσκοί), che conducevano vita nomade, come San Giacomo di Nisibi prima che fosse vescovo.
Bibl.: Vedi specialm. il vol. di Prolegomena a C. Butler, The Lausiac history of Palladius, 2 voll., Cambridge 1898 e 1904 (n. VI della collez. Texts and Studies); E. Buonaiuti, Le origini dell'ascetismo cristiano, Pinerolo 1928.