anagogia
Termine che nel tardo latino medievale sostituisce (per probabile influenza di allegoria e tropologia) il precedente anagoge. Il gr. ἀναγωγή nel linguaggio logico di Aristotele significa induzione (➔); quindi, con il sign. di ‘ascesa’ verso l’universale, indica – soprattutto nel linguaggio neoplatonico – il processo attraverso i gradi della realtà, dal sensibile all’intelligibile. In relazione a questo significato, nell’ermeneutica biblica patristica l’anagoge è intesa come uno dei metodi interpretativi della Bibbia che permetteva di leggere nella ‘lettera’ la presenza di ‘realtà’ intelligibili e future (di qui il legame dell’anagoge con l’escatologia: per es., la resurrezione di Cristo è ‘modello’ della resurrezione futura dei fedeli). Nell’esegesi medievale, una volta fissata la teoria dei quattro sensi (letterale, allegorico, morale e anagogico), anagoge e poi a. indica l’interpretazione spirituale della ‘lettera’, distinta da allegoria e tropologia perché tesa verso il superiore ‘intelletto’ di realtà spirituali e divine.