Brander-Spencer, analisi di
Studio volto a mostrare come il sussidio pubblico alle esportazioni di un’impresa nazionale consenta a essa di ottenere profitti superiori al sussidio erogato. L’analisi di B.-S., così chiamata dai nomi dei due economisti (J. Brander e B. Spencer) che all’inizio degli anni 1980 svilupparono tale modello, è una di quelle concernenti le politiche commerciali strategiche del tipo beggar-thy-neighbor (➔ beggar-thy-neighbor, politica di), che fanno aumentare il benessere di un Paese a danno di altri. L’idea di base è che alcuni mercati sono caratterizzati da concorrenza imperfetta (➔) a livello internazionale e i profitti sono elevati, ragione per cui può rientrare nell’interesse di un Paese che le sue imprese conquistino la quota più larga possibile di quei mercati. Il sussidio alle esportazioni da parte di uno Stato nazionale può offrire all’azienda quella garanzia di profitto che le consente di avere un vantaggio competitivo sulle straniere quando si tratta di scegliere quanto produrre; naturalmente tutto ciò vale per i Paesi del resto del mondo e per le imprese estere concorrenti. Ne consegue una situazione strategica il cui equilibrio risiede nel fatto che tutti i Paesi danno alle proprie imprese esportatrici un sussidio complessivamente troppo elevato, nel senso che il benessere congiunto di tutti i Paesi esportatori sarebbe maggiore se gli aiuti finanziari venissero ridotti. Inoltre, la presenza di finanziamenti alle esportazioni, riducendo il prezzo mondiale dei beni sussidiati, può incentivare l’introduzione di dazi elevati da parte dei Paesi importatori, che verrebbero così ad appropriarsi di una parte dei profitti delle imprese esportatrici, rendendo meno convenienti i sussidi per quelli esportatori.