ANAFILASSI (III, p. 74)
Negli animali superiori, un elemento essenziale della difesa contro i microbi delle malattie infettive (virus) e i loro veleni, è quello della reazione immunitaria, cioè della produzione degli anticorpi, che sono proteine del plasma sanguigno modificate sotto lo "stimolo immunizzante" esercitato dai prodotti microbici ed acquistano un potere di combinazione e neutralizzazione estremamente esaltato e specifico verso quegli stessi prodotti: i quali, come si dice, hanno funzionato da antigene. Uguale meccanismo difensivo l'organismo mette in opera contro qualsiasi proteina estranea, organizzata od amorfa, vegetale o animale, nociva od innocua, che gli venga somministrata per iniezione, cioè violando la integrità fisiologica tegumentale. La difesa antimicrobica è, in gran parte, un caso speciale di difesa antiproteica. La presenza nel sangue di anticorpi verso un dato virus conferisce, di regola, immunità verso quel virus. Ma quegli stessi anticorpi cui si deve la immunità antinfettiva, possono divenire sorgente di danno per l'organismo, qualora il corrispondente antigene venga artificialmente somministrato in dosi adeguate e per via parenterale (cioè per iniezione e non per via enterica). Si realizza in questo caso il contrario della immunità com'è comunemente intesa, cioè una controprotezione o anafilassi. Lo studio dell'anafilassi sperimentale è stato preziosissimo in medicina, perché ha mostrato, fta l'altro, che molte forme morbose di natura oscura sono in realtà dovute a reazioni immunitarie fra antigeni e anticorpi, sono cioè sostanzialmente affini all'anafilassi. Tali forme morbose si presentano clinicamente sotto aspetti diversissimi. Vengono opportunamente riunite in una comune famiglia insieme con l'anafilassi, che ne rappresenta il paradigma. È la famiglia delle ipersensibilità allergiche o allergie (allergia = mutata reattività). Le più importanti forme di allergia sono: la anafilassi, le idiosincrasie, l'allergia da infezione.
L'anafilassi. - Si deve distinguere: lo "stato di ipersensibilità anafilattica" - che è del tutto latente e inavvertito e in se stesso innocuo, e si ottiene inoculando una o più volte piccole o piccolissime dosi di una sostanza funzionante da antigene - e la "manifestazione anafilattica", che sopravviene, talora in modo esplosivo, quando l'organismo venga reiniettato con lo stesso antigene. La sensibilizzazione, cioè la creazione della ipersensibilità anafilattica, insorge dopo un certo tempo dalla somministrazione dell'antigene (periodo di incubazione): è il tempo necessario per la comparsa degli anticorpi. L'incubazione varia da pochi giorni ad alcune settimane; la sensibilità compare rapidamente, raggiunge un acme, poi declina lentamente e si attenua al punto da poterla considerare come scomparsa; ma in seguito alla reiniezione, ormai divenuta innocua, dello stesso antigene, la sensibilità ricompare molto più presto che la prima volta, in accordo con la legge della immunità, secondo la quale gli anticorpi si formano in modo accelerato a una seconda immunizzazione. Il quadro anafilattico è assai diverso nelle varie specie animali, e varia altresì secondo la dose di antigene somministrata e secondo la via di introduzione: la via più pericolosa essendo sempre quella endovenosa e la più innocua quella sottocutanea. Il quadro dell'anafilassi acuta (shock anafilattico) è caratterizzato dalla partecipazione di un determinato organo, che viene chiamato organo di shock, la cui sofferenza domina nel quadro. Nel cane si ha spasmo delle vene epatiche con conseguente stasi venosa in tutto l'ambito dei visceri addominali, nella cavia spasmo dei muscoli bronchiolari con occlusione respiratoria e attacco asmatico, nel coniglio spasmo dei vasi sanguiferi polmonari e stato asfittico. Nell'uomo non si riconosce uno speciale organo di shock, a meno che non si voglia considerare come tale tutta la cute, che è così spesso interessata con chiare manifestazioni eruttive in tutte le forme di anafilassi e di idiosincrasia. La più tipica forma di anafilassi nell'uomo è quella che si osserva in corso di iniezioni sieriche nel trattamento di svariate infezioni (tetano, difterite, morso di serpenti, ecc.). Questa anafilassi assume il quadro della cosidetta malattia da siero. Una parte dei soggetti iniettati sottocute, o per altra via, con siero eterogeneo, com'è quello di cavallo adoperato nelle sieroterapie, presenta, dopo un periodo di latenza variabile, in media di 8-10 giorni, una eruzione di urticaria che si inizia intorno al luogo della iniezione e può estendersi a tutto il corpo, accompagnata da disturbi generali, da gonfiore delle linfoghiandole tributarie dei linfatici della regione iniettata, da dolori articolari e muscolari. La eruzione, anziché di urticaria è, in alcuni casi, di altro tipo. La malattia, assolutamente benigna, dura pochi giorni: può presentare ricadute, anche ripetute. Questa è la malattia da siero da prima iniezione. Una iniezione di siero praticata non in soggetto nuovo, ma già iniettato in precedenza, a distanza di settimane, mesi od anni, con siero della stessa specie, ha molte probabilità di provocare (in circa il doppio dei casi che nelle prime iniezioni) la comparsa di una malattia esantematica uguale alla precedente ma più grave, e con incubazione abbreviata (1-2, 6-7 giorni): questa è la reazione accelerata della malattia da siero da seconda iniezione, che è sempre sostanzialmente benigna. Ma si può anche avere, nelle seconde iniezioni, una reazione immediata, o puramente locale, con edema acuto, rosso e doloroso, della parte iniettata, che dura pochi giorni, o generale e grave sotto forma di collasso (shock) con turbe circolatorie cutanee. Specialmente pericolose a questo riguardo sono le iniezioni endovenose. La malattia da siero da seconda iniezione è una tipica forma di anafilassi osservabile nell'uomo. Ma, pur mancando la iniezione sensibilizzante, anche la malattia da siero da prima iniezione è anafilattica: solo che in essa lo stesso siero della iniezione provoca dapprima la formazione di anticorpi, e con essi successivamente reagisce se la loro comparsa nel sangue ha luogo prima che il sangue e i tessuti si siano liberati completamente dall'antigene. Le differenze con la ordinaria anafilassi, sono, dunque, solo apparenti.
Patogenesi dell'anafilassi. - Il fatto che le più tipiche e gravi manifestazioni di anafilassi si hanno quando il sangue contiene anticorpi e quando la reiniezione viene fatta direttamente ml sangue; la fulmineità con cui i sintomi possono comparire all'atto della reiniezione endovenosa, e la loro fugacità; la possibilità di ottenere quadri simili a quelli anafilattici con la iniezione endovena, e non per altre vie, di svariate sostanze estranee all'anafilassi, sono fatti che autorizzano a ritenere che l'incontro dell'antigene con l'anticorpo nel sangue stesso sia in qualche modo responsabile della sindrome morbosa. Ma nuovi fatti hanno mostrato che la reazione antigene-anticorpo in sede ematica non basta di per sé a creare la sintomatologia anafilattica. Per es., in un sangue molto ricco di anticorpi si può iniettare impunemente una certa dose di antigene, senza avere alcun disturbo. Perché insorga un quadro anafilattico occorre assolutamente che la reazione antigene-anticorpo avvenga non soltanto nel sangue circolante, ma anche e soprattutto al difuori del sangue, in territorio istogeno, probabilmente pericapillare. Bisogna, in altre parole, che una parte dell'antigene e dell'anticorpo abbia oltrepassato la barriera dell'endotelio vasale e sia penetrata negli spazî perivascolari: l'incontro e la immediata reazione antigene-anticorpo in questi territorî scatena lo shock o le altre manifestazioni anafilattiche locali. In quale maniera? Siamo aiutati in questa interpretazione da constatazioni di ordine fisiologico: i tessuti in attività funzionale ottengono il necessario aumento di vascolarizzazione liberando sostanze ad azione capillarizzante (cioè dilatanti e permeabilizzanti l'endotelio capillare). Queste sostanze, preformate e presenti nei tessuti, ma legate in qualche ignota maniera e inattive in condizioni di riposo, passano rapidamente allo stato libero e attivo al momento del bisogno. La più importante di queste sostanze capillarizzanti è la istamina, derivato di un amminoacido (istidina). Il fenomeno fisico-chimico della combinazione repentina di un antigene col suo anticorpo, in sede istogena, provoca una specie di trauma che libera e attiva queste sostanze e dilata e permeabilizza i capillari. Questo fenomeno è particolarmente accentuato in territorio epatico dov'è massimo il contenuto istaminico e dove i capillari sono eccezionalmente permeabili alle proteine del sangue. Dal fegato, istamina e altre sostanze ad analoga azione fisiologica, si riassorbono nel sangue e, se questo avviene con sufficiente rapidità, in modo da paralizzare vaste zone capillari, ne consegue uno stato di generale depressione circolatoria - e quindi metabolica e psichica - che caratterizza lo shock. Le manifestazioni cutanee sono dovute anch'esse alla permeabilizzazione di capillari in territorî circoscritti. Oltre a questa azione sui capillari, e forse connessa con questa, la reazione anafilattica provoca una stimolazione e contrazione di svariate strutture muscolari lisce, come si è visto parlando della sintomatologia.
Anafilassi passiva. - Poiché l'anafilassi è legata alla presenza di anticorpi, circolanti e istogeni, se si prende un sangue (o un siero) contenente anticorpi e lo si inietta ad altro animale, gli si conferisce la sensibilità anafilattica verso l'antigene corrispondente. Ma questa sensibilizzazione non è immediata, nemmeno con le iniezioni endovenose; compare solo dopo alcune ore, tempo necessario perché il siero iniettato, portatore di anticorpi, passi dal sangue nei tessuti.
Anafilassi in vitro. - Poiché l'anafilassi è dovuta, come si è detto, a una reazione immunitaria in sede istogena, se si prende un organo di animale sensibilizzato e lo si pone sopravvivente in un bagno di soluzione idonea, e poi vi si aggiunge una traccia di antigene, l'organo, se contiene fibre muscolari lisce, risponde alla presenza dell'antigene con una contrazione. Questo procedimento ha servito mirabilmente a studiare la natura dell'anafilassi.
Antianafilassi. - Un animale anafilattizzato può essere iniettato impunemente con l'antigene alle seguenti condizioni: a) somministrando l'antigene dopo averlo diluito o per le vie a più lento riassorbimento; b) desensibilizzando prima l'organismo mediante ripetute frazionate somministrazioni di minime dosi di antigene; c) iniettando preventivamente per via endovenosa alcune sostanze speciali, come peptone, sospensioni granulari (inchiostro di china), soluzioni saline concentrate, sieri normali, ecc.: tutte sostanze che modificano primitivamente, o secondariamente per controreazione difensiva dell'organismo, la permeabilità capillare, e ostacolano il passaggio degli anticorpi dal sangue ai tessuti.